Disquisizioni sulla sopravvivenza della coscienza dopo la morte

Ogni tanto ricevo e-mail o commenti da persone che non sono abituali lettori (o perlomeno commentatori) del mio blog e capita che, probabilmente proprio per questo, mi danno modo di fare il punto, il riassunto, su quanto scritto nel corso di post precedenti aventi il medesimo argomento o argomenti simili. E’ il caso di “TED BRAUN” (che ringrazio) che ha commentato il post dello scorso aprile “La sopravvivenza della coscienza di sé dopo la morte“. Segue il suo commento e la mia lunga risposta (leggetela quando andate a dormire, potrà servirvi da sonnifero :-D).

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TED BRAUN:

La coscienza è la consapevolezza di essere e di esistere. A questa consapevolezza si aggiungano la stratificazione delle esperienze vissute e i ricordi ad essa legati. Siamo, oltre che organismi viventi, un miscuglio di razionalità e istintività atavica, legata probabilmente a ciò che eravamo migliaia di anni fa, ovvero molto più simili agli animali: poca razionalità, molta istintività. Detto questo, cosa succede agli animali in generale dopo l’esistenza terrena? Continueranno ad essere ciò che erano in vita? Un gatto continuerà a giocare con il gomitolo o con il topo? Il cane continuerà a rincorrere una palla o un bastone per riportarlo al padrone morto prima di lui? Insomma qual è lo scopo della sopravvivenza della coscienza? Non potrebbe essere il nostro desiderio inconscio di perpetuare la memoria di noi stessi? Sappiamo di persone risvegliatesi da lunghissimi intervalli di coma. Non ricordavano nulla se non l’ultimo evento vissuto, ammesso che al risveglio non vi siano stati riscontrati danni cerebrali. Dove era la loro coscienza in quel momento durante i mesi o gli anni vissuti in coma? Perché non hanno ricordi? La coscienza può prendersi pause, andare in letargo? E per quanto riguarda le persone nate cerebrolese o con gravissime malformazioni che non consentono loro di rendersi conto del loro stato di esistenza? Mi domando che tipo di sopravvivenza avrebbe la loro coscienza post morte. Che tipo di esperienza si porterebbero attraverso il tunnel? Come molti sono attratto da questi quesiti, gli stessi che l’uomo, non appena ha preso coscienza della propria esistenza, ha attribuito la propria sopravvivenza post morte al sole, al fulmine, agli dei e infine a Dio. La vera domanda è: perché vogliamo disperatamente sopravvivere alla morte fisica?

 

wolfghost:

