Cinque minuti per Napoleone

Mentre cerco di andare faticosamente avanti con la seconda parte della mia autobiografia, vado a ripescare un vecchio post, pubblicato il 25 settembre 2009. Si tratta di uno scritto di Gerald Harrisbar. Al seguente link potete anche vedere il post originale e i commenti che aveva ricevuto: logga.me/wolfghost/?p=1721

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Cinque minuti per Napoleone

Tante e tante volte si e’ letto della battaglia di Waterloo. Fiumi di inchiostro, poesie e canzoni composte per dettagliare ogni piu’ recondito aspetto della stessa. Gli Inglesi la vedono in un modo e i Francesi la vedono in un altro, leggermente differente.

La storia e la leggenda ci hanno consegnato un’immagine dell’esercito di Napoleone sconfitto e una del Duca di Wellington alla testa di un’armata vittoriosa. Napoleone portato via e imprigionato. Un giorno un gruppo di giornalisti si reco’ a visitarlo. Avevano ottenuto il permesso di fare un’intervista al famoso generale francese Napoleone Bonaparte.

Anche se Napoleone era prigioniero, si comportava con dignita’ e guardo’ con occhi attenti il gruppo di giornalisti riuniti davanti a lui. Furono poste delle domande e furono date delle risposte. I giornalisti si annotarono ogni singola parola. Sarebbe stato un bel resoconto. Avrebbero raccontato ai loro figli e ai loro nipoti del momento in cui stavano di fronte al grande generale in quel giorno ormai distante.

Improvvisamente, dal fondo della stanza, una voce, in un certo modo piu’ gentile delle altre, fu udita pronunciare qualcosa: “Mon General,” chiese il giornalista, “Ci dica perche’ gli Inglesi hanno vinto a Waterloo. Avevano un esercito superiore?”

“No!” risposte Napoleone.

“Avevano allora delle armi migliori?” chiese un altro giornalista.

“No!” fu di nuovo la risposta.

Allora il giornalista di prima chiese di nuovo, “Perche’, allora, Signor Generale, gli Inglesi hanno vinto?”

Gli occhi di Napoleone vagarono per la stanza. Il silenzio era cosi’ profondo che era quasi surreale. Si sarebbe potuto udire cadere la proverbiale foglia. Poi, lentamente, rispose: “Gli Inglesi hanno combattuto cinque minuti piu’ a lungo.”

Dalla bocca del grande generale stesso venne la risposta, “Gli Inglesi hanno combattuto cinque minuti piu’ a lungo.” Molte volte, cinque minuti piu’ a lungo e’ tutto cio’ che basta. Sono cambiati i tempi dai giorni dell’Imperatore Napoleone. Ma molte cose restano ancor oggi uguali.A volte la vittoria e’ a soli cinque minuti di distanza. Si, lo so, tutti attraversiamo momenti difficili. Nel mondo moderno molti di noi affrontano crisi dopo crisi. Per molti, non ci sono mai abbastanza soldi, niente lavoro, scarse relazioni sociali, una cattiva salute; e la lista potrebbe continuare all’infinito. Naturalmente ci sono anche momenti lieti, ma i momenti difficili bloccano solitamente la nostra visione dei momenti lieti.

Quando le cose si mettono davvero male, ci giriamo e cerchiamo un qualche aiuto od almeno una qualche speranza per continuare a procedere. Qualunque cosa puo’ servire – una parola gentile di un amico, un paragrafo di un buon libro, un brano vagante di musica dalla radio, anche un film di Hollywood.

Alcune persone sono li per noi, altri si gireranno e si allontaneranno, preoccupati solo del proprio benessere. Tuttavia altri potranno gettarci qualche briciola di cibo o di denaro sperando che noi non si chieda di piu’. Dobbiamo essere grati. Loro fanno quello che ritengono sia opportuno fare in quel momento. Il nostro lavoro e’ di continuare ad andare avanti.Quando siamo nell’arena e la polvere inaridisce le nostre gole e possiamo udire il boato della folla, ricordiamoci che “Gli Inglesi hanno combattuto cinque minuti piu’ a lungo.” A volte va cosi’ male che una giornata alla volta e’ fin troppo. Allora andiamo avanti un’ora alla volta. E se e’ ancora troppo, cosa ne dite di cinque minuti alla volta? Il successo e’ spesso distante solo pochi chilometri o pochi minuti. Ci sono volte in cui gli ultimi metri possono sembrare dei chilometri e gli ultimi pochi minuti possono sembrare ore. Ma se continuiamo a continuare, se non lasciamo morire la speranza, se abbiamo fede nella bonta’ dell’universo e nella nostra forza, alla fine trionferemo.

