Nelle mani del destino – Il potere della convinzione – la morte.

– Nelle mani del destino –

 

Testa o croceUn grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.
Durante la marcia si fermò a fin tempio shintoista e disse ai suoi uomini: “Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino”.
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.
“Nessuno può cambiare il destino” disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia.
“No davvero” disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt’e due le facce.

Non possiamo cambiare certi aspetti del destino, ma, per quanto riguarda le nostre scelte e il nostro impegno, tutto dipende da noi. È vero che i condizionamenti ci sono stati per lo più instillati dagli altri, ma è anche vero che, da un certo punto in avanti, da quando cioé ne diventiamo consapevoli, saremo noi a decidere come affrontarli, se accettarli o liberarcene. In meditazione si fa affidamento sulla propria forza interiore (jiriki). È ad essa che si fa appello per risolvere i problemi.



Commento di Wolfghost: volevo continuare il tema trattato negli ultimi post. Una osservazione che mi viene spesso posta (stavolta da Capehorn), è che non sempre possiamo costruire il nostro futuro come vorremmo che fosse: a volte le circostanze si frappongono – anche pesantemente – tra noi e l’obiettivo, apparentemente portandoci ineluttabilmente a mancarlo.

Nella storia raccontata, l’esercito di Nobunaga avrebbe anche potuto perdere la battaglia ma certamente, grazie al potere della convinzione nelle proprie possibilità che Nobunaga – in questo caso grazie ad un artificio che ricorda la famosa favola del sasso magico che ci raccontavano da bambini – diede loro, esso attinse al massimo della propria forza e con ciò si diede il massimo delle probabilità di riuscire a vincere. E non è cosa da poco, pur se la certezza non è di questo mondo (su questo argomento tra l’altro scrissi anche uno dei primi post su Splinder, eccolo qua: Il potere della convinzione).

Di più: anche se avessero perso, la qualità della risposta alla sconfitta avrebbe determinato l’esito delle sorti dell’intera guerra o, almeno, l’attitudine mentale ad accettare la sconfitta serenamente, anziché macerarsi sull’esito della stessa, cosa che avrebbe avuto ripercussioni sulla loro vita futura, immediata o lontana che fosse.

Qual è la differenza tra una squadra che vince un campionato ed una che arriva seconda? Spesso non risiede nel fatto di non perdere mai, cosa che capita molto raramente, ma piuttosto in quello di recuperare fiducia il prima possibile dopo la sconfitta stessa. La squadra che riesce, torna presto al successo; quella che non lo fa, ci mette più tempo e il divario di punti potrebbe divenire incolmabile.

Ma prendiamo l’esempio più estremo: la vicinanza della morte. Apparentemente tutto è perso, non c’è più futuro, salvo quello più immediato. Eppure la qualità degli ultimi tempi è molto importante: ho visto persone spegnersi serenamente, altre essere tormentate dall’angoscia, e non vi nascondo che l’impatto su di me è stato profondo in entrambi i casi. Ricordo il resoconto di psicologi che aiutano persone ormai in fase terminale ad affrontare quello che chiamiamo “ultimo viaggio”. Essi dicevano che alcune di queste persone riuscivano a trovare una serenità tale da… imparare perfino in quell’ultimo periodo della loro vita e insegnarlo – di conseguenza – a chi era loro vicino.
So che potrebbe apparire una magra consolazione, ma ricordiamoci che la morte è l’unica cosa (assieme alla nascita, altrimenti non saremmo qua a discuterne) che prima o poi tocca tutti e della quale presto o tardi dovremo prendere coscienza e non potremo più fingere che non ci riguardi.
Le grandi religioni del mondo, ma anche ogni corrente spirituale che si rispetti, hanno tradizioni e studi che accompagnano la persona che sta morendo all’atto finale. Certo, molte lo fanno, almeno in apparenza, con la promessa di ottenere in questo modo il passaggio verso una dimensione più elevata, ma in ogni caso la serenità con la quale chi si affida ad esse affronta la morte è qualcosa di assolutamente impagabile, e oserei dire, una delle lezioni più importanti della vita stessa. Forse perfino la più importante, altro che “magra consolazione”. Quello che fanno quegli psicologi è una sorta di “spiritualità agnostica”, o perfino atea, non importa, perché il loro aiuto è indipendente dall’esistenza dell’aldilà.

Ecco perché sono sempre più convinto che la nostra risposta agli eventi che il caso pone lungo il nostro cammino, fa sempre la differenza, perfino quando tutto sembra perso.

mano luce

0 pensieri su “Nelle mani del destino – Il potere della convinzione – la morte.

  1. x Titti: ahahah mi piace la tua domanda: è simpatica, e solo apparentemente ingenua
    E’ mio avviso che la forza interiore si esaurisce solo quando noi accettiamo di arrenderci (escluso, sempre, le malattie, va da sé).
    La meditazione serve perché permette di "staccare la spina" e quindi recuperare un minimo di serenità, tranquillità, lucidità. Ma  non c’è solo quella. Puoi ascoltare musica, passeggiare nei parchi o nella natura, leggere un libro corroborante e adatto, che parli di chi "ce l’ha fatta", ad esempio.
    E’ importante circondarsi di esempi e cose positive. E anche ricordare di quando in passato abbiamo superato prove difficili, può aiutarci a capire che possiamo ancora farcela

    x Luna: sono assolutamente d’accordo, Luna, la penso anche io così

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  2. ti ringrazio per la spiegazione.. ma .. sarà che mi è capitato più di una volta che delle persone care siano morte dopo un lento e doloroso calvario .. e non so ma è un aspetto della morte questo che mi riesce proprio diffficile da digerire.. si finisce tutti orizzontali.. è vero.. ma alcuni lo fanno soffrendo,e tanto
    un caro saluto

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  3.  Ritsos

    Grandi stanze di vecchie case avite di provincia
    piene di fischi di navi lontane, piene
    di spenti rintocchi di campane e di battiti profondi
    d’orologi antichissimi. Nessuno abita piú qui dentro
    eccetto le ombre, e un violino appeso al muro,
    e le banconote fuori corso sparse sulle poltrone
    e sul letto largo con la coperta gialla. Di notte
    scende la luna, passa davanti agli specchi esanimi
    e coi gesti piú lenti rassetta dietro i vetri
    i fischi d’addio delle navi affondate.



