L’ultimo rifugio e’ dentro di noi

Perche’ cerchi la gloria, l’applauso, il consenso, l’amore degli altri, la sicurezza emotiva, la distinzione? Perche’ ti condanni ad elemosinare un sorriso, un’amicizia, il sesso e la compiacenza di qualcuno, quando esiste una condizione di Essere come quella del sole che vive del proprio splendore? Perche’ ti concedi a prodotti volgari quando l’Oro purissimo splende nel fondo della tua caverna?

Raphael, “La Via del Fuoco”

Volevo oggi pubblicare un post dal titolo “L’ultimo rifugio e’ dentro di noi”, un post che avrebbe parlato di un luogo ove c’e’ sempre silenzio, quiete, pace, nonostante tutto il rumore, il caos, la paura, il dolore e l’angoscia che sono intorno. Non sono particolarmente in forma pero’, percio’ ho lasciato introdurre l’argomento al buon Raphael.

Dico subito che la sentenza di Raphael e’ da interpretare: non intende dire che le cose descritte vanno respinte, bensi’ che non vanno “elemosinate”, cercate ad ogni costo. Se arrivano, bene, altrimenti non bisogna farsene un problema, perche’ il valore di ogni cosa, di tutto, siamo noi a stabilirlo, che ne siamo consapevoli oppure no. Queste cose possono per noi essere tutto, ma possono anche non essere niente.

E’ un po’ lo stesso concetto induista (e buddista) di “maya“, ovvero di illusione che avvolge tutte le cose: non e’ che le cose non esistano, che siano false, esistono eccome ma ognuno di noi le esperisce a modo proprio ed e’ quel personalissimo modo di percepirle, legato allo “Io”, che non esiste, che e’ illusorio. Ogni cosa, di per se’, non ha alcuna connotazione negativa o positiva. Perfino la morte.

Abbiamo casi facili da vedere ed altri che lo sono meno. Ci sono persone che impazziscono perche’ non riescono a vincere una partita, mettiamo, ad un gioco alla Playstation. Arrivano a starci male fisicamente. Non hanno presente quale valore abbia nel computo di una vita la vittoria a quel videogioco, sentono solo che per loro e’ fondamentale, non possono vivere senza. E perche’? Perche’ la loro mente e’ rimasta incastrata nel desiderio, divenuto folle, di vincere quella partita. Se riuscissero solo per un attimo a fermare la loro mente, si renderebbero subito conto di quale follia stanno perseguendo. Ma la mente vive di vita propria e non vuole morire, percio’ elabora una serie di trabocchetti per non lasciarli andare.

E’ meno facile da capire, ma e’ cosi’ per tutto, anche per le cose che comunemente sono ritenute essenziali.

La mente e’ il nostro “Io”, e’ la costruzione mentale che abbiamo fatto e subito nel corso della nostra vita. E’ illusione, non concreta, ma e’ un chiacchiericcio interminabile che impedisce di connettersi alla percezione di pace che e’ in noi. Ecco perche’ molte filosofie esoteriche parlano di “morire a se stessi”. Non siamo noi a dover morire, ma e’ quell’Io che ci imprigiona nell’ignoranza, nella confusione, nella paura.

La realta’ esiste, il nostro corpo esiste, ma la costruzione mentale che abbiamo di essi, che abbiamo di noi stessi, e’ falsa, e’ come un film proiettato su uno schermo bianco: potete trasmettere qualunque genere di film e identificarvi in esso, ma lo schermo resta in ogni caso bianco.

Non sempre riesco a rientrare in quel nucleo di pace e silenzio che e’ dentro di me, ci sono riuscito solo a volte. Momenti in cui stavo molto male fisicamente, moralmente o psicologicamente. E posso testimoniare che quel luogo esiste e non dipende dalla fede, dal credo. Si puo’ anche essere atei: esiste comunque.

Vorrei estendere il tempo nel quale riesco a stare in esso, magari prolungarlo indefinitamente. Forse e’ un sogno, forse avrei dovuto perseguirlo con impegno e costanza molto tempo fa per riuscire a farcela. Ma puo’ anche darsi che anche questi dubbi siano un trucco dell’Io per evitarsi di morire.

