Il “no” in amore

Bene, dopo essere andato vicino al record di assenza di nuovi post 😀 rieccomi qua 🙂 Ripeto spesso, ormai da tempo, che faccio fatica ad essere presente sul blog mio e altrui: lavoro stressante, problemi famigliari con persone della mia famiglia di origine, un paio di visite mediche in vista e… udite, udite… un nuovo trasloco alle liste! 😀 Non vi preannuncio nulla, ma credo che prossimamente scoprirete la nuova cittadina che ci ospiterà… speriamo stavolta per un periodo un po’ più lungo! 😉

Il post che recupero oggi è di inizio Novembre 2007. Qui di seguito trovate il link al post originale: Il “no” in amore. In questo post iniziano a comparire alcuni amici che ancora oggi mi seguono, sono tre, di cui due che ormai leggo di rado ed una con la quale lo scambio è ancora assiduo (sto parlando di te, Alessandra ;-)). Ce ne sono poi un altro paio che hanno ancora un blog attivo ma che ormai l’hanno abbandonato da un po’.

Comunque si parla di rifiuto in amore, un argomento che quasi tutti, almeno una volta nella vita, hanno conosciuto. Infatti il post ebbe un discreto successo all’epoca 😉

Vi lascio al post 🙂

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Oggi torno un po’ all’antico. Chi mi conosce da più tempo, sa’ che quello dell’amore e delle sue afflizioni è un tema a me caro, forse perché capisco che nulla, come l’amore, ha implicazioni così profonde nell’animo e nella mente umana. Esso investe tutte le sfere: l’emotività, l’intelligenza, la fisicità, l’ego…

disperazioneIl passato, presente e futuro spesso dipendono da un “no” in amore o, meglio, da come si reagisce ad esso.

Ho sempre trovato, a mente lucida, incredibile, quasi folle, come per molte persone sia difficile accettare un “no” in amore. E’ come se sopraggiungesse un vero e proprio blackout delle facoltà intellettive: non si riesce a prendere quel “no” per quello che è, ovvero un “normale” rifiuto; non possiamo piacere a tutti in fondo, non è vero? Nessuno sarebbe solo al mondo, anzi si creerebbero conflitti parossistici: ad ogni angolo si incontrerebbero persone che si vorrebbero come partner, con buona pace del precedente!

Tutti sappiamo che l’amore, quello vero, se non è un miracolo, è comunque difficile: è tutt’altro che facile “incontrarsi”. Eppure… quel “no” diventa un trauma ed un dramma. Non rappresenta solo, dicevo, un rifiuto normale, che puo’ anche starci in fondo, diventa il metro di una presunta inadeguatezza, come se ci venisse detto “tu non vali niente”, “tu non sei nulla”. Forse si rivive in quel momento la paura dell’abbandono o del rifiuto da parte dei genitori nell’infanzia, paura che più gente di quel che si pensa ha provato: basta l’allontanamento dei genitori, magari semplicemente per motivi di lavoro, per creare nel bambino l’ansia di essere stato da essi (anche da uno solo) abbandonato, di non essere voluto. Il bimbo infatti, fino ad una certa età, non è in grado di capire che il genitore si è allontanato solo momentaneamente e che tornerà; esso puo’ viverlo ogni volta come un abbandono. Pare che la reiterazione di questo “piccolo trauma” possa alla lunga diventare più dannoso di un grande, evidente, trauma.

Quale che sia la ragione scatenante, ecco allora che si inventano le più disparate supposizioni ai motivi di quel “no”, perché l’idea che quella persona semplicemente non ci ama è del tutto – e incomprensibilmente – inaccettabile. Di volta in volta “non sa’ amare”, “ha un blocco”, “ha problemi in famiglia”, “c’è una terza persona”, “è gay”, … Si potrebbe continuare a lungo. Quanto tempo ed energia sprecate per evitare di ammettere che siamo normali esseri umani, che possono essere amati, non amati o amati da chi magari non amiamo noi.

Eppure… quanti “no” in amore abbiamo detto noi? Magari più di quelli ricevuti. Ma non ci fermiamo quasi mai a riflettere sul perché abbiamo detto un “no”: che ragione c’è? Sappiamo benissimo che semplicemente quella persona non “ci prende”. Viceversa, quelli ricevuti… no, quelli devono avere qualche ragione recondita, perché noi meritiamo senz’altro di essere amati, anche da quella persona alla quale evidentemente la cosa non interessa…