Perche’ Napoleone ha perso con gli inglesi nella battaglia di Waterloo?

Perche’ gli Inglesi hanno semplicemente combattuto cinque minuti piu’ a lungo.

Gerald Harrisbar

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Commento di Wolfghost: la prima volta che pubblicai questo scritto mi convinse completamente. Adesso non sono più convinto dell’ultimissima parte. Nella vita non è possibile vincere sempre, non è possibile aggiustare tutto ciò che si rompe, e quando questo succede la speranza non è più un’alleata, diventa una nemica, diviene accanimento terapeutico. Tuttavia lo scritto resta, almeno per me, molto bello e costruttivo. Credo che l’importante nella vita sia dare battaglia, per ciò che conta, finché si può ed ha senso farlo, anche se le possibilità di riuscita sono molto poche… ma esistono. Troppo spesso le persone si arrendono o non tentano nemmeno perché è stato loro inculcato il messaggio che non possono farcela. Si è portati a credere che “tanto andrà male”, e a volte non siamo nemmeno consci del fatto che questo modo di pensare non è obbiettivo, che poggia su credenze fallaci che ci sono state impartite per comodità di altri, forse allo scopo di essere più facilmente controllati, forse perché a loro volta, chi ha trasmesso tali credenze, ha avuto insuccesso e pensa perciò che così debba essere anche per gli altri. Il mondo è pieno di sovvertimenti di pronostici, di cose che oggi sono possibili mentre ieri non lo erano, ed è così perché qualcuno si è rifiutato di arrendersi così come aveva fatto chi l’aveva preceduto. E’ vero che presto o tardi c’è il tempo della resa, ma fino ad allora… è tempo di combattere.

72 pensieri su “Cinque minuti per Napoleone

  1. molto bello questo post, ma perdonami, sorrido, pèrchè io ormai da anni, dò una risposta diversa a questa domanda – Perche’ Napoleone ha perso con gli inglesi nella battaglia di Waterloo?
    il tempo
    Si il tempo
    piovve così tanto che i cannoni francesi si impantanarono nel fango e persero per questo

    nessuno pensa mai al tempo
    è la variabile, l’imprevisto
    ma a volte è determinante come lo fu a Waterloo

    ma mi diverte la storia dei cinque minuti
    in fondo è spunto di una interessante conversazione

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    • Sono certo che, anche fosse andato così, Napoleone non l’avrebbe mai ammesso… predere per colpa della pioggia! 😛
      Ovviamente sì, al di là dell’importanza del personaggio, la storia serve solo per far riflettere, non certo per il suo valore storico 😉 E comunque è verissimo: la componente caso, la pioggia in questo caso, ha un peso enorme sulle nostre vite, anche se – come Napoleone – non ci piace ammetterlo 🙂

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  2. Interessante teoria e sono d’accordo con il tuo commento. Naturalmente le cose vanno come devono andare perciò nel caso di Waterloo va bene sia l’ipotesi dei cinque minuti che quella del tempo e comunque qualsiasi cosa serva a dare un significato esterno… questo non vuol dire però che bisogna subire passivamente “aspettando Godot”, ma neanche accanirsi sprecando tutte le energie invano, come al solito trovare la giusta misura è il compito più difficile e soprattutto togliersi di dosso quei meccanismi che condizionano le nostre scelte, spesso causando una “sconfitta” senza neanche affrontare una battaglia…
    un abbraccio

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    • Bé, la risposta è soggettiva, dunque interpretabile. Potrebbe darsi che Napoleone volesse intendere che gli inglesi combatterono quei cinque minuti in più che diedero modo ai primi schieramenti prussiani di intervenire. Se gli inglesi non avessero resistito, forse l’intervento dei prussiani sarebbe stato inutile. Ad ogni modo, pur restando interessantissima (e complicata) la storia reale, qui il significato è più da ricercare nella morale del racconto di Harrisbar 🙂
      Grazie cara Alessandra 🙂