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  4. x Alba: be’, ti capisco. Chi puo’ "digerire" una cosa cosi’? La mia "spiegazione" era solo per dire che a volte l’uomo porta piu’ danni che sollievo, allungando artificialmente la vita. Credo ne abbiamo avuto diversi eclatanti esempi nel corso degli anni…

    x Julka: grazie per questo composito commento
    Ognuno di noi ha i propri filtri, coltivati e cresciuti nel passare degli anni, con i quali percepisce la vita e gli eventi in modo differente rispetto agli altri.

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  5. E invece quella sorta di nostalgia ce l’ho pure io <.<
    Come se facesse parte di me, come se ci fosse stata una sorta di esistenza precedente.
    Conta che io non sto sopportando molto gli anni in cui sto vivendo e crescendo. Credo di vedere sempre di più un regresso anzichè un progresso.
    Ci sono tantissime cose che andrebbero eliminate, ci sono tantissime cose alle quali non si dà abbastanza importanza come invece si dovrebbe.
    Quelli erano anni fantastici..beh, per la musica ancora meglio =)
    Ormai la vera musica è stata dimenticata qui nel ventunesimo secolo!
    Au revoir!

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  6. Perché conoscevo solo questa piattaforma.
    Grazie ad un’amica che ha un blog da qualche anno (fagnimat/Rosanna) che mi ha spinto ad aprire un blog (tu, secondo me, hai un’enciclopedia di cose da dire…)
    Sarà stato il Destino sotto le sembianze Rosanniane a portarmi qui?
    Mah………..

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  7. Io penso che,(credo di averlo anche già detto??); intorno a noi ruotino infiniti potenziali destini ,quello che sperimentiamo è semplicemente la sintesi di quei destini su cui ci siamo focalizzati maggiormante…magari proprio perchè erano quelli che più aborrivamo……….oppure potrebbe anche non esserci una risposta così drastica ma  tutta una serie di influenze magari ricevuta dalla famiglia che ci conduce a  polarizzare la nostra attenzione  in certe direzioni piuttosto che altre,il resto è…conseguenza,
    Forse lo hai già letto,ma se ancora non lo hai fatto ,credo che potrebbe davvero interessarti questo libro:Transurfing:Lo Spazio delel Varianti,è il primo di una trilogia di Vadim Zeland.l’autore  lascia ,a volte delle cose come sospese …..poi ho apprezzato…quasi una maieutica direi piuttosto efficace!

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  8. x Diana: pensa che io non concordo molto, non ho mai creduto granché al "si stava meglio quando si stava peggio". C’erano pro e contro, come adesso
    Ma mi piace che apprezzi la musica di quegli anni… va a finire che l’apprezzi più di me! eheheh

    x Rosa: eheheh abbastanza!
    Grazie cara

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  9. x Azalea: bé… non vorrei rompere una bella credenza, ma Splinder è, è ancora di più era, una delle piattaforme più conosciute e più utilizzate Io la scelsi su consiglio di un amico che aveva il blog qua

    x Orchismoria: grazie per la segnalazione, ho già un altro paio di libri da ordinare, magari ci aggiungo anche questo
    Su quello che dici te, mi chiedo… non è che quella degli infiniti destini non è altro che l’insieme delle infinite possibilità? Voglio dire che ogni minuscola azione, evento o reazione ad un evento, crea ovviamente infinite possibilità, infiniti futuri, ma… che bisogno c’è di pensare ai… destini? Perché deve essere una scelta tra infiniti futuri "già scritti"? Non può essere semplicemente una scelta che determina una tra diverse possibilità?

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  10. …….beritrovato, wolf!!!!!!   sto ricostruendo a partire da ora il nuovo blog di magamedea, con le sue divagazioni e poesie…. aPPresto!!!!   torno a trovarti appena posso….. sto leggendo ermete trismegisto e corpo ermetico, per quanto riguarda la storia delle religioni e l’archeosofia… ^^  buonecose!!!!  D.

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  11. " Voglio dire che ogni minuscola azione, evento o reazione ad un evento, crea ovviamente infinite possibilità, infiniti futuri, ma… che bisogno c’è di pensare ai… destini?"
    Che cos’è un destino? Un percorso che può mutare o iniziare o finire ad ogni passo  o"minuscola azione-reazione ad ogni evento" come dici tu…
    In base a questa tua frase ,sono  certa che Transurfing ti piacerà,ma almeno in questo primo volume, l’autore non affronta il nodo cardine con cui ,prima o poi,sono destinate (appunto!!!) a fare i conti tutte le domande:La natura della realtà o perlomeno di quella che siamo soliti chiamare così!

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  12. Esatto, Allora, quello che volevo dire è che… se sostituissimo la parola "destino" con quella "vita"… la sostanza non cambierebbe.
    Per "destino" invece di solito si intende qualcosa di già scritto, già determinato, non qualcosa che è azione e reazione.

    Accidenti che domanda che è quella finale!

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