34 pensieri su “Il “no” in amore

  1. Sicuramente la profonda insicurezza in amore, quel timore di non essere abbastanza attraenti, fisicamente ed intellettualmente, da suscitare attrazione ha profonde radici nel nostro vissuto infantile. Nel li libro della Marzano ( L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore) questo concetto è affrontato in tutti i suoi riflessi negativi. Questo senso d’ essere inadeguati, insufficientemente meritevoli d’amore ( come se poi nella vita si ricevesse amore in proporzione alle proprie qualità e ai propri meriti), è poi alla base di tanta infelicità, di molte scelte sbagliate. Quando penso, ad esempio, a quella canzone di Ivano, “La costruzione di un amore” che pure considero uno dei più bei pezzi che siano mai stati scritti sul tema, penso che la dedizione, la cura, non bastano a preservarci dalle delusioni che gli altri ci infliggono, ad assicurarsi della riuscita di un progetto d’ amore in cui investiamo tutto di noi stessi. Credo ci sia un qualcosa che ci sfugge, una qualche altra alchimia che non dipende da cosa ci sforziamo di fare ma dal modo in cui si è e ci si completa con l’altro, senza sforzo se alla base c’è una profonda compatibilità. Eppure come adolescenti perenni cerchiamo spesso di spiegarci altrui rifiuti con motivazioni cervellotiche e colpevolizzanti, ne traiamo la tragica certezza che se non ci accetterà ( o smetterà di amarci) ‘ colui che scegliamo come nostro traguardo nessun altro mai potrà desiderarci e renderci felice. Forse in amore la perseveranza in un obiettivo sbagliato è il più cinico dei dolori che sappiamo infliggerci da soli.

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    • Vero. La perseveranza può conquistare, ma… c’è un limite oltre il quale diventa inutile cocciutaggine 🙂 Conoscevo un tizio che dopo una breve relazione con una mia amica le restò incollato a vita. Sì, ebbe qualche altra storia, ma ciclicamente tornava e ci tornava sempre. Ovviamente con un risultato scontato: il rifiuto 😀 Credo che la dignità non vada mai persa. La dignità va anzi ascoltata e quando dice “basta”… deve essere basta. Calpestare sé stessi non può essere gredevole agli occhi di chi vorremmo colpire.
      Ovviamente hai ragione anche sul resto: l’amore, come l’amicizia, non si può comprare. E ciò che diventa ossessione ha quasi certamente radici nel passato.

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  2. Ciao Wolf !
    Sempre fondamentale questo tema!
    Spesso è il nostro ‘sentire’ che ci fa dire ‘NO’ : no a qualcosa che non ci convince o ‘non ci prende ‘- come dici tu – della persona che ci interessa( ed anche, più in generale, nella vita di tutti i giorni).
    Ma può accadere anche che, quel NO, detto (o ricevuto 🙂 ) con sincerità ed -a volte- anche a brutto muso,riesca a ‘rompere’ situazioni ‘congelate’ e ricreare un rapporto più vero tra le persone ( a volte può essere amore…a volte rottura definitiva…però…meglio così! ciao 🙂

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    • Un “no” detto con sincerità, verso sé stessi e verso l’altro, di solito non lascia spazio a ritorni. Certo, può capitare perfino di sbagliarsi, di chiudere una relazione e poi, dopo qualche tempo, capire di essere stati affrettati. Credo però che in quei casi non si è riusciti ad essere sinceri con sé stessi 🙂
      Ciao cara 🙂

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  3. Grazie per la citazione, carissimo!
    Il “no” in amore, da te analizzato in modo così profondo, è stato anche fonte di ispirazione per un’infinità di romanzi e di poesie, spesso di eccelsa statura. E’ veramente difficile – parlo per esperienza personale – elaborare il lutto. Ciò, tuttavia, esclude nella maniera più assoluta l’invadenza o addirittura la violenza.
    Buon trascloco, caro lupo 🙂

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  4. E vien da dire, a volte “Qual è la parte che non capisci della parola NO?”.
    E gli amici? Vogliamo dire una parola per gli amici che ascoltano con pazienza e provano a spiegare che no, non è detto sia gay, non è detto che sia incoerente, o immaturo, o abbia paura di una storia seria, o sia spaventato, solo che proprio non ti vuole?
    E poi questi amici tanto saggi e razionali, quando ci si trovano in mezzo, fanno la stessa identica cosa…
    Ah, ma io in questo sono assolutamente spartana, con me basta poco: dopo la terza dichiarazione rogata da un notaio con tre testimoni che han firmato con inchiostro rosso che quello è proprio un NO, a quel punto prendo atto e mi ritiro in buon ordine (con un segreto senso di sollievo: finalmente ci si può occupare di qualcos’altro) 🙂
    Diciamo che riuscire a incassare il NO in questo campo è un arte, che si impara col tempo… che si DOVREBBE imparare. Qualcuno però sembra veramente refrattario. Forse è colpa di ferite passate – sicuramente è colpa di ferite passate, ma a volte vien da pensare che ci sia anche una parte di pura e semplice prepotenza: nessuno ti dà il diritto di tormentare qualcun altro perché non ti vuole, mi pare.

