La favola di Acaro – di Massimo Gramellini

Mi spiace un po’ ridurre a tre giorni la permanenza del post dedicato al mio adorato Julius 😀 ma facendo due calcoli, visto anche che nel fine settimana potrei avere difficolta’ a postare, anticipo ad oggi il post successivo 🙂
Si tratta di una breve fiaba scritta da Massimo Gramellini ripubblicata sul blog Aria da zeroschemigh 😉 Anche la foto che chiude il post l’ho tratta da li’.

Prima la fiaba, poi un breve commento…


La favola di Acaro
Massimo Gramellini

Acaro era un bambino affamato di vita. Ogni mattina a colazione mangiava due libri, uno salato e uno dolce. Il libro salato aveva la copertina scura e raccontava tutto il male del mondo. I suoi ingredienti erano le tragedie, i soprusi, le crudeltà. Il libro dolce, invece, aveva la copertina chiara e sapeva di miele. Parlava di sogni, di amore, delle antiche verità che l’uomo aveva dimenticato. Acaro cresceva sano e sereno. Ma una mattina non trovò più sulla tavola la razione quotidiana di pagine al miele. Per diventare adulto è dei libri scuri che hai bisogno, gli spiegarono i genitori […] Perciò acaro incominciò a mangiare soltanto il male […] L’umore era sempre basso, e rassegnati i pensieri […] Una mattina in cui rovistava in soffitta alla ricerca di qualche sapore che li impressionasse il palato, vide brillare una copertina chiara. Apparteneva a uno dei suoi vecchi libri. Ricominciò a sgranocchiarlo e, frase dopo frase, il suo viso riprese colore. Fu così che Acaro imparò a digerire la vita. Perché i libri scuri ti insegnano ad affrontarla. Ma solo quelli chiari ti ricordano che è trasformabile dai sogni”…

l’Ultima riga delle favole

massimo gramellini


Commento di Wolfghost: La penso esattamente cosi’. E’ un altro modo di dire cio’ che ripeto da tempo, a volte imbattendomi in qualcuno che non ci crede: da tutto si puo’ imparare, sia dalle cose cattive che da quelle buone. Cio’ che conta e’ lo spirito, il desiderio di migliorarsi o comunque di imparare; a volte perfino solo la curiosita’, il voler capire… in ogni caso cio’ che chiamo “vivere con gli occhi aperti”, senza rifiutare cocciutamente e arrogantemente ogni cosa si discosti dal nostro abituale modo di vivere, cosa peraltro umana ma… utopistica: per quanto si protegga il proprio orticello, prima o poi qualcosa interverra’ a turbarne la quiete. Non possiamo rifiutare di cambiare, ma possiamo cercare il piu’ possibile di guidare il cambiamento, o almeno di imparare da esso.
Non e’ necessario macerarsi sempre nel dolore per crescere. Certo, il dolore puo’ essere un grande insegnante a volte, ma non e’ il solo, e bisogna tenere a mente che se si accetta di crescere solo attraverso di lui… il prezzo da pagare e’ molto alto.

ponte sul mare

43 pensieri su “La favola di Acaro – di Massimo Gramellini

  1. Buonasera mio saggio amico…innanzitutto grazie per essere passato da me e per il consiglio 😉 Riguardo al tuo post concordo in toto, nel senso che è ormai un luogo comune che il dolore ci permette di comprendere e di crescere…, seppur vero nulla esclude che anche la gioia sia un  mezzo, uno stato d'animo a volte dettato da circostanze esterne, a volte è proprio insito in noi…, personalmente non mi faccio mancare nulla e la mia vita è tale che mi arrichisce ogni giorno perchè io voglio che ciò accade, ho lottato, lotto e lotterò sempre SORRIDENDO perchè Credo che ne valga sempre e cmq la pena!!!!Ti abbraccio fortissimamente….Con affetto e stimaSimona..

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  2. x Simona: belle parole le tue, cara Simona! Sempre lottare finché c'è anche un solo briciolo di speranza Altrettanto affetto e stima! x Anne: vero? E' piaciuto molto anche a me Bé… anche perché altrimenti non l'avrei ripreso, no?

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  3. mi piace il senso che hai dato alla fiaba….. è vero sai, a volte se si è doloranti per gli eventi della vita e ci si chiude a riccio, si è  talmente immersi nel turbinio delle cose che sconvolgono la quiete, che non si sopporta  il mondo che indisturbato  continua ad affrontare il quotidiano, non si sopporta la  gioia dei bambini, l'allegria delle persone che ci girano intorno …riuscire a cambiare nel dolore è una grandisima prova di coraggio.

