Che cos’è un cane… – “Il Perdono di Dio” di Paolo Frani

Questo è un racconto riportato da orchismoria nel suo blog Era l’anno del cane. Quando l’ho letto mi ha colpito come un pugno nello stomaco, ho sperato che fosse solo un racconto di fantasia, purtroppo però ci sono versioni che iniziano con le righe che ho aggiunto al post di orchismoria, in caratteri corsivi…

 



Premessa:
questa non è una favola, questa è un esperienza che è stata in grado, da sola, di infondere la fede in Dio ad un bambino. Un bambino che, per colpa sua o forse delle catechiste, non riusciva a capire il significato della Prima Comunione che si apprestava a ricevere. Dedico queste righe a tutti i cani del mondo.

cane

 

Il Perdono di Dio
Paolo Frani


Avevo sette anni. In tutta la provincia di Bergamo, il mio,era l’unico paese ad avere una Prima Comunione con bambini di soli 7 anni.
Dicevano, di noi, che era troppo presto, che non eravamo in grado di capire il significato del perdono di Dio.
Non avevano torto, infatti.
Per quel che mi riguardava, l’unico pensiero che mi passava per la testa in quei giorni era di correre a giocare con un grosso e vecchio cane, nero come il carbone, affettuoso come un cucciolo.
Il cane apparteneva ad un anziano signore, ormai vedovo, che abitava nella sua stalla a pochi metri da casa mia. Dietro la nostra casa, un prato saliva fino a formare una piccola collina, verde, con un sentiero che si arrampicava fino a scomparire dietro la cima.
Rochi, il suo nome.
Era davvero enorme, col pelo raso, la testa grossa e massiccia…sembrava un lupo, gli volevo un bene incredibile. Lui era come mi sentivo io, evitato per via dell’incomprensione, ma, in fondo, anche il mio caratteraccio era solo un modo per attirare attenzione, purtroppo nessuno capiva.
E la stessa cosa succedeva a lui. Evitato perchè nero e grosso, ma quella non era una sua colpa.
Purtroppo aveva il vizio di cacciare galline, e il suo padrone non poteva più sopportare il fatto che tutto il paese l’additasse come ladro di pollame.
Un giorno venne da me, mentre giocavo col mio unico amico, il suo cane, e disse:
” mi spiace, ma domani lo porto via, non posso più tenerlo, quindi stai a casa tua, domani, perchè lo porto via.”
La sua voce era incerta e mi spaventava.
L’indomani volevo almeno salutare quel cane così importante per me, dunque avevo deciso di andare a salutarlo a tutti i costi.
Mentre mi incamminavo, vidi il mio simpatico amico salire la collinetta, dietro casa mia, accompagnato dal suo padrone, che in mano teneva un grosso martello. L’avevo rincorso, ma non avevo fatto in tempo a raggiungerlo ed erano spariti dietro la collina.
Forse sarei riuscito a digli almeno addio.
Poco dopo sentii il rumore, un botto, il più terribile del mondo. In un silenzio surreale uno stormo di uccelli si era levato da un albero li vicino…il cuore cominciava a battere sempre più forte.
Avevo capito dove era stato portato il mio Rochi, e avevo compreso, in quel momento, di aver perso l’unico amico che avevo.
Poco dopo, il padrone del cane comparve dalla cima della collina e si incamminò verso di me, io lo aspettavo.
Quando mi raggiuse, mi disse che era l’unica maniera, che non aveva sentito niente, che aveva fatto la cosa giusta…una lacrima gli rigava il volto ormai arso dalla vecchiaia. Guardai il martello, sporco di sangue…il sangue di Rochi.
Ci incamminammo insieme verso la sua stalla, il vento scompigliava i capelli grigi dell’anziano signore che si era tolto il cappello, forse in rispetto del suo cane. L’erba mi solleticava le gambe e le mie lacrime scivolavano via fino a finire nel vento.
Un respiro, alle mie spalle, fermò il mio cuore per un attimo. Quando mi voltai, e il signore al mio fianco si voltò con me, una sagoma nera ci seguiva tranquilla.
Lo guardai. Quello che era stato il suo padrone si inginocchiò al suolo, distrutto dal rimorso a colpito dal terrore che il cane volesse punirlo.
In silenzio, rimasi a guardare come, un cane vecchio, stanco e tradito, si avvicinava con la testa bassa e sanguignolenta, la coda agitata come una bandiera e andava a leccare la faccia del suo amato padrone, quasi come se gli stesse chiedendo scusa di averlo spinto sino a quel gesto di punizione. Il signore esplose in un pianto, un pianto da bambino e abbracciava il suo cane, ormai sfinito ed incapace di reggersi sulle zampe.
E io vedevo.
Vedevo il perdono di un essere vivente che, dopo essere stato colpito a morte dalla persona più amata, si accingeva a farle il regalo più bello, immenso e meraviglioso che un uomo pentito potesse ricevere, il Perdono.
Quello fu, per il bambino che ero, la visione del perdono di Dio.
A lungo piansi vicino al corpo dell’amico più caro, ormai esanime, stretto forte dalle braccia di quello che fu il suo padrone.
Quando ci fu la riunione prima della cerimonia della prima comunione, la catechista ricominciò il suo discorso copiato da qualche volume trovato chissà dove, che recitava come l’uomo ricevette il perdono di Dio.
Allora, piangendo gli chiesi:”…ci hai parlato tanto di quel perdono, ma Dio ci perdona tutti i giorni…tu ti sei mai accorta quando succede?…”