    Tutta la solidarietà possibile e immaginabile per il trasloco!

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    • “La verità è che non gli piaci abbastanza”, insomma! 😀 Sono assolutamente d’accordo 😉 In realtà non dovrebbe essere nemmeno così difficile da accettare: restando a livello dei “comuni mortali”, nessuno piace a tutti, non c’è da prendersela o sentirsi una m… per questo 🙂 Ma tant’è… 😉

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  5. un altro trasloco….che energia! Compimenti a te e a Lady Wolf 🙂
    In amore sono stato un istintivo, innamorato con obsolescenza programmata.
    Fino alla mazzata sulle orecchie che mi mise in discussione.
    Innamorarsi va oltre; il sorriso, il bacio il sesso e il post sesso, è un puzzle dai pezzi indefiniti. Nel tempo che passa va coltivato, e’ oltre la passione perchè lo si deve armare costantemente di pazienza e perseveranza e….non lo si deve mai dare per scontato.
    Il no, in amore è libero quanto il si…solo dopo essersi innamorati di se stessi e liberati di ogni imposizione.
    L’amore dei no è l’amore maturo.
    Gu.
    http://lartemista.com

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    • L’amore è certamente “oltre” la passione, non nel senso che è con essa esclusivo, ma perché casomai lo ingloba. Un vero amore secondo me non è mai senza passione, la passione c’è sempre, semmai è sopita a causa dell’abitudine, ma non è mai “morta” 🙂

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  6. Io tendo al melodrammatico: il rifiuto o meglio l’essere abbandonati in una relazione è quanto di peggio possa accadere, in una di quelle (tanto profonde quanto inattendibili) ricerche è stato affermato che è la più grande causa di stress emotivo, quanto è più della perdita del lavoro o addirittutra di un lutto.
    Forse perché in una relazione d’amore seria si investe tutto se stessi e, quindi, la fine quivale alla propria (immaginaria) fine?

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    • In realtà credo che quando si subisce un abbandono si resta con molte domande e sensi di colpa, spesso sono queste due componenti che fanno male, che acquiscono il dolore della perdita. Quando una persona muore, invece, difficilmente restano domande insolute, così come sensi di colpa: la persona ci ha lasciato perché è morta, non perché non ci ha voluto. Sembra terribile a dirsi, ma gli esseri umani sono fatti così 🙂

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  7. Eh, ancora non sono spuntata tra i commenti, ai primi di novembre ero su Splinder da un paio di settimane, ma ricordo che le passavo più che altro “studiando” l’ambiente, più che alotro allora stavo in un Forum, cui ero molto legata (Un Forum che ha chiuso, tanto per cambiare…) 😀

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  8. Curioso per me leggere quest’argomento visto che da poco sono tornato single, ed in effetti i rifiuti risvegliano delle vecchie insicurezze che non mi aiutano di certo, unite al semi disgusto che molte volte mi accompagna per lungo tempo nei confronti dell’altro sesso non so effettivamente quanto tempo mi ci vorrà a trovarne un’altra.. Chissà..

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    • Dire che non c’è una regola ti apparrà senz’altro un luogo comune, ma… non c’è una regola 🙂 Per quello che ne sappiamo potrebbe accaderti già molto presto, anche se spesso gli “accoppiamenti” che seguono una rottura sono “relazioni di passaggio”, ovvero relazioni che almeno uno dei due usa inconsciamente per dimostrare a sé stesso che non è finita, che può tornare ad amare ed a essere amato. E una volta che l’ha capito… molla.
      Come sempre bisogna vedere da quale parte ci si trova 😀
      Quindi non avere fretta, anche il dover aspettare un po’ in fondo ha i suoi vantaggi 😉

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  9. copio il tuo posto sul mio blog perchè l’argomento mi è molto caro in questo momento… per un no detto stò passando l’inferno e per un no ricevuto mi stò riscrivendo. E’ faticoso e doloroso.
    Ma le persone che diventano aggressive per un no ricevuto non le capisco e non giustifico tutto quello che stò subendo…
    elisa

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    • Le persone che diventano aggressive, cara, difficilmente cambiano idea per un post 😉 Comunque te pubblicalo, non si sa mai. Perlomeno ci stai riflettendo sopra te, e questa è la cosa più importante in fondo. Se poi servirà anche all’altra persona di cui parli… tanto meglio. Ma ci credo poco 😉