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  3. Bello Questo pezzo di storia che hai riportato. ” Hanno combattuto cinque minuti di più….” perchè forse ci hanno creduto di più,forse hanno insistito senza sapere sicuramente quale sarebbe stato l’esito, forse avevano ancora energia da bruciare per almeno altri cinque minuti. Non si vince sempre, ma non mollare prima di aver usato tutte le possibilità che ci vengono in mente, questo sì, lo possiamo fare ed allora la sconfitta sarà onorevole. E’ vero, ci sono persone che smontano ogni iniziativa, nella mia famiglia era all’ordine del giorno, ma io, proprio per questo mi sono sempre imposta di riuscire. Capita di tutto nella vita ma l’importante per me è vivere con coraggio e sempre pensando di essere protagonisti e vincitori. Un carissimo saluto

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  4. Molto bello questo post che hai riproposto. Ci sono situazioni in cui la vittoria è a pochi passi da noi e neanche ce ne accorgiamo, sconfortati e stanchi ci arrendiamo.
    Ti dirò che questo è un periodo dove sto cercando di prendere tutti i “cinque minuti” che trovo per continuare a combattere, anche se ottenessi solo una vittoria fra le tante (magari la guarigione della mia micia che sarebbe più un miracolo che una vittoria) già sarei contenta.
    Buona serata caro Lupo 🙂

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    • Ti capisco. Perdere sempre finisce per tagliare le gambe anche ai più resistenti. Al contrario, a volte basta un singolo successo per dare speranza a tutte le altre battaglie.
      Chissà… a volte i gatti sanno sorprenderci, per questo diciamo di loro che hanno sette vite 😉 In ogni caso tu stai facendo tutto il possibile per lei, questo è molto importante.
      Un caro abbraccio… a tutte e due! 🙂

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  5. L’ho lettp tutto d’un fiato, sia perché è un post molto interessante sia perché ruota intorno alla figura di Napoleone, uno dei miei personaggi storici preferiti… Lo so, lo so che poi divenne mpèeratore-Dittatore e che spazzolò ben bene palazzi e Musei italiani ma… “nessuno è perfetto!” 😀

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    • Non so se ti ricordi di Gustavo Rol… ne ho parlato qualche mese fa’. Pensa che anche per lui Napoleone aveva un fascino particolare e, anche se non lo disse mai apertamente, credo che lo sentisse molto vicino…

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  6. Quanto alla morale del post, sono indecisa (come sempre…). E’ vero che spesso ci arrendiamo perché ci stanchismo di combattere altri cinque metaforici minuti. Ma è anche vero che se le forze avversarie sono più numerose, meglio equipaggiate e tenaci, i cinque minuti potrebbero non essere suffucienti per la vittoria-
    Dipèenderà da forza di volontà, Caso, Destino, Circostanze,Dio?
    …Comunque, tutto sommato, è meglio provarci, almeno! 😀 😀

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    • Come ho scritto anche io nel commento in chiusura di post, non si vince sempre, è vero. Però è importante, secondo me, sapere che si è fatto quanto possibile per tentare di farlo.
      Ovviamente quando si tratta di cose di particolare importanza, almeno! 😉

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  7. Non tutto può essere sotto controllo, le condizioni del tempo, è stato qui detto, oppure ‘doveva andare così’.
    E’ importante mettersi in gioco (lottare è sinonimo che nn mi piace)per i nostri sogni, per realizzare noi stessi con gli altri ma ci sono anche sconfitte che hanno il sapore di vittoria se ci aiutano a riprovare, a cercare altre strade.
    sherazade

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  8. Avevo scritto un commento, ma non lo vedo, forse si è perso? Quello che volevo dire è che mi è piaciuta la risposta di Napoleone, molto. A volte basta davvero insistere, saper aspettare, avere costanza solo per cinque minuti ancora, ma sono quei cinque minuti sufficienti ad ottenere quello che volevamo o per lo meno ad avvicinarci un po’ di più. Certo, non si può sempre vincere, ma provarci fino in fondo, giocare tutto ciò che si può giocare, in questo modo si accetta anche la sconfitta. E poi… tanti sono i messaggi di sfiducia, nella mia famiglia erano all’ordine del giorno. penso che derivino da una forma egoistica e distorta del voler bene, un modo di controllare la persona, impedendole di andare oltre, cioè di superare quello che era stato riconosciuto come loro limite, ma non il nostro. Certo che, con questa risposta, Napoleone si è dimostrato veramente intelligente.

