Morte e Rinascita

Questo post è stato pubblicato originariamente il 27 settembre 2007, qui potete vederlo con tutti i commenti dell’epoca: http://logga.me/wolfghost/2007/09/27/morte-e-rinascita/

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CoastCapita talvolta, nella vita di ciascuno di noi, di sentire la spinta al cambiamento. Si sente che qualcosa non sta’ andando; ci si sente insoddisfatti, forse non si vede un futuro o, perlomeno, un futuro attraente. Ci si ritrova a dire a se’ stessi qualcosa di simile ad un “mmmm… qui si deve cambiare rotta”.

Forse si tratta solo di un aggiustamento, di un rinnovamento. Se la nostra vita, o meglio personalita’, fosse un palazzo, si potrebbe identificare tale rinnovamento come un restauro della sua “facciata” o come lavori all’interno dei vari appartamenti.

Talvolta pero’ si sente che il salto di qualita’ da fare e’ grande, immenso forse, eppure possibile e cosi’ potenzialmente “ricco” da sentire che non compierlo sarebbe un vero peccato. Un balzo su un crepaccio che divide un mondo antico e ormai vetusto, da uno nuovo, ricco di possibilita’. Si tratta di buttare giu’ tutto il palazzo, perche’ e’ necessario ricostruirlo fin dalle fondamenta.

Di un simile salto si ha spesso timore, perche’ non si riesce a compierlo “caricandosi troppo del passato”: bisogna essere il piu’ “leggeri possibili” per riuscire a farlo. Bisogna abbandonare sul lato vecchio del crepaccio tutto cio’ che ormai non ci serve piu’, che ci appesantisce, che ci condiziona. I maestri esoterici dicono che “per rinascere, bisogna prima morire”, intendendo proprio che bisogna liberarsi dello stabile – ma proprio per questo “bloccante” – edificio che ci si e’ creati nel corso degli anni, perche’ i mattoni di tale stabilita’ sono per lo piu’ credenze e motivazioni sbagliate, fondate sull’inerzia, sulla conservativita’, sulla paura; sono alberi che affondano le proprie radici nel cemento: stabilissimi, e’ vero, ma destinati a perdere la bellezza delle loro foglie, diretti al declino.

Perche’ nella stabilita’ del cemento non c’e’ nutrimento: l’albero e’ si stabile, ma avvizzito…

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Commento di Wolfghost: bé, commentare me stesso mi fa sorridere 🙂 Tuttavia, come scrivevo qualche post fa, spesso nel tempo cambiamo e non siamo più così d’accordo con quanto noi stessi avevamo scritto anni prima.

Ad una prima rilettura questo post oggi mi apparirebbe diretto soprattutto a persone giovani, che ancora non hanno trovato la loro strada nel mondo e continuano a sentire la spinta al cambiamento. In realtà avevo scritto bene: al di là dell’età, ci si può sempre trovare in uno stato di impasse, in una situazione bloccata che ci divora lentamente, così lentamente da impedirci perfino di capire cosa originariamente l’abbia provocata. A volte anzi la situazione di impasse viene a stabilirsi lentamente, non c’è una vera causa scatenante. Semplicemente un giorno ci si sveglia e ci si rende conto che è da tempo ormai che si percepisce la vita come pesante. Allora è meglio cercare di capire cosa cambiare o cosa aggiungere affinché la vita riacquisti sale. La ricerca delle cause alla fine non è così importante, è più importante riuscire a “darsi una mossa”.

A volte basta poco, un nuovo hobby, un impegno, un’attività da seguire. Anche se questo vuol dire sacrificare qualcosa. Penso ad esempio a chi dopo anni abbandona il proprio blog, inizialmente a malincuore, perché non gli da più nulla ed anzi sente che gli ruba tempo prezioso. Magari si è solo trovato qualcosa che lo coinvolge di più, qualcosa che, chissà, a sua volta verrà un giorno “ucciso” per lasciare il posto a qualcos’altro. Non importa. A volte alle cose importanti si arriva con una serie di cambiamenti apparentemente di poco peso.