Questa storia è per te, per te che abbandoni il tuo cane per andare in ferie, per te che non ti rendi conto e forse non ti interessa nemmeno di quello che il cane proverà mentre ruote di macchine costruite dall’uomo strazieranno il suo corpo. Facendolo agonizzare sull’asfalto fino alla fine.
Questa storia è per te, che non te ne frega di lasciarlo legato ad una catena tutto il gorno senza nemmeno la possibilità di correre, giocare, o anche solo dissetarsi.
Questa, è per te, che non ti rendi conto di quello che lui arriverebbe a fare pur di non abbandonarti.

E ricorda, quando sarai in chiesa e il prete narrerà il tradimento di Giuda, che stanno parlando anche di te, che quest’estate sacrificherai la vita di un cane per le tue ferie.

 



Commento di Wolfghost: I cani, gli animali, non “perdonano”, non nel senso che diamo noi al termine, poiché loro non hanno bisogno di perdonare. Siamo noi ad aver bisogno del perdono per abbandonare l’ira e l’odio verso chi ci ha fatto del male; gli animali non odiano, mai, nemmeno per un solo secondo, perfino chi si macchiasse di crimini orrendi nei loro confronti, di veri e propri tradimenti, come quello descritto nel post.
Il desiderio di perdonare nasce dal senso di colpa, dalla consapevolezza di essersi macchiati di un crimine, legalmente punibile o non punibile che sia, grande o piccolo, che sarà scoperto oppure no.
E’ mia convinzione che il senso di colpa nasca dalle sovrastrutture mentali tipiche dell’uomo, così come i crimini “innaturali” dei quali esso si macchia. Gli animali agiscono per istinto, uccidono per istinto; ciò che fanno non è una vera e propria scelta. Possiamo dire che anche la loro è crudeltà, ma solo perché vestiamo i loro gesti di significati umani, non naturali.
La scelta l’abbiamo noi, con la nostra ragione. Purtroppo spesso, invece di applicare tale ragione in senso positivo e costruttivo, lo facciamo in senso negativo e distruttivo.
La dimostrazione di questo, la indica la stessa Orchismoria, che, rispondendo al mio commento sul suo post, dice “non mi sentirei di escludere la realtà della vicenda, purtroppo è anche tutta una mentalità “vecchia” che, in alcuni, magari sia pure solo inconsciamente, perdura ancora. Per quanto ci sia affetto, il pensiero di fondo resta ‘è “solo” un’animale’….. Questo ci insegna anche un altro indigesto aspetto della realtà e cioè che non è vero che i sentimenti sono “liberi” in realtà. Vengono sperimentati secondo i codici dell’epoca, della cultura, dell’educazione e delle esperienze vissute precedentemente.” – ecco, questa mutabilità dell’uomo e dei suoi sentimenti in accordo alla “cultura” e all’epoca storica, sono la dimostrazione che l’istinto e la naturalezza – che invece sono la base, sostanzialmente immutabile, nell’animale – c’entrano poco. Non è un caso che anche gli animali, perdono in parte i loro istinti naturali proprio quando sono in “cattività” (già il termine è indicativo, no?), ovvero in un contesto non naturale.
Gli animali rispettano la Natura, perfino quando diciamo che sono crudeli, poiché loro stessi sono la Natura.
Noi abbiamo voluto porci, nel corso dei secoli, fuori dal contesto naturale e, identificando Dio con la Natura (se questo vi disturba potete pensare il contrario, la sostanza non cambia), facendo così, ci siamo allontanati anche da Dio.
Non è un caso che il risveglio spirituale coincida – se preferite comprenda – l’amore per la Natura.