72 pensieri su “L’ultimo rifugio e’ dentro di noi

  1. Tra il dire e il fare…. troppi sono insicuri di sè e dunque hanno paura di confrontarsi con il loro io interiore.
    Ci si può arrivare piano piano ma anche per i più avvezzi la fatica c’è.
    Grazie del suggerimento del film di stasera che nei commenti era già segnalato e dunque mi riproponevo di vederlo.
    Castellito il regista.

    sheralpiaceredileggertiancora

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    • Non è una conquista facile, questo è certo, anzi è una delle più difficili: riconoscere il proprio Io come illusorio e comportarsi con se stessi di conseguenza è andare contro quanto ci è stato insegnato fin da bambini.
      Ah… è anche il regista Castellitto? Non lo sapevo… Lo sto vedendo, comunque 🙂

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  2. Ancora una volta devo darti ragione,:)te ne sono grata, hai contribuito a farmi riflettere su quello che mi accade.
    Forse non interesserà molto, ma posso testimoniare di come più volte, non molte in verità, sia riuscita a “rientrare in quel nucleo di pace e silenzio che e’ dentro di me”. E tutte le volte anch’io ero uno straccio in tutti i sensi.
    La prima volta è stata per me veramente molto traumatica, non so se un uomo possa facilmente immedesimarsi. Ero già mamma, di un bimbo di poco più di un anno e da poche ore avevano scoperto che l’altro piccolino che continuavo ad amare e che era dentro di me da 9 mesi giusti si era improvvisamente messo in una posizione che avrebbe pregiudicato la sua e la mia vita. Mentre lui scalciava sul mio diaframma distruggendomi dal dolore, l’ho mentalmente abbracciato e mi sono isolata in me stessa, forse anche aiutata dall’anestetico. Non so se era un Io che stava con noi, o noi che stavamo con quell’IO, solo che si stava benissimo. Sapendo che dovevo assolutamente ritornare alle responsabilità della mia realtà concreta, assaporavo la soavità di quei momenti e mi sentivo in un appagato senso di beatitudine.Per una frazione di secondo ho capito che mio figlio ormai non dipendeva più da me e che stava benissimo, ho fatto uno sforzo per ritornare lì con quell’Io tutto riservato che sapeva come darmi tanta beatitudine e ci sono rimasta per altre tre ore d’incanto.
    Mi avevano fatto credere nell’effetto della anestesia, ma che io sappia non si esce e poi si ritorna da una narcosi.Questo si è verificato altre volte, sempre in occasioni traumatiche e la fede non c’entrava affatto.

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    • Terribile ma al contempo molto interessante e rintemprante quanto racconti. Quello di cui parli, psicologicamente parlando, era il tuo Sé, la tua parte vera, innata. L’Io è una costruzione mentale, è quell’immagine di noi che ci siamo costruiti nel passare degli anni, è una maschera, una illusione, un… racconto. Quando l’Io tace, il Sé si rivela. Forse è questo che ti stava parlando a modo suo…

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      • Un post che mi ha fatto bene, dopo aver riflettuto abbastanza mi sono data la risposta che hai dato tu a”NemesiNera” e che ho fatto mia: “Comunque, mi rendo conto che non è facile parlare di queste cose, l’idea è solo lanciare un “salvagente” che può essere colto da chi se ne sente attratto. Ovvero non da tutti. Chi sta bene così com’è, nel suo mondo, non lo farà. E onestamente penso che non ci sia nulla di male… se sta bene così… perché dovrebbe voler cambiare?”:)
        Buona domenica con meno pioggia e più sole

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      • E’ vero, anche perché perfino chi comunque ci passa lo esperisce a modo suo, e dunque non è facile capirsi. Tuttavia, anche se non possiamo pensare di riuscire a trasmettere ciò che proviamo a parole, anche solo trovare un riscontro parziale negli altri è importante, ci dice in qualche modo che non siamo soli, che forse la strada è quella giusta, anche se poi ognuno deve proseguire, approfondire, per conto suo.
        Buona domenica anche a te, qui comunque non è andato poi troppo male il sabato: avevano dato pioggia, pioggia e ancora pioggia, ma ha piovuto un po’ solo al mattino 🙂