Buongiorno Ted, grazie per il tuo (ottimo) commento. In effetti le tue domande me le sono poste anche io in passato, credo che chiunque si sia seriamente interrogato su questo argomento se le sia poste. Pare che nel corso degli anni l’uomo identifichi tutto l’universo con il suo Io, così da rendergli incomprensibile, e terrifico, il fatto che un giorno… l’universo continuerà tranquillamente ad esistere anche senza di lui 🙂 Questo per rispondere alla tua ultima domanda. Riguardo alle altre, in millenni di disquisizioni e ricerche, sia esteriori che interiori, ovviamente si è già postulato ogni possibilità che potesse essere postulata. Ognuno ha espresso le sue convinzioni, e ognuno ha trovato il modo di annullare quelle degli altri.
Così, per venire alle tue parole, e guarda che rispondo così come dimostrazione di quanto scritto sopra, più che come personale credo, in molti – e tra loro anche ricercatori illustri, come Rupert Sheldrake – sostengono che il cervello in realtà non è la sede della coscienza ma piuttosto un recettore di essa, una specie di apparato radioricevente che permette la connessione tra materia e coscienza. Sarebbero addiritture state individuate le cellule che, nel cervello, avrebbero questa specifica funzione.
Questa ipotesi, se verificata, risponderebbe a tutte le tue domande e dubbi. Il cervello, essendo limitato, riuscirebbe a “trasdurre” solo una piccola quantità di informazione dalla coscienza e a memorizzarla. Il cervello di ognuno ha capacità diverse. Così un animale avrebbe meno capacità di “ricezione” di un essere umano. Lo stesso per le persone nate cerebrolese. Ciò non vuol dire che la coscienza per loro sia diversa o inferiore, ma solo che il loro cervello riesce ad “importarne” e memorizzarne meno. Quando un cane muore smette di essere un cane, così come quando un uomo muore smette di essere un uomo. Entrambi sono coscienza, così come in realtà erano già prima, solo che non ne avevano consapevolezza.
Il cervello delle persone in stato di coma, potrebbe non essere in grado di funzionare come organo recettore; per questo al risveglio non ci sono informazioni nuove. Il cervello di chi invece è “ripescato” in stato di premorte, è ancora vigile, anzi addirittura ultimamente pare che degli anestesisti americani abbiano dimostrato che il cervello ha un’attività cosciente ancora per almeno trenta secondi dopo che il cuore ha smesso di battere, questo per molti ha significato spiegare le “visioni di premorte”, in realtà non ha dimostrato un bel niente, così come gli esperimenti di Sam Parnia dell’articolo di questo post. Ecco perché le persone in stato di premorte potrebbero aver “visto” qualcosa che chi è in stato di coma non ha visto. Senza contare che c’è comunque una separazione tra ciò che il nostro subconscio vede e ciò che viene riportato dalla mente cosciente. Pensa al semplice stato di sogno. Non è forse vero che solitamente ricordiamo pochissimi sogni o addirittura nessuno? Eppure sappiamo che sognamo in continuazione durante il sonno, ce lo dicono gli esperti.
Persino nelle religioni più antiche non pare non esserci uniformità di interpretazione. Per l’induismo Vedanta infatti, una coscienza individuale non esiste, esiste solo una unica Coscienza di cui tutto è fatto, anche la materia. L’errore è identificarci con la coscienza individuale (il nostro Io) che però è illusoria, una accozzaglia di ricordi che cerchiamo di mettere in linea per definire un Io. Per loro perciò chiedersi se sopravvive l’Io, la coscienza individuale, alla morte, è inutile: se l’Io non esiste, cos’è che dovrebbe sopravvivere? 😉
Il buddhismo tibetano invece perla chiaramente di sopravvivenza di una coscienza individuale, così tanto da aver scritto addirittura dei trattati, come il libro tibetano dei morti, con le indicazioni su come affrontare il “passaggio” nel migliore dei modi.
Entrambe comunque sembrano più vicine alle scoperte della scienza moderna (l’energia forma tutto, materia inclusa, ed è una sola anche se si “condensa” in manifestazioni individualizzate – cioé corpi e oggetti) di quanto lo sia il nostro Cristianesimo. Almeno quello odierno, presumibilmente molto diverso da quello di duemila anni fa.
Allo stesso modo, ti garantisco, anche ognuna delle ipotesi pro-esistenza dopo la morte, viene smontata dagli “illuministi” con spiegazioni scientifiche o pseudo-scientifiche (a volte più improbabili delle ipotesi metafisiche, a dire il vero).
Insomma, l’idea di cercare qualcosa che ci convinca che non tutta finisce con la morte, per paura di scomparire nel nulla, così da far nascere correnti spirituali e religioni, è la prima che ovviamente viene in mente attraverso la logica. Ma non sempre la prima spiegazione logica è anche quella giusta. La storia lo ha insegnato tante volte.
In conclusione, non ho la risposta.
Ti lascio con un aneddoto. Una volta andai nel centro di buddhismo tibetano più grande d’Italia e uno dei più grandi in Europa, a Pomaia, provincia di Pisa. Sperando di avere una risposta definitiva, chiesi ad uno dei lama residenti di… darmi una prova dell’esistenza della sopravvivenza della coscienza dopo la morte. La sua risposta allora non mi convinse, anzi mi deluse, e credo non potesse essere altrimenti, in quegli anni ero il classico esempio di “illuminista occidentale” pure io. Dopo molti anni però capì che era l’unica risposta sensata che egli potesse darmi. Quella risposta fu “medita, sentirai, saprai, che è così”.
Al momento nessuno può dirci se c’è davvero qualcosa che comprenda la sopravvivenza della nostra coscienza “dopo” o se tutto per noi finirà, possiamo solo seguire le parole del lama e… percepire qual è la verità, qualunque essa sia, senza aver paura del responso. Qualunque essa sia. Troveremo così la nostra verità, una verità che non potrà essere scalfita da parole esterne.