Altre volte il salto da fare è grande e sfidante, e non lo si fa per paura di sbagliare o perché si pensa che non sia ha più l’energia o il tempo di farlo. A volte ci sente addosso lo sguardo della gente che giudica le azioni altrui. A quel punto è facile raccontarsi che in fondo non è così importante. Eppure proprio perché la vita si accorcia, ogni suo giorno è ancora più importante ed è un peccato trascinarsi in essa anziché godersela.

Questo non è un facile invito a “cambiare e via”. Dobbiamo entrare nella nostra testa e capire se abbiamo davvero bisogno di cambiare “all’esterno” di noi stessi. Può essere che l’unica cosa che dobbiamo cambiare… siamo noi stessi, capendo perché siamo insoddisfatti. Se la nostra insoddisfazione arriva dalla nostra anima che ci sta chiedendo un po’ di attenzioni, cambiare fuori da noi non ci servirà a granché, anzi ci permetterà di rimandare ancora di più il vero cambiamento. Forse a mai. E ci ritroveremo di nuovo al punto di partenza, forse più frustrati di prima.

Qui ho scritto di tutto e di più, e chi ha “bisogno” è probabilmente più confuso di prima. Ma la verità è che nella vita le facili soluzioni non esistono e soprattutto nessuno può dirvi cosa fare. Lo dovete capire da soli, e da soli dovete fare il primo passo.

51 pensieri su “Morte e Rinascita

    • Molto spesso non è facile, altrimenti non ci sarebbe bisogno di parlarne 🙂 E’ un po’ come la paura e il coraggio: se non ci fosse la paura, non esisterebbe nemmeno il coraggio poiché non ce ne sarebbe bisogno 😉

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  1. Per quanto mi rigurda io sono al punto che correggere non è più sufficiente,e si sta palesando davanti a me e dentro di me un cambiamento che potrebbe stravolgere tutto.Delle fondamenta del vecchio credo che potrebbe restarci ben poco, se non un “pezzettino” a far da monumento a quello che è stato ieri a cui devo pur sempre qualcosa, anche il cambiamento di oggi.
    Un saluto

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    • Se sai e senti che il salto è la cosa giusta da fare, allora puoi farlo senza rammarico. Il passato non c’è più, è giusto riconoscerlo, è giusto sapere che i passi avanti sono stati fatti anche grazie a lui, ma quando è tempo di lasciarselo alle spalle bisogna farlo 🙂
      Un in bocca al lupo allora! 🙂

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  2. Sono cosìpigra…
    L’albero con le radici nel cemento è una figura impressionante. Che poi il cemento si sgretola più della pietra: ci facciamo sempre un sacco di illusioni.
    (Non sta’ a passare, non aggiorno da tempo)
    🙂

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  3. eccoti, eccomi… ciao, ho scoperto che anche tu sei vegetariano su un blog amico..
    fa piacere, fa piacere anche commentarti, sapessi quante volte mi sono svegliato con una mappa diversa in testa… tante, solo che è colpa (o merito) del cuore se c’è stato qualche cambiamento… insomma ho preso alla lettera la Tamaro, quando scrisse va dove ti porta il cuore…

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    • Bé, probabilmente è anche perché le cose che ci stanno a cuore… dipendono dal cuore 😀 Difficile che una faccenda completamente razionale abbia il medesimo impatto 😉
      Sì, sono vegetariano da quando avevo 18 anni. Infatti, a chi mi dileggia rispondo “Sì, sì, ricordati che quando te da vecchio sarai pieno di acciacchi, io… sarò già morto!” 😀 Un po’ di autoironia non fa mai male 😉