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  3. sembra tanto facile questo post – uno dei soliti argomenti dell’anima – e invece non è così…

    perchè dietro queste parole non si parla di dolore
    il dolore che c’è dietro ogni attesa e ogni sconfitta
    altro che credere in se stessi

    a volte la speranza finisce… e si reagisce, magari male, magari con istinto e violenza e voglia di distruzione

    a volte si scende dentro i propri inferni in abito da sera – comunque

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    • Sì, qui non si parla nemmeno di reazione, a meno che il silenzio non sia una reazione. Si parla di riconoscere che chi sta soffrendo è il nostro corpo, il nostro Io, ma non il nostro Sé, la nostra parte autentica e non costruita, una parte che nulla ha a che fare con il mondo e le sue vicissitudini.
      Non si parla di riposarsi per tornare in campo a giocare, ma di rinunciare ad una partita che ormai si riconosce come fasulla.

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      • Se arrivano, bene, altrimenti non bisogna farsene un problema, perche’ il valore di ogni cosa, di tutto, siamo noi a stabilirlo, che ne siamo consapevoli oppure no. Queste cose possono per noi essere tutto, ma possono anche non essere niente…

        è sul niente che non concordo. E’ faticoso aspettare… e rassegnarsi non è facile anche se hai un grande io

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      • E’ soprattutto se e’ radicati ad un “grande Io” che e’ molto difficile “rassegnarsi”. Il trucco e’ proprio riconoscere che questo Io e’ una serie di reazioni “apprese”, come scarabocchi su un foglio bianco. Chi e’ capace di tornare al foglio bianco non soffre piu’ per la perdita o il non-raggiungimento di queste cose, poiche’ non ne sente la necessita’.

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  4. Lo sto guardando anch’io. Ogni espressione di Memoria ha un suo valore intrinseco. Il film , questo, lascia a desiderare perchè punta troppo all’emozione ‘di pancia’. Lo trovo anche troppo ‘angiografico’.
    sherabientot 🙂

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  5. sì, l’ultimo rifugio siamo noi e solo se sapremo stare veramente bene con noi stessi sapremo anche stare fuori, tutto parte da noi…è come se tutto quello che doniamo a noi poi riusciamo anche a donarlo agli altri…sarà naturale…e non c’entra la fede, lì ci siamo noi e basta, il nostro sentire…magari ogni religione o filosofia a modo suo ci conduce a cercarlo, forse è solo il modo di arrivarci che è diverso…ma l’uomo sa che sta cercando se stesso…
    non so nemmeno se sono andata fuori tema, ho lasciato che le parole arrivassero qui…se è successo scusami…tienilo cmq come un pensiero che lascio qui da te…un abbraccio
    serena notte
    lella

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    • No, non sei affatto andata fuori tema, anzi il tuo e’ un ottimo commento col quale concordo appieno. Le religioni di fatto dovrebbero aiutare ad arrivare alla pace ed alla serenita’, all’eliminazione della paura, alla compassione che porta all’altruismo. Credo che la maggioranza delle religioni nasca con questo scopo. Molte aggiungono tante inutili sovrastrutture. Alcune addiritture si perdono lo scopo principale per strada…
      Credo da tempo che le religioni abbiano una buona funzione, ma che ognuno dovrebbe comunque imparare a “camminare con le proprie gambe”.
      Un abbraccio anche per te 🙂

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  6. A volte si ha paura di restare in solitudine e di guardarsi dentro, perchè nella nostra intima coscienza albergano tali e tante contraddizioni che è difficile riuscire a capirsi e di conseguenza trovare la via per trovare quella tranquillità che permette di valutare le nostre azioni con la dovuta oggettività. Ciao 🙂