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  4. Vero, di coraggio, ma anche di intelligenza. Bisogna arrivare a capire che rimanere chiusi a riccio e' controproducente… anche se umano, almeno per un periodo di tempo seguente ad un forte evento negativo.Grazie cara

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  5. che bello il tuo commento, mi è decisamente piaciuto più della storia.il fatto è che ogni insegnamento va translato nelle singole situazioni dove non è sempre facile riconoscere il giusto cambiamento, capire dove trarre la forza per affrontarlo e comprendere quando invece si richiede pazienza nell'immutabilità.buon weekendIsaac

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  6. Mi è piaciuta la fiaba,se posso vorrei postarla da me.I cambiamenti sono importanti,come gia' dicevo nel blog di un'amica comune la staticita' non è vita.Le nostre esperienze e la vita ci cambiano,la nostra crescita fa parte di un cambiamento come l'interagire con il prossimo.Tante volte il cambiamento  è inevitabile,altre fa parte di scelte individuali.Nulla è semplice….Buona serata Wolf…

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  7. x Tamango: grazie cara, buon weekend anche a te x Isaac: vero, spesso l'ago della bilancia è proprio il fatto di capire quando è necessario muoversi e quando è il caso di aspettare o addirittura ammainare bandiera bianca.Grazie e buon weekend anche a te

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  8. Ho letto da poco questo libro, spinta dalla firma del suo autore di cui mi piace il "buongiorno" e la rubrica della posta del cuore: è un uomo positivo ma mai stucchevole e in questo campo non è roba da poco! Condivido tutto anche se credo che l'elaborazione del dolore richiede il suo tempo e a volte può essere un po' lungo…ma questo non significa che ci si stia macerando! Buon W.e.!

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  9. x Lory: bé, per me puoi pubblicarla tranquillamente, casomai puoi chiedere a Zeroschemi, il "blogger originario" è lei Anche quando il cambiamento è inevitabile, una parte di "nostro" possiamo e dovremmo comunque metterla, perché il cambiamento può essere almeno in parte direzionato. A volte perfino solo per il fatto di riuscire ad accettarlo x Donnaflora: grazie, un bacione a te ed a tutte le persone… anzi tutti gli esseri viventi, che ti sono vicini

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  10. x Dorame: assolutamente, il "periodo di lutto" ci sta, e la sua lunghezza è individuale. Però è anche vero che spesso lo prolunghiamo troppo, anche quando non sarebbe più necessario…Buon WE!

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  11. Sai, io non credo nel "masochismo dell'anima"  e non credo che nessuno Voglia soffrire più di quanto strettamente necessario. E' che il periodo di lutto, come lo chiami tu, a volte va a sommarsi a dolore messo da parte proprio per non aver vissuto il periodo di lutto fino in fondo così la quantità da affrontare diventa maggiore e magari il perodo più lungo , o solo più intenso…e il guaio è quanto si perde in questa elaborazione in fiducia, elasticità, dolcezza, umanità…

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  12. x Katia: anche perché aspettare che sia perfetta per considerarla bella, vorrebbe probabilmente dire aspettare in eterno… e l'eternità non ci è concessa, almeno in questa vita Grazie cara, buon we anche a te! x Dorame: assolutamente, sono convinto anche io che la mente umana tenda naturalmente al benessere, purtroppo però spesso ci opponiamo al processo naturale del lutto, come dici te a volte lo rifiutiamo, in altre restiamo in esso per evitare di staccarci da qualcosa che in realtà non c'è più. Altre volte, infine, ci facciamo condizionare dall'esterno. Siamo in una società che ti porta a credere che se non soffri a lungo per la perdita di qualcuno o di qualcosa di importante, allora non gli eri attaccato, non gli volevi bene, non ci tenevi. Tutte cose che ci portano davvero a soffrire più a lungo del necessario.

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  13. diceva sempre il mio maestro…il  dolore apre porte che diversamente non si aprirebbero mai..perche' in fondo vogliamo essere ciechi…mai fu detta cosa piu' vera…e' altresi' vero che il dolore ti insegna a vivere…ma sull'altro piatto della bilancia esiste il bianco …la  bellezza…la gioia..spesso non riusciamo a vederla…ed e' questo il grande peccato…un bacioooooooooo N.

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  14. Sono d'accordo col tuo maestro solo parzialmente. Vero che, in genere, il dolore apre porte che altrimenti non si aprerebbero, ma ciò accade perché siamo noi a non essere capaci di crescere altrimenti. Il dolore, la perdita, possono portare una consapevolezza che noi non abbiamo voluto acquisire in precedenza, per ignoranza o pigrizia.Ciao cara

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  15. Uno splendido post, di cui ti ringrazio(come anche ringrazio per le parole gentili che hai lasciato da me).Ho potuto verificare con mano che il dolore o apre le porte o le chiude ancora di più. Per conto mio, tu lo sai, vivo a cuore spalancato (oltre che ad occhi aperti, sarà anche per il discorso "fotografia"), che poi ho sempre detto che il cuore non è una porta che si può aprire o chiudere, il cuore è semplicemente un varco, un'apertura…almeno per me.Un abbraccio. Grazie per gli auguri, ce n'è davvero molto bisogno, e per un sacco di motivi.