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  4. sinceramente, forse solo perché a me non è mai capitato, io non credo al classico-voltare pagina-non credo sia possibile, il nostro bagaglio di insegnamenti, di cultura, di esperienze, negative o non,sono le fondamenta che costruiscono e sorreggono il nostro futuro, senza fondamenta qualsiasi edificio finisce per collassare, questa -summa- la vita, la vita unica e irripetibile di ognuno di noi, su cui raccoglierci a meditare possibilmente con una buona dose di humor, perché tutto nella vita è un mischiarsi di tragico e di comico, da cui entriamo ed usciamo tutti allo stesso modo, per questo accettarne o proporre cambiamenti e il susseguirsi inevitabile di qualcosa che in noi possediamo, inconfutabilmente irrevocabilmente
    sempre grata degli sguardi che ci fai fare nel profondo mi è lieto il salutarti
    Ven

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    • Come non è possibile il cambio-pagina? Migliaia di persone lo fanno ogni giorno. Pensa a chi interrompe un rapporto, che sia di lavoro o affettivo, chi decide di traslocare, magari di andare via dalla famiglia. Pensa a chi decide di abbandonare un hobby che l’ha appassionato per molti anni per passare a qualcos’altro. Anche col pensiero si può cambiare pagina, per esempio distruggendo uno schema mentale che tiene bloccati da tempo.
      Credo che credere che non sia possibile cambiare pagina sia proprio la prima delle credenze delle quali sarebbe meglio liberarsi 😉 Quella sì che è una credenza limitante 🙂
      Un salutone!

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      • o non ho saputo esprimere il mio concetto, o tu hai capito un altra cosa
        vediamo di semplificare, io credo che anche cambiando pagina, paese, lavoro, colore dei capelli, restiamo sempre quello che siamo perché è impossibile disfarci di se stessi, non credo che un voltare pagina possa radicalmente voltare chi siamo, lo si fa certo quando si vuol fare o di deve fare ma dentro cosa cambia?

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      • Il “dentro” e il “fuori” sono sempre collegati, ad ogni cambiamento dell’uno corrisponde un cambiamento dell’altro. Così, se è vero che cambiando noi stessi inevitabilmente cambierà anche il nostro rapporto con l’esterno, così cambiando l’esterno cambieremo anche noi. Anzi, probabilmente il fatto di voler cambiare l’esterno è già sintomo che un cambiamento interiore è già in atto. Tuttavia per portarlo a compimento è necessario agire, portarlo nel quotidiano, altrimenti si spegnerà così come si è acceso. Ecco perché non credo sia possibile, se siamo sinceri con noi stessi, mettere in atto un cambiamento drastico della nostra vita senza che tale cambiamento sia anche in noi. La sincerità di cui parlo sta nel compiere un “movimento” che ci permetta di portare a compimento l’espressione di noi stessi, la nostra libertà; se invece è solo una fuga da ciò che non ci piace ma senza avere consapevolezza di ciò che facciamo e di dove andiamo, allora sono d’accordo con te e al cambiamento esteriore non corrisponderà un cambiamento interiore. Sarà… un’occasione persa.

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      • caro amico tu sai quanto ti stimo, altrimenti stanne certo, non verrei qui a romperti le scatole, però alla tua obiezione rispondo con la mia: se si è sinceri con se stessi, che cosa vuol dire cambiare? si procede per la via intrapresa, seguendo un percorso corpo-anima, che io lo chiamo percorso naturale e tu forse cambiamento? per me non è un cambiare è un perseguire

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      • Credo che il confine stia nell’entità del cambio imposto dal percorso, anche se, a rigore, perfino un percorso lineare fa cambiare, seppure lentamente. Certo, questo post parla più di cambiamenti drastici, ma il cambiamento è cambiamento. Di fatto sono d’accordo con quanti sostengono che la vita stessa è cambiamento e credere di poter non cambiare è pura illusione.