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  7. tutto questo ha una risposta in apparenza molto semplice EQUILIBRIO, è come tirare una corda fra due grattacieli o due alte montagne e camminarci serenamente, eppure anche se non si può fare compiutamente lo si può acquistando la ricchezza interiore che sola può dara l’amore universale

    passare da te da un senso di pace
    grazie

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    • Io veramente sono un senza-pace per definizione 😀 Per questo sono sempre alla ricerca di questa 😉
      L’amore universale e la pace sono tutt’uno in fondo: trova l’uno ed avrai anche l’altro 😉

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  8. Non sono mai riuscita ad entrare in quel mondo così bello e tranquillo che dici essere dentro di noi!. Posso però dire che non ho mai elemosinato niente, o almeno non ricordo di averlo fatto. Ciò che è arrivato lo ha fatto da solo e già questa
    è una grande soddisfazione 🙂
    Ciao

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    • Chi lo sa… mi riesce difficile crederlo leggendo il resto del tuo commento, magari ci sei riuscita senza sapere di starlo facendo 🙂 E’ un po’ come la meditazione: si pensa sia una condizione astrusa, molti di noi pero’ la fanno senza sapere di starla facendo, ad esempio mentre si “immergono” nell’ascolto di un brano musicale “dimenticando” tutto il resto 🙂

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  9. E’ incredibile quanto la mente possa rimanere “incastrata” come dici, in determinate situazioni. La smania del gioco ad esempio si finisce a volte in un tunnel da cui non si sa più uscire.
    Elemosinare amicizia o approvazione degli altri può nascondere una certa insicurezza, pensare ad esempio “Ho tantissimi amici, riesco a far parte di un gruppo, a farmi notare da loro allora valgo davvero tanto.” Perchè altrimenti?
    Io sono d’accordo con Raphael, ognuno ha un suo valore, delle virtù più o meno accentuate, non c’è bisogno di una platea che ce lo ricordi o meno, dobbiamo avere noi la consapevolezza di quanto valiamo.
    Un bacio caro Lupo 🙂

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  10. “La realta’ esiste, il nostro corpo esiste, ma la costruzione mentale che abbiamo di essi, che abbiamo di noi stessi, e’ falsa, e’ come un film proiettato su uno schermo bianco: potete trasmettere qualunque genere di film e identificarvi in esso, ma lo schermo resta in ogni caso bianco.”
    Onestamente, non capisco.
    Gli schizofrenici distinguono il sè, dall’ Io, lo vedo poco applicabile nella vita di una persona sana.
    Oltre a questo, credo che un eccessivo “rinchiudersi in sè stessi” per ritrovare la pace interiore, abbia connotazioni negative. Non riesco davvero a vedere un approccio “sano”
    Però ripeto, ho capito ben poco di questo post, forse sono troppo all’ oscuro dell’ argomento per dargli un senso 🙂

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    • Bé, capisco bene i tuoi dubbi da persona radicata nella società moderna 😉 Mi sono accorto da tempo che c’è una spaccatura profonda tra i due mondi. Basta, ad esempio, vedere il mondo dello yoga e, soprattutto, della meditazione – la prendo ad esempio perché per definizione il suo scopo è escludere l’Io permettendo così la scoperta del Sé – nel quale alcune persone trovano pace e serenità ma altre scappano, o addirittura scoppiano a ridere, perché non sono capaci di “lasciarsi andare”, di mettere un freno ai loro pensieri. Per l’uomo “moderno” già solo l’idea di poter smettere di pensare è un’idea astrusa, che non solo non è praticabile, ma che addirittura non ha senso. Non capiscono insomma perché dovrebbero farlo. L’Io è proprio l’identificazione di questo flusso interminabile di pensieri: finiamo per identificarci con essi, per credere che senza di essi non esisteremmo. Le correnti filosofiche e spirituali come il buddhismo e l’induismo, ad esempio, invece identificano la radice di tutti i mali proprio nel pensiero “incontrollato”, sostenendo che ciò che crediamo di essere, di volere, di desiderare, e per cui perciò soffriamo (perché quelle cose non le abbiamo o temiamo di perderle), è un parto proprio del pensiero, dell’Io, e che nella realtà non esiste. Ecco perché tacitando l’Io, spariscono tutte le sofferenze.
      Comunque, mi rendo conto che non è facile parlare di queste cose, l’idea è solo lanciare un “salvagente” che può essere colto da chi se ne sente attratto. Ovvero non da tutti. Chi sta bene così com’è, nel suo mondo, non lo farà. E onestamente penso che non ci sia nulla di male… se sta bene così… perché dovrebbe voler cambiare? 🙂