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    • Ciao Fulvia 🙂 Il tuo commento non è andato perso, è che devi ricaricare la pagina qua. Ancora non ho capito perché, appena ho un po’ di tempo riprendo a studiarci 🙂 Comunque è servito: in questo commento hai aggiunto qualcosa in più rispetto a quello precedente e in particolare sono d’accordo sulla tua spiegazione del perché del comportamento dei tuoi famigliari 😉
      Un salutone e… ricordati di ricaricare la pagina! 😀

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  9. Secondo me bisogna lottare sempre, ma per obiettivi raggiungibili anche se secondo me anche la cosa più impossibile è comunque raggiungibile visto che credo nei poteri occulti dell’uomo che possono influenzare gli eventi, certo ci vorrebbe una vita intera dedicata ad un obiettivo di quelli impossibili.. a presto!

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  10. Beh, sappiamo già da Machiavelli che la virtù da sola non basta, se viene a mancare la fortuna. Sicuramente tutti gli avversari storici degli inglesi non hanno mai tenuto in debito conto la loro tenacia. Gli inglesi non mollano mai e questo ha sempre consentito loro di approfittare dei mutamenti della fortuna. Il tempo, weather, quello atmosferico, non a caso è sempre dominante nella loro conversazione, e bisogna dire che li ha aiutati abbastanza spesso (che dire della Invencible armada, danneggiata da una tempesta prima ancora dello scontro nella Manica?). Comunque, se consideriamo che nulla vi è di certo nella vita e che il destino non lo conosciamo, resta valido il principio del mai arrendersi troppo presto, perché tanto andrà male. L’ottimismo non ha mai garantito il successo, ma è sicuro che il pessimismo è garanzia d’insuccesso.

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  11. … sono qua,finalmente!
    Da mamma e da educatrice, oltre che da figlia, dico che hai perfettamente ragione. Aspettare chi deve ancora cimentarsi in nuove attività per insegnargli e fargli conoscere i segreti della vita, che sia un amico, un figlio, un allievo è difficile. Infatti, non è facile vincere l’impazienza (o l’arroganza di chi guarda dall’alto in basso gli altri e ha dimenticato il suo inizio), dar spazio ed l’opportunità di far comprendere cosa comporta la realizzazione di un’opera e il trionfo della conquista di una esperienza che rimarrà per sempre.
    Salutone e abbraccione

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    • Bisognerebbe sempre ricordarsi che non è affatto detto che la nostra strada è anche la strada degli altri. Invece troppe persone credono che la loro sia l’unica strada giusta da percorrere per tutti.
      Salutone ed abbraccio anche per te 😉

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  12. Combattere, impegnarsi, non mollare è certamente il giusto modo di fare, vi sono coloro che si sentono perdenti e non tentano neanche l’impresa ed altri che vanno avanti senza tregua. I cinque minuti, quel margine in più riescono a far giungere alla meta e l’incoraggiamento al momento propizio è stimolante; trovo che una parola amica sia d’aiuto. Napoleone, grande stratega, ma anche per i grandi giunge il momento della resa: non si può essere sempre vincitori.
    Bellissimo post, ottime considerazioni.
    Buon fine settimana
    annamaria

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  13. Sì, certo che mi ricordo del tuo post su Gustavo Rol, e mi fa particolarmente piacere che anche un uomo come lui sentisse il fascino della figura di Napoleone, uno di quegli uomini che – con tutte le umane debolezze – riescono a cambiare la Storia!

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  14. Bello!Un elogio alla capacità di tenere duro…
    Ma quando penso a Napoleone non posso fare a meno di riflettere sullo scempio che ha fatto delle opere d’arte custodite nei nostri musei.Buona domenica 🙂

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    • Se stava male, ora starà certamente meglio, in un modo o nell’altro. Sai… più vado avanti e più capisco chi in fondo si lascia andare perché soffre troppo. D’altronde non è un segreto che sia da sempre favorevole all’eutanasia.
      OK, ora passo! 😉

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  15. posso ben leggere queste parole come un invito a sperare e a lottare, il che è molto giusto, ogni parola detta a favore della speranza è uno scalino più agevole sulla scalla della vita, ma non credo assolutamente che furono cinque minuti in più di combattimento a sconfiggere Napoleone,penso che sia stato lui in primis a non crederlo, le sconfitte nelle grandi battaglie assommano una serie di circostanze favorevoli o sfavorevoli che conducono inevitabilmente all’esito finale, si può chiamare fato se uno è fatalista, ma chiamiamolo pure come vogliamo, una grande sconfitta ha una grande storia dietro di se, e talvolta anche grandi delazioni.
    Sempre interessanti le tue proposte di dibattito amico Wolf, ti ringrazio salutandoti amichevolmente
    Ventis