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  5. Qui ho un bel po di cose da cambiare, ci vorrà qualche anno 🙂 Ad esempio il lavoro e un atteggiamento troppo ansioso che a volte ho in certe situazioni, mi limitano un po troppo, rimane comunque abbastanza difficile cambiare dei lati caratteriali che si sono creati in anni, difficile ma non impossibile, bisogna avere la pazienza e la costanza di lavorarci sopra.
    Bisogna prendere atto di tutto quello che è attorno a noi e dentro di noi e modificarlo in meglio, ci volesse poco o tanto tempo ne varrebbe comunque la pena perchè vivremmo più sereni.
    Un bacione caro Lupo 😉

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    • Bé, sapere già quali sono i propri punti deboli è comunque un vantaggio, sia che poi si riesca a correggerli sia che non ci si riesca. In ogni caso, non averne nemmeno consapevolezza taglia davvero ogni possibilità. Quindi… sei già avanti! 😛
      Bacione 🙂

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  6. Penso che il ‘totale’ cambiamento appartenga all’incoscienza della giovinezza. Per noi mediterranei, dove il valore, le radici, della famiglia sono fondamenta della nostra crescita, lo sradicamento anche se avviene è sempre emotivamente doloroso. In una delle Lezioni americane Cesare Pavese tratta proprio di questo: la sicurezza emotiva di non sentirsi straniero nel proprio Paese.
    La mia scelta famigliare al momento di stare o restare mi ha fatto tornare. Non per paura o vigliaccheria ma per i legame forte con la mia famiglia e per la mia terra. Ho potuto cambiare lavoro, modificare la mia vita, scegliere. Poi per molti di noi nascono i figli, i genitori invecchiano.
    Ecco, oggi è diverso: in questa Italia malata sarei la prima a fuggire col figlioletto in spalle o forse pagherei io il viaggio a lui.
    Quello che dobbiamo fare è guardarci dentro e vivere serenamente con noi stessi ed essere, qui, sempre pronti a modificarci. “Stay foolish, stay hundry” perchè solo una mente curiosa può mantenerci in equilibrio.

    sheramachechiacchierona

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    • oooh… ma anche io non ho mai pensato di lasciare l’Italia 🙂 Non credo mi sarei adattato bene ad altri paesi. Ma di cambiamenti ce ne possono essere di tanti tipi, trasferirsi all’estero è solo una delle tante possibilità 🙂
      Ciao chiacchierona! 😀

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    • Credo che a volte qualche rovina può inevitabilmente colpire anche gli altri, ma fa parte del “gioco”. Pensa ad una donna che sceglie tra due spasimanti: uno ne sarà distrutto, ma è inevitabile e perfino giusto, no? 🙂

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  7. Ho saltato parecchi ostacoli e in alcuni casi ho dovuto reinventarmi completamente.
    Ho riportato cicatrici e affanni per questo.
    Hai scritto un bel pos.
    Un abbraccio

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    • Bene, e non è scontato che tu l’abbia fatto! Molte persone affrontano periodi e situazioni terribili dalle quali comunque l’uscita ci sarebbe… eppure non la usano. Quindi brava te a farlo! 😉

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      • No no, eri stata chiara, avevo capito 🙂 Ti scrivevo che non sono molto d’accordo… Il carpe diem significa essere pronti ad afferrare ciò che la vita ci propone, e questo è molto più vicino a cambiare che a non farlo poiché la vita stessa è continuo cambiamento 🙂 Non trovi?