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  11. La mente… al tempo stesso ci salva e ci condanna. Ma arrivare alla giusta distanza, a quella sorta di distacco, è possibile…
    un post davvero importante e intenso che non si può non “sentire” come parte del proprio pensiero…
    un abbraccio

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  12. E’ vero, siamo troppo spesso alla ricerca dell’approazione altrui, a “elemosinare” un sorriso, una gentilezza, un gesto di affetto, come se noi non esistessimo se non nel riflesso altrui.
    E’ da secoli che cerco di convincermi che io s o n o , che ho una mia identità e che devo accettarmi per quella che sono, c vado alla ricerca di una tranquillità che ancora non ho trovato, l’inquietudine continua a prevalere…

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    • Bé, però già solo il fatto di portare avanti la ricerca di cui parli è una cosa grande, che non solo darà i suoi frutti ma, sono certo, li ha già dati, anche se forse stenti a riconoscerli 🙂 Intendo dire che probabilmente grazie ad essi oggi sei una persona migliore. Il resto arriverà, ma… non dimenticare: comunque “è la strada ad essere la ricompensa”, ovvero forse non “arriveremo” mai completamente, ma ogni passo in quella direzione sarà stato una grande conquista 🙂

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    • Purtroppo e’ un problema che capita frequentemente, non a caso sono millenni che l’uomo cerca strade per porre il proprio pensiero sotto controllo ed evitare sofferenze inutili.
      Un abbraccio 🙂

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  13. ciao Wolf! condivido questo tuo post in tutto. Credo che la nostra mente e la nostra vita non siano una realtà oggettiva, ma un coctail di esperienze ed emozioni che danno vita a pensieri e nuove emozioni che ci aprono a nuove esperienze… e via così. Affermare che quella che viviamo sia una realtà oggettiva e reale è in effetti un pò..dura! Esiste un livello dove si può trascendere dai limiti e vincoli delle nostre esperienze corporee giornaliere, e dove la nostra anima viaggia oltre; anch’io ho provato questa esperienza, e pertanto ci credo.
    …un carissimo saluto e Buona settimana! Claudio

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    • Sono personalmente convinto che una realta’ “vera” esista: una pietra e’ una pietra. Purtroppo la nostra mente riveste perfino le pietre di significati e ragioni che non hanno, e allora perfino una pietra puo’ smettere di essere una pietra e assumere un significato individuale che fa si che essa sara’ diversa per ciascuno di noi. La realta’, per noi, e’ conoscibile solo con molta difficolta’…
      Buona settimana anche a te, caro Claudio 🙂

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  14. sai l’introduzione sembra scritta per gli insicuri e per le carenze di personalità che circolano.. Le tue riflessioni le trovo perfette, credo che per far tacere la mente ci voglia una grande concentrazione, mi ricorda tanto un vecchio esercizio yoga che alla lunga ti porta nella condizione di assenza di pensiero totale, che guarda caso è lo stato di coscenza alterata che usano per produrre incantesimi, ma anche per pregare nelle religioni, quante similitudini.. Che dici saranno un caso???

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    • Be’, ovvero per la maggior parte di noi, alla fine! 😉 😛
      Ovviamente le pratiche che riporti, e i loro risultati, non sono affatto casuali. Non e’ in fondo strano che se una cosa funziona viene replicata, seppure “condita” in modo diverso in accordo ai costumi e al folklore locale, in ogni parte del mondo 😉

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  15. E’ come nel viaggio?, cioè l’importante non è la meta ma appunto il viaggio che si compie? Sì, forse è così, ma quanto è lungo questo percorso, e quanto è difficile e, a volte, “come sa di sale”.