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  10. Ciao, carissimo Wolf. Leggere te e anche chi ti commenta è sempre molto molto interessante, e anche emozionalmente impegnativo. Letture da non perdere. Ti volevo dire che ho lasciato un piccolo pensiero per te sul mio blog, nonostante la tua “allergia” per queste cose…. è solo un ricordo per chi “conosco” da diversi anni. Un abbraccio a te, Ladywolf e bestiole 🙂

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  11. Un altro trasloco?? 🙂 mi fai venir voglia di traslocare anche a me tanto più che ho un ristorante sotto casa 🙂
    Un “no” è sempre difficile da accettare, specialmente quando riguarda la sfera affettiva. Anni fa ricordo di aver ricevuto un bel “no” ma in fin dei conti ho solo pensato…beh ci starò male ma almeno non ho più dubbi se gli piaccio oppure no, ho una risposta sarebbe stato peggio perder tanto tempo a chiedermi se poteva nascere o non nascere un sentimento fra noi.
    Penso anche che possano esserci dei falsi “si” (a me sono capitati un paio di volte ma sono durati poco :-)) e quasi quasi il “no” mi sembra molte volte un rifiuto onesto rispetto a un “si” che non lo è affatto…
    Un bacione caro Lupo, cerca di non stancarti troppo per il trasloco 😉

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    • Eccolo il tuo commento! Avevi ragione: era di nuovo nello spam! 😀
      Bé, certo: se la scelta è tra un falso sì e un sincero no, è meglio la seconda, anche se all’inizio fa decisamente più male 😉
      La tua razionalizzazione al tempo del “no” che racconti è ovviamente corretta. E funziona anche secondo me, ma solo se te lo ripeti con costanza e pazienza, finendo per crederci. Allora anche il cuore finisce per adeguarsi 😉
      Grazie cara, per il trasloco comunque c’è ancora tempo, diciamo la prima metà di luglio 🙂

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  12. Credo tu abbia ragione, cioè nel lutto c’è “solo” il dolore per la perdita, mentre nel no in amore c’è anche il senso dell’abbandono, il senso di colpa per il fallimento di un progetto importante, il sentirsi inadeguati ad essere amati!

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  13. Il rifiuto in amore, inteso come storia sentimentale, non sempre scatena questo genere di conflitto interiore, inizialmente lo si vive così, poi col tempo si rielabora e si è pronti per una nuova esperienza. Credo valga di più per un bambino: il sentirsi abbandonato ripetutamente, lo porterà ad essere insicuro nella vita e a non sentirsi amato a sufficienza.
    Splendido post, caro Wolf, e buon trasloco.
    Per quanto riguarda il tempo da dedicare al blog, anch’io ne ho pochissimo e tra l’altro i frequentatori sono sulla stessa lunghezza d’onda; le visite languono e non è stimolante, almeno per ora: vedremo in futuro.
    Buon weekend
    annamaria

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    • Assolutamente non sempre lo scatena, però è abbastanza comune, soprattutto alle prime esperienze (che non necessariamente avvengono in giovanissima età), e quasi sempre lo si supera dopo un “periodo di lutto”. Sono d’accordo anche sul discorso che fai a riguardo dei bambini: da molti anni so che ripetuti traumi “leggeri”, come il fatto che i genitori di un bambino devono lasciarlo ogni giorno per recarsi al lavoro, scavano nell’inconscio quanto e più di un unico trauma “grande”. Anche questo è purtroppo abbastanza comune e io credo di non aver fatto eccezione: ci misi parecchio tempo per sbarazzarmi della “paura dell’abbondono”… e non è detto che ce l’abbia fatta completamente 😉
      Buon sabato sera e buona domenica 🙂

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  14. Il fatto è che la reciprocità è sempre cosa rara. Io ho avuto spesso rifiuti da parte di persone che mi piacevano troppo, fisicamente e caratterialmente, mentre ero accettato da chi mi piaceva molto meno. E’ questo che dispiace, il capire che bisogna spesso accontentarsi nella vita, mentre si desidererebbero le soluzioni migliori.

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    • Occorrerebbe una statistica su vasta scala per capire quanto sia davvero rara, caro Guido 🙂 “Accontentarsi” è un termine troppo vago. Trovare la persona perfetta (per sé) è molto raro immagino, ma probabilmente è anche perché noi stessi non sappiamo cosa, o meglio chi, sia perfetto per noi. A volte crediamo di saperlo, ma poi scopriamo dolorosamente che non era così. Trovare una persona con la quale ci sia feeling e che ci piaccia, lo è decisamente meno, bisogna naturalmente accettare che abbia delle differenze con il “nostro modello”, ma a mio avviso questo non sminuisce affatto il rapporto. Come scrivevo in qualche altro commento, i “cloni” non mi piacciono, meglio differenze. Accettabili, ma differenze 🙂

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