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  16. Bé, sono d'accordo ma solo fino a un certo punto: il cuore non sarà una porta che si apre e si chiude, ma è un varco che può essere tenuto più o meno aperto e i cui guardiani siamo principalmente noi.Allora davvero tanti auguri cara, ancora di più perché dici che effettivamente ce n'è bisogno!Un caro saluto!

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  17. Bella metafora.Il mio pensiero l'ho espresso un paio di post fa e lo conosci, ma vorrei aggiungere una vita di tutti libri dolci sarebbe altrettanto monotona.Credo che servano libri dolci e libri amari. A me è capitato dopo aver mangiato un paio di libri molto amari, di riuscire a scovare tutti i libri dolci che avevo intorno e che fino ad allora non avevo visto, ho imparato anche a vedere tutte le sfumature dei libri: mi aiuta a elaborare più velocemente i "lutti".Buon week end.

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  18. purtroppo è solo con il dolore che si cresce, che si fanno cambiamenti, nella maggior parte della gente la gioia è "dovuta" e lo deve essere anche in grande quantità …perchè delle cose piccole nemmeno ci si accorge più

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  19. Potrebbe sembrare strano, ma la misura della propria maturità è la capacità di accettare il cambiamento, di metabolizzarlo e trarne insegnamento. invece capità che piccoli cambiamenti (anche un taglio di capelli…) creino tanti problemi 🙂 🙂

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  20. Si, possiamo provare a strcene nel nostro orticello, ma le lezioni di vita vengono a cercarci, inesorabilmente, e più si oppone resitenza all'apprendimento, più la lezione arriva dura, spietata , annichilente. L'unica nostra possibilità è, come tu saggiamente suggerisci, seguire il corso delle cose e accompagnare il movimento. Ciao 🙂

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  21. x Riyuen: bé, sono contento che ti faccia riflettere Poi le conclusioni a cui si arriva sono esclusivamente personali x Giogugio: i libri dolci non sono mai "troppi", secondo me. Lo diventano solo se siamo incapaci di attenderci novità, di qualunque genere esse siano. Certo, non è facile: quando tutto va bene, in genere o ci si preoccupa (troppo) perché possa accadere qualcosa, o al contrario ci si adagia troppo.Grazie, e buona domenica pomeriggio

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  22. x Sabry: come scrivevo nel post, non credo sia così. O almeno così non dovrebbe essere. Diventa così quando non siamo consapevoli di ciò che c'è attorno, di ciò che ci accade. Allora diviene vero ciò che dici tu: non lo si apprezza più, e non si cresce più. Ma non sta scritto da nessuna parte che debba per forza essere così.x Happy: è vero, è vero!

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  23. x Iris: grazie cara E tu di favole te ne intendi, visto che ne hai scritte di stupende x Katia: esatto, anche perché è decisamente meglio e più costruttivo Buona notte e buona settimana anche a te!

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  24. Un grande maestro, purtroppo anche in questo caso non si impara.S'impara tutto e da tutto. Nessuno, penso, vorrebbe soffrire. Soffrire e gioire camminano in "coppia" come il male e il bene.Nel primo caso… difficilmente le sofferenze ce le autoprocuriamo o quantomeno ne siamo coscienti….nel secondo caso agire si può.

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  25. Il dolore  ha il suo binario, la gioia ha l'altro. Il treno va avanti grazie a tutte e due i binari. Così la vita. Mai trincerarsi solo e soltanto nel dolore, può diventare un binario cieco e questo non dobbiamo permetterci. Viva la Vita!Grazie Wolfghost e a presto!Rondine

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  26. veronon bisogna macerarsi nel dolore anche se non è facile, è più comodo, autoriflettente quasi consolantenon sono poi così sicura che il dolore faccia crescere, almeno non dopo una certa età e non prima di un'altra. E' un discorso lungo da fare ma credo che spesso il dolore paralizzi e bastaabbraccioMarina

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  27. x Jouy: in realtà credo che sebbene sia vero che la vita di per sé ci riserva purtroppo molto inevitabile dolore, altro ce lo aggiungiamo da soli. Quante volte sbagliamo per sufficienza, ignoranza, indolenza, mancanza di determinazione o di un poco di coraggio! x Rondine: già, cara Rondine, viva la vita! Grazie a te

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  28. x Marina: è vero, a volte è così, ma credo che ciò non sia inevitabile e che molto di nostro possiamo mettercelo. Qualcosa di importante e significativo possiamo farlo, altrimenti saremmo solo delle vittime.Abbraccio reso

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  29. La penso come te..macerarsi nel dolore spesso è solo autocommiserazione e paura di crescere. Il dolore per me si deve contenere e serve solo per continuare in maniera equilibrata il regolare corso della vita. E' uno stato emotivo un passaggio. Un abbraccio a te ^_^

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  30. x Anne: no, non è che non funziona… prova a ripassare alle 11! x Kirian: in attesa… meglio non esserci mai, diciamo che è meglio lavorare al fine di bastare a sé stessi. Poi, qualunque cosa in più arrivi… è ovviamente graditissima!

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