E dopo il crudo racconto, qualcosa che faccia sorridere, sempre dal blog Era l’anno del cane 🙂

0 pensieri su “Che cos’è un cane… – “Il Perdono di Dio” di Paolo Frani

  1. E’ una bella teoria quella che tu hai esposto riguardo Dio. Mi piace più di tante altre, ed è anche certamente più credibile, secondo me. Poi io ho delle grosse difficoltà con gli atti di fede, quindi…
    In ogni modo, secondo quel che dici il concetto di perdono acquisisce un "significato" un po’ diverso, che traspariva anche dal tuo commento al racconto, credo.
    In realtà, comunque, quel che volevo dire è che quando una persona fa una cosa del genere ad un animale scivola a livelli di infamia tali che mi fa veramente incazzare. Altro che perdono.
    Poi che l’animale sia guidato dall’istinto e dalla fedeltà e quindi torni dal padrone, nonostante le bassezze che questo può fargli patire, è vero. Purtroppo…

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  2. x Anna: grazie cara, buona settimana anche a te!

    x Eomer: ahahah deliziosa questa bimba che spunta tra le foglie autunnali! Sara’ proprio l’autunno??

    x Cristina: non e’ una risposta semplice. Coscienza ha piu’ a che fare con una morale che puo’ – e spesso e’ – non assoluta, ma mediata dalla cultura. Consapevolezza e’ qualcosa che va invece in direzione "assoluta"…

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  3. x Nico: infatti, riguardo al perdono, dico anche che lo "uomo consapevole",che sia in grado di "comprendere" la natura stessa del prossimo, probabilmente non ha mai bisogno di perdonare, poiche’ comprende che anche il peggior atto di infamia deriva dalla nostra stessa debole e fallace natura di uomini. Aggiungo sempre pero’ che cio’ non significa dare un colpo di spugna e permettere che chi agisce in maniera dannosa per noi o per altri, animali compresi, possa aver modo di ripetersi. Di fatti, la giustizia per me non serve a "punire", ma piuttosto ad impedire che chi si e’ dimostrato pericoloso possa esserlo ancora.

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  4. "Incondizionatamente"….Secondo me è questa è la parola che descrive il modo in cui gli animali amano. E’ come nel caso dell’abbandono, dove il cane non smette mai di sperare di tornare col col suo amato padrone.
    Il racconto, senza dubbio fa riflettere sulla questione del perdono. Ma mi domando, Wolf, anche se ognuno di noi ha colto a pieno il senso del perdono di Dio, siamo capaci di perdonare chi commette atti comparabili (o maggiori) a quello dell’anziano signore narrato sopra?
    O è necessario il pentimento?
    E’ giusto perdonare anche coloro che non si pentono delle loro crudeltà e per questo continuano a commetterle?
    Perchè io, da umana, non ci riuscirei.
    Un saluto, Genny.

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  5. …cosa mi ha fatto pensare? ….che ci si può comportare così, metaforicamente, anche tra gli umani.
    …..l’atteggiamento che mi piace pensare possa essere il migliore , credo sia quello di non aspettarsi mai niente….quello che viene, e se viene, è già tanto, è tutto.
    Si è già tutto, perdonato in partenza.

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  6. Ciao Wolf, questa volta invece che una cosiderazione od un commento ti lascio una mia poesia in tema ed in vernacolo che scrissi tempo fa’

    ♦♦ ‘r giocattolo ♦♦

    E’ di ciccia e un è ‘n cartone
    quer compagno che ti lecca tutto l’anno
    e poi per ringrazia’ d’estate
    l’attacchi ar parapetto cor cordone.
    Bello bellino fammi anco l’inchino
    portami anco le ciabatte
    ma un’ ci sputa’ vicino
    che schifo bastardino
    smetti o ti do’ du’patte
    Se questo e ‘r modo allora caro fesso
    pensa se un giorno la natura
    tenendo d’occhio ‘n cesso
    t’avesse fatto nasce di verdura
    ‘N amico …
    E come  dici ar fresco
    d’inverno cor guinzaglio ‘n mano
    tutto pavone a giro pe’ la piazza
    e ‘r vento t’accarezza piano piano
    Ma come viene estate e le vacanze,
    diventa impiccio, n’do lo metto?
    e giri trapelato tre le stanze
    poi poi pensi si… L’attacco ar muro
    Tanto quarcuno lo trova di sicuro
    e capace si trova pure meglio…
    Vai fai lo stronzo che ti riesce bene
    ma pensa a quando vecchio i tu’ nipoti
    c’avranno da piazzatti per le ferie…
    Mi scuso per le volgarita’ contenute nel dialetto, ma come disse il prete all’altare ..quanno ce vo’ ce vo’…

    Concordo con il tuo pensiero, gli animali non sentono sensi di colpa, ma in questa particolare storia, è bello immaginare qull’ultimo drammatico atto. Bellissimo post