28 pensieri su “Disquisizioni sulla sopravvivenza della coscienza dopo la morte

  1. Il lama non poteva essere più saggio di così nel darti quella risposta.
    Ho riletto l’articolo, ci sarà sempre un gran divario fra scettici e credenti, comunque entrambi avranno sempre tutto il tempo che vogliono per cercare di capire come stanno veramente le cose, dovrei dire che avranno a disposizione l’eternità per comprendere, più di così…;-)
    Un abbraccio caro Lupo!:-)

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  2. Buonasera. Scopro con piacere l’esistenza d qsto posto d persone dedite alla ricerca.
    Bellissimo. Ultimam sto vivendo una intensa espansione spirituale.
    Mi sono svegliata. Vedo. Mi sorprendo.
    Ringrazio molto anche se non ho idea certa d cosa stia accadendo e da dove mi arrivi.
    Sono in uno stato d gioia e meraviglia. Di consapevolezza crescente.
    Ho trovato qsto posto cercando commenti su gurdjief.
    Gurdjief dopo tanto cercare un maestro o una guida sembra essere la cosa più vicina a ciò che mi serve.
    Lo trovo sorprendente notevole avanti anni luce.
    Ho davvero piacere d essere arrivata a qsto sito, perché ultimam a parte Gurdjieff, fatico a condividere.
    La tv non la guardo da molti mesi e con le persone ora spesso mi annoio.
    Ogni tanto mi arriva qlcno che porta delle cose e mi indica una via.
    Vivo ora in un mondo quantistico di energia e d sincronicità.
    Qsto mi porta pericolosamente (in quanto unici interlocutori) verso forme di sapere occulto ed iniziatico, che però spesso non mi sembrano vicine alla luce.
    Noi siamo luce, vibriamo d energia. Io voglio rimanere nella luce eppure procedere dentro di me.

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    • Buonasera Energia, grazie per il commento.
      Gurdjieff viene da una “scuola” particolare, multietnica in un certo senso, visto che ha subito le influenze di correnti spirituali anche molto differenti tra loro delle quali poi fece un suo personalissimo sunto. Potrei metterci anche Gustavo Rol (soprattutto) e Osho, seppure a prima vista appaiano tutti e tre molto distanti tra loro.
      Ti farà senz’altro piacere sapere, sempre che non lo sappia già, che esiste anche una pubblicazione e una serie di newsletter dei suoi… discendenti, diciamo. Qui c’è il sito, e attraverso quello puoi eventualmente abbonarti alle loro newsletter o cercare tra le loro pubblicazioni: http://ita.gurdjieff.es/
      L’importante è che poi tu riesca a portare nella vita di tutti i giorni gli insegnamenti che ti colpiscono, poiché altrimenti restano “belle lezioni” da ascoltare o da leggere ma con poco o nullo impatto sulla tua esistenza. Troppo spesso oggi si è attratti da questa o quella filosofia per poi passare a quella successiva alla prima occasione senza aver davvero portato nulla con se stessi. Anche se devo dire che, a leggere lo “stato di grazia” nel quale vivi attualmente, forse tu questo rischio non lo corri 🙂
      Secondo me i veri “maestri” quanto sopra lo sanno e non cercano di “portarti” lontano dalla società ma casomai di insegnarti a vivere con reciproco vantaggio in essa. Ecco perché il mio modestissimo consiglio è di dare libero spazio alla tua curiosità ma di evitare ciò che è troppo settario, che tenta troppo di isolarsi e isolarti. Ciò che è settario non mi piace.
      Il mio libro di riferimento, alla fine di tutto, resta “Siddharta” di Hermann Hesse 🙂