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  16. Ps: Ho intenzione di riprendere la serie di mini interviste, come facevo su Splinder, tra un po’ comincerò a inviare le domandine per fare una piccola “scorta” di mini interviste, spero tanto che vorrai rispondere anche tu, Wolf, mi farebbe tantissimo piacere!

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  17. Dici: “…ci sono riuscito solo a volte. Momenti in cui stavo molto male fisicamente, moralmente o psicologicamente.” A me è capitato semmai il contrario. L’astrazione dall’io (e di conseguenza la depersonalizzazione del pensiero) si sono presentati quanto mi trovavo in una situazione di serenità e benessere, per cui finivo per non desiderare altro e per non impegnarmi per realizzare nulla di importante e diverso. Questo però, a dire il vero, ha generato assenza di stimoli, assenza di risultati, quello che io spesso definisco “sonno”. C’è voluta una trasformazione in senso negativo del mio equilibrio nell’ambiente lavorativo, l’aumento dell’insoddisfazione ad ogni livello, per spingermi all’azione e per sviluppare il mio desiderio di comunicare, che è – credo – la funzione essenziale e caratteristica dell’uomo.
    Insomma, solo le difficoltà e un pizzico di angoscia e insoddisfazione riescono a produrre quello scatto di vitalità che porta l’uomo ad affinare le proprie capacità e a realizzarsi. Quello che così si realizza diviene patrimonio comune. Se tutti ci rifugiasssimo in noi stessi, probabilmente avremmo un mondo di pace e serenità, ma il genere umano non avanzerebbe di un solo metro, per il semplice fatto che non ne sentirebbe la necessità.

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    • Dipende ovviamente da quali sono le tue ambizioni e le tue mete. E’ pura contaminazione socio-culturale che l’uomo debba essere sempre proteso a “crescere”, sia come singolo che come specie. Anche se ci piace egocentricamente credere di essere non-animali, siamo animali come tutte le altre specie e, dunque, evolviamo già, come esse, secondo Natura.
      Il resto ce lo siamo inventati di sana pianta.
      Anche se possono sembrarci ideali positivi e mete meritevoli, quelle della nostra società restano pur sempre aspirazioni soggettive, individuali o sociali che siano.
      Io onestamente mi sono rotto di dover “crescere” sempre verso mete che non riconosco più. Le mie mete sono la serenità e la pace. Le mete degli altri le rispetto, naturalmente, ma le ritengo soggettive al pari delle mie.
      E se provo angoscia e insoddisfazione, è proprio perché alla pace ed alla serenità non sono arrivato.
      Arrivarci – cosa peraltro umanamente impossibile o quasi – vorrebbe dire “non avanzare più di un solo metro”? E avanzare di un metro… verso cosa? Verso quali obiettivi? E chi ha stabilito questi obiettivi? Chi ha detto che devono essere comuni per la specie umana e non per singoli o gruppi che ad essi, per scelta personale, aspirano? Quindi tutti coloro che in passato o nel presente hanno perseguito aspirazioni diverse, come quelle “spirituali” che inseguono la pace e l’allontanamento della sofferenza (è solo un esempio) hanno sbagliato e sbagliano? E chi è il giudice che lo stabilisce?
      Scrivi “per sviluppare il MIO desiderio di comunicare”, ma poi aggiungi “che è la funzione essenziale e caratteristica dell’uomo”. Ma chi l’ha detto? Chi l’ha stabilito? Per me il desiderio di comunicare – oltre a quella che è funzione legata alla sopravvivenza ed alla socializzazione di base – è fondamentale per la società moderna, non per l’uomo. Non dobbiamo credere che questa società sia l’unico modello di ambiente nel quale l’uomo possa esistere o al quale debba aspirare.
      Non è vangelo.

