Ritorno a casa – racconto

Era tanto tempo che Klaus non tornava nella casa che fu della sua infanzia. L’effetto non poteva che essere strano… indefinibile quasi. Regnava il silenzio, dentro e fuori di lui, come se fosse necessario creare le condizioni affinché i ricordi riaffiorassero.
Fin dalla scalinata di marmo bianco, già ingiallito ai suoi tempi, una ridda di silenziosi pensieri fatti da immagini e intuizioni più che da parole, presero il sopravvento. Quanto gli sembravano più piccole quelle scale, quell’androne, rispetto a come in tutti quegli anni aveva ricordato! Si vedeva quando da bambino scendeva gli scalini a tre a tre, a quattro a quattro, perfino saltando rampe intere, servendosi del corrimano per darsi lo slancio. Ricordò quando, con orrore, vide un grosso topo di fogna che, non si sa come, era arrivato quasi all’ultimo piano, dove lui abitava con la famiglia.
Arrivò in cima, ma prima di andare alla porta scrutò il panorama dalla finestra del pianerottolo. Quanti piccioni feriti o troppo piccoli per volare erano entrati da lì! Quanti ne avevano curato, per poi lasciarli andare! Qualcuno di loro era diventato perfino amico di famiglia e, una volta liberato, tornava di tanto in tanto, come per gratitudine. Dalla stessa finestra una volta si poteva vedere una colonia di pipistrelli volare in lontananza, nei pressi di un vicino monte. Uscivano al calar delle tenebre, erano così numerosi da sembrare una nuvola nera. Uno di loro era anche entrato in casa una volta, che lotta per cercare di farlo uscire!
In basso c’era la terrazza appartenente al primo piano e, più sotto, il giardino antistante l’ingresso del palazzo, dove, ricordò, erano sepolti diversi animali che aveva avuto da bambino.
Un attimo dopo si decise e si trovò nel vasto ingresso dell’appartamento. A suo tempo era stato un unico salone, diviso da un semplice tendone verde. Riconobbe la spaccatura sul pavimento; andava da un lato all’altro della sala e si era sempre chiesto da cosa potesse essere stato provocato. Diede un’occhiata allo studio austero del padre, ad altre camere ad esso collegate. Poi attraversò un breve corridoio e si ritrovò nella grande camera che aveva a lungo condiviso con i fratelli. Un altro corridoio, stavolta più lungo. Altre camere. Il bagno dove il padre aveva a suo tempo tirato il collo ad una gallina comprata solo poco tempo prima… con risultati disastrosi: ci aveva messo un tempo interminabile e, da fuori, nonostante la porta chiusa, si sentiva il povero animale strillare disperato.
Poi la cucina, dove, sua madre raccontava, lui era venuto al mondo… ma chissà se era vero o se lei si confondeva con qualcuno dei suoi fratelli, più vecchi di lui.
C’era una porta finestra, un terazzino e delle scale di ferro che portavano al terrazzo. Le salì e si guardò attorno. Di nuovo lo ricordava molto più grande, ma era bambino allora.
Entrò nella soffitta. Era sempre stata usata come magazzino e, per scelta dei volatili che avevano utilizzato una piccola finestrella lasciata sempre aperta, come piccionaia. C’era ancora una grande confusione lì dentro!
Fu allora che gli venne in mente quello che non sapeva se trattarsi di ricordo o sogno: c’era un passaggio segreto in quella piccola soffitta, un passaggio che riportava alla cucina, ma… anche da altre parti, da qualche altra parte, non ricordava dove…
Nel corso degli anni aveva sognato quel passaggio innumerevoli volte, e ogni volta portava in un posto diverso. L’ultima volta fu nel tetro piano di un palazzo, apparentemente un ospedale, dove aveva visitato la madre morente, lì ricoverata.
Quel passaggio era stato così ricorrente nel suo mondo dei sogni, da fargli venire il dubbio che si trattasse di ricordi di un’infanzia lontana, piuttosto che di sogni.
Si guardò attorno, attentamente. Spostò alcuni scatoloni che erano davanti a dove gli pareva esserci il passaggio segreto. Ma trovò solo il muro.
Iniziò a tastare con attenzione la parete. Improvvisamente la sua mano non toccò più nulla… attraversò letteralmente il muro!
Con cautela ma decisione, Klaus attraversò la parete…