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      • ciao Wolfghost, passo per farti un saluto anche se, come ben sai, sono su un’ altra “linea” di ricerca; quello che posso dire però, con il dovuto rispetto verso chi ha idee diverse dalle mie, è che forse dovremo ritornare, per “incontrarci”, alla fine del 1800, quando da una branca medica, molto seria, che cominciava ad interessarsi della psiche degli esseri umani, si staccò un filone di ricerca che poi sviluppò il discorso sullo “spiritismo”, sulla possibilità, cioè, di parlare con persone care defunte la cui intelligenza o spirito o aurea invisibile, rimane però tra noi.
        La domanda è perchè si sviluppò quella branca ?
        Fu per deviare quella importante ricerca medica ritardandola di oltre un secolo ?
        Il Dalai-Lama cmq, quando dice, se ho ben capito, di cercare un rapporto profondo con noi stessi, dice anche il vero, ma per far ciò bisogna superare del tutto l’illuminismo, il regno della ragione,( certo valido sempre per organizzare la vita materiale) anche se poi ci lascia un pò da soli, perchè non ci dà nessuna conoscenza su quello che ognuno di noi, in realtà, è.
        Ti rinnovo i saluti, ciao !!

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      • Il motivo potrebbe essere molto semplice, potrebbe ricercarsi negli stessi dubbi e interpretazioni diverse che ancora oggi saltano fuori quando si parla di questi argomenti o di presunti eventi paranormali. Lo stesso Carl Gustav Jung era molto interessato a questi temi e ne parlò in alcuni suoi importanti libri. La stessa sua sorella era una medium. Ricordo che in generale ne dava una interpretazione psicologica o legata al suo “inconscio collettivo”, tuttavia ammetteva che alcuni casi apparivano davvero inspiegabili lasciando così uno spiraglio aperto ad interpretazioni differenti. Allo stesso modo, è probabile che già alla fine dell’ottocento si crearano due interpretazioni molto distinte, quella illuminista e quella spiritista. Ove non ci sono prove tangibili, ogni interpretazione non è mai certezza, così come non può mai essere completamente smontata 🙂
        Un salutone a te! 🙂

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  3. Argomento interessante quanto complesso (ma non noioso! chi mai ti usa come sonnifero?)
    Dici che sono riscontri e responsi che accogliamo solo “varcando la soglia”? Magari qualcuno lo scopre prima..e ne fa un altro post!

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    • Non esattamente. Diciamo che in diversi trovano la “loro” risposta, cioé una risposta “interna” che li convince ma che non può essere usata anche per gli altri poiché non si basa su prove tangibili, concrete, ma solo un sentire del tutto personale.
      Chiaramente se esistessero prove incontrovertibili, in un senso o nell’altro, di questa storia non parleremmo più 🙂

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  4. i post di wolf sono sempre molto profondi ebelli…spero vivamente che dopo la morte ci sia qualcosa…se potessi avere la convinzione un giorno poter riabbracciare mia nonna vivrei in modo diverso…ma qui dovremmo aprire un nuovo capitolo sulla fede, la morte, su dio…credere in qualcosa ci tiene vivi secondo me, ci fa sperare…ma se nella vita non ci fosse la speranza come potremmo vivere? se in un periodo come questo io/noi perdessi/mo la speranza di poter trovare un lavoro, di potermi/ci creare una famiglia, di poter stare con i nostri genitori il mondo cadrebbe in 1000 pezzi….mi sbaglio?!?!?! scusami per i miei stupidi pensieri un bacio smack

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    • Non sono affatto pensieri stupidi, anzi sono assolutamente legittimi. Anche i pensieri più elevati devono avere applicazione nella vita di tutti i giorni. Altrimenti non servono a nulla.
      Un caro saluto 🙂

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  5. Ciao, sono in campagna con pochissimo campo, non riesco a postare nemmeno un commento 😦 !
    sono immobilizzata però riesco a leggerti, almeno questo! 😀
    Questo è un tentativo di commento, riuscirò a postarlo?
    … un salutone e un abbraccione ( forse meglio la telepatia?)! 😉

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  6. è lecito farci tante domande – anche perchè dobbiamo far lavorare il cervello poverino e dar cibo alla nostra insaziabile sete di sapere e curiosare –
    lo è meno pretendere delle risposte…

    possiamo solo ipotizzare e in questo non vi è certezza alcuna ma solo fede o illusioni

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  7. ciao Wolf ! bello che hai ritrovato il tuo gattino!
    ho anche controllato più volte le impostazioni sul mio blog e i commenti sono aperti a tutti ( ho un’impostazione come la tua, richiede cioè prima la propria mail e il propio nome e web, in più ho solo il moderatore ) ; mi è stato detto anche da altri amici, ma non so cosa devo ancora modificare, quello che ho capito è che succede con chi ha una piattaforma diversa, vuol dire che chiederò spiegazioni, scusa.