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      • La natura è anche crescita, Wolf: anche gli animali si evolvono. Noi abbiamo sperimentato una crescita infinitamente più veloce, grazie proprio alle nostre particolari capacità comunicative. Per questo credo nella comunicazione. Secondo me non è neanche possibile rinunciare, come specie, al nostro progetto di sviluppo, che è universale, perché è nella nostra natura. Personalmente, il mio ideale di uomo è lo scienziato, che studia e comunica i risultati della propria ricerca, non lo stilita. Ho grande rispetto per la meditazione e per tutte le metodologie alternative di conoscenza, ma mi auguro che il pensatore che intraprenda questo percorso porti a conoscenza dei suoi simili i risultati ottenuti e non si accontenti del proprio raggiunto benessere spirituale. Naturalmente le mie convinzioni non sono Vangelo, ma semplicemente conseguenza di una formazione in cui è stato prevalente il pensiero occidentale e scientifico, ortodosso o eretico che fosse, e il mio approccio continua ad essere, malgrado tanti segnali contrari, sostanzialmente ottimistico.

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      • E’ un argomento controverso, caro Guido 🙂 Personalmente non mi sento di dare per scontato che la direzione che la scienza prende, e ancora di piu’ dell’uso che di essa facciamo, vada nella direzione di una “evoluzione naturale” 🙂 Voglio dire, se pensassimo che sia necessariamente cosi’, allora non dovremmo neanche preoccuparci piu’ di tanto se queste scoperte ci porteranno all’estinzione (pensa al nucleare, ad esempio), poiche’ vorrebbe dire che… sarebbe disegno della Natura che cosi’ avvenga 😀 Il che puo’ anche essere, eh!!! 😛

        Credo che cio’ che possiamo dare per scontato e’ che la capacita’ intellettiva dell’uomo si sia evoluta, questo si’. Ma la direzione che poi abbiamo poi preso, con l’uso che di tale capacita’ abbiamo fatto e facciamo, e’… affare nostro, e non darei per scontato che sia una direzione corretta. Anzi…

        Ciao ottimista! 🙂

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  18. Buonasera wolf, piacere di ritrovarti:-)
    Ho interrotto il periodo sabbatico ed ho aperto un nuovo blog..
    così sto andando alla ricerca di qualche vecchio amico..così, eccomi qua..
    i tuoi post sono sempre molto interessanti!
    (ex daisy di Un libro per volare)

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  19. È un tema molto difficile da trattare. Credo che ognuno di noi, consciamente o inconsciamente, abbia elemosinato un qualcosa da qualcuno, chi poche volte e chi troppe, ma penso che non potrebbe essere altrimenti, che poi sia giusto o meno questo è un altro affare, ma non siamo il sole e quindi mi sembra impossibile vivere del nostro splendore. Io credo di avere elemosinato ben poco nella mia vita, ma dal mio punto di vista però, magari per qualcun altro potrei averlo fatto troppe volte, chissà!
    Non sono mai riuscita ad entrare in quel mondo di pace e silenzio che dici tu, mi piacerebbe farlo e forse un giorno ci sarà il motivo scatenante che mi porterà a questo. Te lo saprò dire 🙂
    Ciao un abbraccio

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    • Sicuramente è come dici, cara Dupont. Tuttavia, anche se è chiaro che nessuno “nasce imparato”, il fatto che tutti in un momento o nell’altro della propria vita hanno “elemosinato” qualcosa, non vuol dire non solo che non sia giusto ma neanche che si debba continuare a farlo per sempre. Nella vita si cambia, si può cercare di farlo per il meglio.
      Bene, anche io ti saprò dire se sarò riuscito a ripetere l’esperienza… magari senza necessità di dover ripassare per qualche momento drammatico! 😉
      Un abbraccio! 🙂

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  20. ..ecco sì, un po’ mi mancavano i tuoi “intortamenti”…
    tu che ci fai riflettere e aprire e chiudere e dimenticare aperto e via….

    accorgersi della vita, non arrabbiarsi se a volte va per la sua strada, l’importante che noi …sappiamo di esser dentro la nostra, e…sia quel che sia…

    abbracciatona…
    m.