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  7. x Genny: credo che la risposta (quella mia almeno) alla tua domanda sul perdono sia nel commento #55.
    Per quanto riguarda il cane, l’animale in generale, non credo conosca la parola "tradimento", non penso capisca di essere stato abbandonato o tradito. Lui ha "fiducia" nel suo padrone (tra virgolette perche’ non so quanto siano applicabili agli animali i termini che indicano le nostre emozioni e stati d’animo), si’… si puo’ usare la parola "incondizionatamente", ma di nuovo… e’ una parola che all’animale non si applica, perche’ l’animale non conosce altre forme…

    x Zeroschemigh: prima di tutto benvenuta Assolutamente, io il parallelo l’ho gia’ portato nei riguardi del razzismo infatti. Gchick, nel commento #42, ha citato le parole di Gandhi "Il livello morale di un popolo si può giudicare dal modo in cui tratta gli animali". E credo sia vero…
    L’atteggiamento che richiami ricorda le scritte che i nostri padri o nonni appendevano nelle loro case, e che piu’ o meno sentenziava "Fai il bene… e scordalo!"

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  8. LEO ! mi ricordo di lui, anche il mio blog gli aveva reso omaggio:-)

    Leggendo il racconto ho chiuso gli occhi, istintivamente, x distogliere lo sguardo dalla  scena che stava x essere descritta al di là di quella collina..che fosse inventato..poco conta, xchè purtroppo  perché troppe di queste meravigliose creature diventano realmente vittime della violenza e del tradimento umano. 

    i video nei commenti:ultima evoluzione di splinder!! it’s incredible!!!

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  9. x Yasmine: grazie Yasmine, buona notte e buona continuazione di… sensazioni di autunno. Mi sa che adesso si fa sul serio col fresco, eh?

    x Argynnis: Grazie e… benvenuta!

    x Griza: ahahah in generale è così anche per me… ma non dobbiamo generalizzare, dai!

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  10. x Daisy: è vero, anche fosse stata falsa, purtroppo tante altre storie, vere, sarebbero esistite… Bello il video! Ho visto che sono i cani di un rifugio a San Marino…

    x Anna: ahahah quindi eri causa del tuo stesso male! Bene, l’hai risolto!

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  11. Solo l’ uomo ha il concetto di "perdono". Solo l’ uomo, fra gli animali, agisce con cattiveria, uccide per divertimento (ad esempio), infrangendo le leggi di natura.E’ l’ uomo che per questo ha bisogno di inventare il bene/il male, e di conseguenza "il perdono divino" per i proprio errori. Gli animali non perdonano. Seguono le leggi di natura. Uccidono per mangiare. Uccidono i più deboli della nidiata. Si.
    Il cane, come il vicino parente Canis Lupus, non abbandona il proprio branco. Lo difende.E rimane vicino al capobranco a costo della vita.
    Questo è il padrone per un cane.Questo è quello che un uomo difficilmente riesce ad essere, ma che dovrebbe imparare.
    E al di là di questo..
    Ho pianto.

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  12. Brava Iris, condivido le tue parole. Anche quando un animale uccide "giocando", come un gatto con un animaletto, in realtà agisce sempre per istinto e non con volontà conscia, come l’uomo. L’uomo avrebbe la consapevolezza per evitarlo… ma sceglie di non farlo, anzi si accanisce come se non capisse il valore della vita. Come se "vita" fosse applicabile solo all’uomo stesso…

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  13. ops, mi è saltato il commento precedente, ripeto che hai scritto un ottimo commento Wolfghost su un racconto che prende la mente e il cuore.

    Mi è particolarmente piaciuto il confronto con il perdono di Dio.

    Ho due cani ed un gatto e posso ben capire il dolore che si prova, perché altri se ne sono andati.
    E’ vero come dici tu che i cani agiscono per istinto ma, a volte quando Fiona (la boxer) si avvicina per una carezza l’istinto sembra un sentimento, oppure quando ad una certa ora di sera vuole uscire per fare la guardia, sembra che si senta responsabile di me e della sua famigliola.
    Grazie!

    Rondine 🙂 

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  14. mah… istinto e sentimento spesso sono due cose che si intersecano e sovrappongono… Entrambi possono non essere mediati dalla ragione. Insomma… non sono in cotraddizione: perché mai il sentimento non potrebbe essere istinto?

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  15. x l’utente anonimo: ciao Mi spiace che non hai ottenuto pronta risposta, ma questo è un blog, non un forum: in genere rispondo solo io ai commenti e… non è che sono sempre collegato
    Il video non si vede, c’è solo un rettangolo bianco…

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