“Mark, ce l’hai stavolta vero?!”
“Non lo so, Barbara… si vede di nuovo quell’ombra che attraversa la stanza… ma forse è solo un gioco di luci…”
“Ma non è possibile! Sempre lo stesso percorso, in continuazione! E poi quel suono di passi, e la temperatura che si abbassa di colpo!”
“… non so che dirti, le immagini non sono chiare…”

Era tempo che Klaus non tornava a visitare la sua casa, dove aveva abitato un tempo…

scalinata

59 pensieri su “Ritorno a casa – racconto

  1. x Orchis: certo, ti sei spiegata bene Posso essere d’accordo, anche se l racconto è nello specifico solo opera di memoria e fantasia
    … mmm… sarà vero?

    x Katia: grazie Katia In diversi avete chiesto il seguito, ma questo racconto finisce proprio così

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  2. Il seguito…. perché no?
    Potresti far acchiappare il fantasma da un ghostbuster…. o farlo incontrare con i suoi discendenti… o farlo innamorare di una fanciulla che finirà col suicidarsi per amore, così da "vivere" per l’eternità col suo amato…
    Cosa? Sono tutte trame di film?
    Embè? Tu le riscrivi…. alla maniera del Lupo Fantasma!
    ‘notte ‘notte.

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  3. Bello!
    Io poi vado matta per le storie di fantasmi (ne ho perfino scritta una – su un fantasma da archivio, naturalmente) e questa è scritta proprio bene. A proposito, tanti racconti brevi se li metti insieme fanno un libro, per tornare all’argomento di qualche commento più in alto; e comunque non mi sembra che sul tuo italiano ci sia niente da dire.

    Allora, abbiamo un fantasma che ogni tanto ritorna nei luoghi dell’infanzia.
    Un fantasma, per come ci insegna la letteratura (e non solo) è un’anima che ha ancora qualche conto da saldare col passato, altrimenti non farebbe il fantasma di mestiere, al massimo aleggerebbe come presenza benevola.
    Klaus non è un fantasma malevolo e non fa nulla contro la famiglia che ora vive nel suo appartamento. In effetti non la vede nemmeno, è ancora imprigionato nel suo passato. 
    Perché la sua anima non riesce ad andare avanti? 
    Secondo la buona tradizione fantomatica c’è qualcosa di non risolto che ancora lo lega a questa terra – in apparenza è qualcosa di legato all’infanzia e alla casa, ma sembra che la sua infanzia non abbia lasciato particolari nodi da pettinare. Probabilmente il problema risiede in qualche altra zona della sua vita.
    La chiave, a quel che sembra, è il passaggio segreto, che è un corridoio verso Qualcosa – forse la sua evoluzione, o forse verso la ferita non rimarginata. L’ha proiettata sul passaggio segreto perché è qualcosa che gli è rimasto tanto impresso, dagli anni della sua infanzia, che se lo ricorda anche dopo la sua morte – ma è chiaro che si tratta di un Passaggio simbolico verso qualche zona della sua anima o della sua vita o tutt’e due.
    Conclusione: visto che un fantasma non può andare in analisi (a meno che non trovi un analista fantasma) e visto che da solo non riesce a sbrogliarsi, è chiaro che gli servirà un aiuto dall’esterno o continuerà a vagare intorno a quell’appartamento, magari a intervalli sempre più lunghi, fino a dimenticarsi perché è lì e cosa vuole.
    (Di solito, nei racconti ortodossi di fantasmi, a questo punto interviene qualche fanciulla di notevole accortezza e comprensione).

    Sì, a me le storie di fantasmi piacciono un sacco ^__^
    Buona Domenica!

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  4. eheheh bella la tua analisi, cara Murasaki Sì, il fantasma appartiene evidentemente ad una persona che non è "trapassata" nel migliore dei modi. Forse era attanagliata dal terrore della morte, forse dalla mancanza attorno a lui di persone care. Magari per questo adesso continua a visitare i luoghi della sua infanzia e il passaggio… chissà, magari un tempo lo portavano da loro, in ambienti più "caldi" della casa, così lui ci riprova…

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  5. ahahah vero, Blanca Tuttavia… pensa che ho scoperto solo di recente che per il buddhismo cio' ha una logica: ogni settimana infatti, chi è deceduto rivive la sua morte, almeno fino a quando non è riuscito a "passare oltre". A volte cio' che lo tiene fermo al mondo che ha lasciato è l'ira che prova verso qualcosa o qualcuno che è ancora nel mondo. Oppure, più in generale, perché è troppo attaccato a questa vita e non riesce ad accettare di essere morto.
    In fondo non è molto distante da certe credenze dell'occidentalissimo spiritismo, non è vero?

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