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    • Si, incidentalmente e’ proprio il mio problema: aprire, chiudere, dimenticare aperto (nel senso di non dare seguito) e via! 😀
      E’ quel “sia quel che sia” che non si riesce a fare… 😉
      Abbraccio! 😛

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  21. “Vorrei estendere il tempo nel quale riesco a stare in esso, magari prolungarlo indefinitamente. Forse e’ un sogno, forse avrei dovuto perseguirlo con impegno e costanza molto tempo fa per riuscire a farcela. Ma puo’ anche darsi che anche questi dubbi siano un trucco dell’Io per evitarsi di morire.”
    Io credo che,nel momento in cui riuscirai a lasciar andare persino il desiderio di “estendere indefinitivamente il tempo in cui stare in quel silenzio” ci vivrai già permanentemente,non sento che è ,per te,un momento troppo lontano ma forse qualche piccola “tempesta”potrebbe allungare un po’ i tempi.Non prendertela e goditi anche il percorso o,se preferisci l’attesa che,andrebbe cancellata,ma è impossibile farlo……..

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    • Sei ottimista, secondo me sono molto distante invece, sempre che prima o poi ci arrivi, il che non è affatto certo! 😉 Ma quello che dici è vero e… molto Zen: forse finché uno lo cerca… non ce l’ha! 😉

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  22. Tocchi un tasto dolente in quanto ho passato gran parte della vita nell’eterna ricerca di far contenti chi mi stava vicino per avere in cambio approvazione, stima, ma più di tutto Amore. Tutto questo non è mai successo o se capitava la sensazione era così breve e poca rispetto all’energia impiegata ed ai miei sacrifici che non ne valeva davvero la pena, ma, sembra strano, era un desiderio più forte di me. Ora sembra cambiato qualcosa, sto bene anche con me stessa ed anzi a volte preferisco la mia compagnia e, con chi non mi capisce, compresi i familiari, tiro su una maschera e dò loro quello che pensano io sia, ma non il mio sé profondo, questo ora lo proteggo e me lo tengo caro. Ma rimanere in esso penso che possa essere per un tempo limitato perchè siamo immersi nella realtà materiale che ci stimola e ci mostra sempre cose nuove a cui dobbiamo rispondere.
    Ascolta Wolf, vorrei, quando hai tempo, che tu ascoltassi questi video su Youtube che sono molto interessanti e seri, vorrei avere un tuo parere: Mauro Biglino – Vittorio Marchi
    Grazie, un carissimo saluto a tutti voi, il Tomino com’è andata?

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    • Ciao Fulvia 🙂 Sì, infatti in teoria bisognerebbe appoggiare gli altri e – se è coerente – farli contenti, se lo si fa per non avere nulla in cambio, anche perché altrimenti, come già ti sei accorta da sola, si rischia di rimenere decisamente delusi. Quando però gli altri pretendono – o si aspettano – senza ragione e per puro tornaconto, il metodo migliore è proprio quello che dici te: fare muro contro muro è spesso più faticoso che… far finta di essere accondiscendenti. E spesso se ne esce anche prima. Certo, se la posta è particolarmente importante, non è sempre giusto farlo…
      Al momento ho dato un’occhiata ad entrambe le figure che proponi, sembrano argomenti interessanti… sicuramente le ascolterò con la dovuta calma 🙂
      Per Tomino è andata bene: non era nulla di grave 🙂 Ora siamo dietro ad eliminare qualche fastidioso parassita del pelo che ha creato una brutta dermatite a Julius, il gatto maschio. Pare che questo parassita, innocuo per l’uomo a parte qualche grattatina, possa essere la causa dei problemi per entrambi i problemi (di Tom e di Julius).
      Un carissimo saluto anche a te e… quando avrò visionato i filmati ti darò senz’altro il mio personalissimo parere. Tieni presente che ormai siamo alle porte del nuovo trasloco, quindi potrà volerci un po’ di tempo 🙂

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  23. Splendido contenuto quello del tuo post. E’ davvero l’unico nostro regno quel rifugio che talvolta sfioriamo e che ci dà tregua dalle tempeste che spesso sembrano travolgerci.

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  24. Querido Wolf, tu mi fai venire in mente Pirandello. Tra tanti personaggi…ma pensiamo nel dottor Fileno s’era fatto come un cannocchiale rivoltato, ti ricordi? Chi lo sa ci sia di aiuto riflettere su di esso. Un abbraccio, ma senza la neve, è l’estate.

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