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  8. La sola IDEA del cambiamento mi fa venire l’orticaria. E li ho sempre visti arrivare con grandissima repulsione (e paura, anche). Poi, quando arrivavano (perché arrivavano e arrivano, giusto due giorni fa ne ho maturato uno che non mi ero accorta di voler fare), in mancanza di alternative e con le spalle al muro li affronto con tutto il coraggio disponibile, che per fortuna è sempre bastato.
    Strano ma vero, dopo non ci penso più.
    Ma di sicuro NON sono tra quelli che corrono festosi gridando “Sto partendo per un’avventura!” 🙂

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    • Molti tra noi sono come te, carissima! 🙂 In fondo anche io. Tendiamo a chiuderci nel nostro mondo, a proteggerlo il più a lungo possibile, ma è un’illusione: i cambiamenti prima o poi arrivano, non si può impedirlo, si può solo decidere se accoglierli o scalciare 🙂

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  9. Un senso di insoddisfazione? Sempre. Il fatto è che per poter fare dei cambiamenti si dovrebbe almeno intuire cosa desideriamo veramente, ma questo, per persone come me che hanno cercato sempre l’integrazione per insicurezza, rimane difficile, ma non è mai troppo tardi e la Vita stessa aspetta finchè non arriva il momento che finalmente siamo pronti per capire. Più conosciamo noi stessi e più sarà semplice capirci; più ci ascoltiamo e riconosciamo anche i più piccoli segnali e più ci sarà chiara la direzione da dare alla nostra Vita. Dobbiamo crescere, questo deve essere chiaro e per questo non dobbiamo mai fermarci, a volte però ci vuole un minimo di coraggio e di chiarezza, ma tutto è alla nostra portata, anche le difficoltà. Un carissimo saluto Wolf, spero di poter leggere questa volta la tua risposta, quella precedente non ci sono riuscita.

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    • Ciao Fulvia, parto dalla fine: su questo blog devi sempre ricaricare le pagine dove vai, i commenti ci sono tutti. Ma lo scriverò anche da te, così almeno leggi cosa fare 😉
      Il tuo commento è perfetto, un ottimo riassunto dell’argomento. L’unica aggiunta che posso fare è che anche se è vero che la vita aspetta sempre, siamo noi che possiamo non farlo. Cosa voglio dire? Che molta gente si spegne, arriva al punto di adattarsi ad una vita apparentemente sicura ma triste e non ascoltare più la voce dell’anima.
      Un carissimo saluto anche per te 🙂

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  10. Riguardo al dibattito con Cle: nel mio caso vanno d’accord, sono pigra per decidere cambiamenti, ma se mi capitano fra capo collo sono contenta (almeno, finora è stato così… )
    Ps: è possibile essere avvisati di tuoi nuovi post via e.mail? (a proposito di pigrizia 😀 )

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  11. Ancora: è proprio dell’evoluzione cambiare solo se si è costretti. Come tu dici, nell’animale uomo com’è oggi, alle nostre latitudini, la costrizione può essere l’insoddisfazione. Se ho capito .

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  12. Ti leggo sempre con attenzione,ed anche questo post mi fa riflettere:non sono per i salti nel vuoto,ci vorrebbe un carattere deciso,forte,ma a pensarci bene tanti cambiamenti li ho fatti,in modo soft, senza pensarci troppo,giustificandoli più come necessità che come scelta.Ho cambiato lavori,passioni,città,gusti.E mai mi sono girata indietro.Certo i ricordi,quelli li custodisco gelosamente,li alimento,e mi alimentano ma non mi sono mai di intralcio.Ai figli che spesso hanno difficoltà con il lavoro,ripeto che devono avere il coraggio di ricominciare,di inventarsi,ogni volta.Per me penso di poter fare poco,ma va bene..

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    • Bé, come non essere d’accordo su tutta la linea? 🙂 I “salti nel vuoto” sono spesso solo nella nostra percezione. C’è chi magari percepisce come salto nel vuoto mettere un’ora di sveglia in meno la mattina (estremizzo), chi non lo sente come tale nemmeno compiendo un drastico cambiamento, anche pensando che è da fare, che non è una vera scelta. Un po’ come racconti te. Per quanto mi riguarda, se qualcuno riesce a fare grandi passi senza stare a pensarci troppo… bé, beato lui! 😉

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