    Riguardo Jung, (allievo di Freud …ed è tutto dire…)si sa che indossava la camicia “bruna” e che rispetto a Freud non andò molto avanti, anzi tornò indietro (per farla breve) perchè parlò di immagini “precostituite” nell’uomo, sin dalla nascita…quindi così, escluderebbe, già a priori qualunque ricerca…Riguardo alla sorella medium, non so che dire .Ho letto recentemente un bellissimo libro( se vuoi te lo indico) che analizza a fondo questo aspetto, come cioè, molte donne, quasi sempre, anzi certamente succubi, data l’epoca, di mariti , medici ed molto spesso, purtroppo di ciarlatani, facevano di tutto per “apparire” sulla scena della vita; quasi sempre venivano sfruttate da ciniche persone oppure ne diventavano complici…in affari ( ti sto raccontando in breve alcune parti del libro); molte di loro erano povere psicolabili o persone sfruttate e depresse e diventare strumento di tutto ciò, possiamo ben immaginare quanto sia stato facile, dobbiamo vedere anche questo aspetto storico-sociale…poi perchè moltissime persone per decenni, ormai possiamo dire secoli, seguano lo spiritismo è un problema da capire, certamente non da giudicare perchè, molte volte ha assunto – ed assume- aspetti drammatici.
    …Ma poi te l’ho già detto: è molto duro accettare la perdita di un caro che non c’è più e per questo si va…sulle strade dalse (scusami)dello spiritismo. Ti posso solo dire una cosa molto bella che ho ascoltato da Margherita Hack ; in una delle sue ultime interviste lei diceva che non aveva paura di morire perchè sarebbe rimasta cmq tra noi …sotto forma di molecola 🙂 ,visto che tutto si trasforma ; forse è anche un pò romantico pensare che tra i fiori del nostro giardino, o posati tra i libri, sul nostro tavolo, ci possano essere molecole di chi ci ha amato…ma a me sembra più vero …e mi basta cosi perchè penso che la nostra intelligenza e fantasia debba percorrere ancora strade affascinanti che riguardano l’uomo vivo, la conoscenza del pensiero umano irrazionale (quello nascosto nei sogni, che ci dice veramente “chi siamo” ); questo problema, come ben saprai meglio di me, non c’è l’hanno gli animali, che a differenza degli umani, non “nascondono” niente. ciao !! saluti !!

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    • Freudiani e Junghiani si combattono da sempre 🙂 Io sono più per il secondo, che ha affrontato anche il problema della spiritualità mentre il primo l’ha semplicemente negato richiamando anch’esso sotto l’ombrello – un po’ troppo aperto – della sessualità. Tuttavia mi sono trovato spesso a dire che nel 90 (e più) per cento… Freud basta e avanza 😀
      Stesso discorso per lo spiritismo. Sebbene molte persone siano state o siano “semplicemente” disturbate o, peggio, abili falsarie, diversi casi sono difficili da spiegare in questi modi. Per cui… preferisco non chiudere la porta. D’altronde ho ben visto che anche gli “illuministi”, a costo di volerla chiudere (la porta), hanno dato e danno spiegazioni più difficili da credere che quelle legate effettivamente all’esistenza degli spiriti.
      Ricordo un esperto del CICAP, ad esempio, che tra le possibili cause dei cerchi nel grano… mise quella di animali come cervi o simili che per corteggiare le femmine si aggirerebbero con precisione millimetrica nei campi 😀
      Riguardo alla Hack… mi sarebbe piaciuto parlarci 🙂 Credo che con sorpresa (sua) avrebbe scoperto che le sue posizioni non erano poi così distanti da certi credo orientali (vedi l’Advaita Vedanta, induismo).
      In realtà non so se sono pronto ad accettare la… sopravvivenza dei miei atomi e molecole quando “io” non esisto più, mi sembra una ben magra consolazione 😀 Ma, se dovessimo usare la pura logica alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, lì andremmo a parare.
      Tuttavia… persino la scienza, nel corso dei millenni, si è accorta spesso di aver sbagliato…
      Un caro saluto 🙂

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