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    • Il testo originale sì, è certamente un invito a non mollare. Io poi ho aggiunto che… non bisogna mollare fino a quando ha senso farlo. I mulini a vento lasciamoli dove stanno 😉
      In quanto a Napoleone, il racconto va preso per la sua morale piuttosto che per un senso storico letterale, va da sé. Comunque non mi stupirei se davvero Napoleone avesse pensato una cosa del genere e credo che davvero a volte anche cose estremamente complesse, come certamente è stata quella battaglia, possono cambiare corso in cinque minuti. Ogni storia ha cinque minuti decisivi, seppure dietro ci sono mesi di preparazione meticolosa 🙂
      Un caro saluto 🙂

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  16. Interessante questa prospettiva dei cinque minuti, anche se, come ben dici, non è proprio sempre così 🙂 Peró a pensarci bene troppe volte cediamo, per mancanza di tempo, volontà, speranza, quando invece basterebbe davvero poco, un piccolo sforzo o un piccolo sacrificio in più o anche solo cinque minuti in più del nostro tempo, per risolvere un problema o superare un ostacolo. Non sempre, certo, ma vale la pena provarci.
    Bella questa idea di riproporre “vecchi” post: dopotutto è grazie al “vecchio” Wolf che abbiamo la gioia di avere qui, con noi, il Wolf che conosciamo e apprezziamo.
    Un abbraccio grande e buona domenica a te, Ladywolf e bestiole 🙂

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    • Grazie Manuela 🙂 Intanto una buona domenica anche a te, altrimenti poi diventa troppo tardi per augurartela 😛
      E’ proprio ciò che intendevo con il mio commento: se c’è anche solo una piccola speranza, non bisogna arrendersi. Soprattutto se la posta in gioco è alta.
      Un caro saluto 🙂

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  17. Ecco!
    Anni fa una persona a me carissima (fino ad allora vivacissima e amante della vita) voleva uccidersi; Le dissi che la capivo, ma che, egoisticamente, cioè per me, le chiedevo di aspettare ancora un po’: magari, chissà, avrebbe potuto risollevarsi… e sennò niente le avrebbe impedito di farlo. Ha vissuto altri 20 anni (mai più felice, ma allegra e contenta). Per dirti quanto apprezzo questo tuo post.
    Devo meditare ancora sul tuo commento, è ‘spesso’.
    Ma intanto, ti mando questa cosina fuori tema, ma leggera:
    (ora la cerco sul mio blog, e scusa questo ‘protagonismo’):

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    • Il discorso vale anche nel caso da te descritto, carissima 🙂 Anzi, direi che vale a maggior ragione. Quando proprio non c’è più speranza e la vita è solo sofferenza senza via di uscita, com’è purtroppo il caso di alcuni malati terminali, volerla finire è, secondo me, un legittimo desiderio. Ma… per tutto il resto c’è sempre tempo per sovvertire i pronostici. La morte prima o poi arriva per tutti, a che pro’ anticiparla? 😉

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  18. … nel mio piccolo posso confermare la tua analisi, ossia che tante persone sia desistono dall’intraprendere qualunque azione (per via del “tanto andrà male”) sia interrompono lo sforzo perché presi dallo scoramento. Ora, più di una volta, mi è capitato di constatare quanto prossimi alla meta fossero alcune di queste persone. Mancava loro un niente e poi avrebbero ottenuto la ricompensa. Il che mi porta a ritenere come fondamentale l’aspetto mentalepsicologico. Se ti accosti ad un evento o ad una importante decisione con pensieri negativi è un po’ come se tu partissi per una maratona con una zavorra di 5 o 10 Kg.
    se c’è una cosa che ho imparato in sport come l’alpinismo o il free climbing è il concetto di non mollare mai, neanche quando la partita pare compromessa … e quando si riesce a portare a compimento un’ascensione l’autostima cresce in modo esponenziale.

    O.

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  19. … la convinzione nelle proprie capacità abbinata ad un minimo di autostima permettono di non cadere nella trappola del “tanto andrà male”. Certo, in alcuni casi si può impattare contro un ostacolo insormontabile e, nonostante gli sforzi profusi, non venirne a capo. Ma pure in questo caso bisogna trovare gli aspetti positivi, gli insegnamenti da trarre.

    Insomma, ancor prima di affrontare una situazione complessa, si vince o si perde con la testa …

    O.

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