Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato

giumentaLA GIUMENTA MORTA DI STANCHEZZA
di Paulo Coelho

Nasrudin decise di cercare nuove tecniche di meditazione. Bardò la sua giumenta e iniziò un pellegrinaggio per il mondo: andò in India, in Cina, in Mongolia, conversò con tutti i grandi maestri, ma non ne ricavò nulla.
Sentì dire che c’era un saggio nel Nepal: si recò fin laggiù, ma mentre stava salendo sulla montagna per incontrarlo, la sua giumenta morì per la stanchezza. Nasrudin la seppellì in quello stesso luogo, e pianse di tristezza.
Passò un uomo e disse: “Questa dev’essere la tomba di un santo, e voi eravate suo discepolo. Sicuramente, state piangendo la sua morte”.
“No, è solo la tomba della mia giumenta, che è morta di stanchezza”.
“Non ci credo – disse il passante -. Nessuno piange per una giumenta morta. Questo dev’essere un luogo santo, dove accadono i miracoli, e voi state tentando di nasconderlo”.
Per quanto Nasrudin discutesse, non servì a niente. L’uomo si recò al paese vicino, raccontò a tutti la storia di un grande maestro che operava guarigioni sulla sua tomba, e ben presto cominciarono a sopraggiungere i pellegrini. A poco a poco, la notizia della scoperta del Saggio dal Lutto Silenzioso si diffuse per tutto il Nepal – e sul luogo accorsero moltitudini di persone.
Vi giunse anche un uomo ricco, che ritenne di essere stato ricompensato e perciò fece costruire un imponente monumento nel punto in cui Nasrudin aveva seppellito il “suo maestro”. Visto l’accaduto, Nasrudin decise di lasciare le cose come stavano. Ma imparò una volta per tutte che, quando qualcuno vuole credere a una menzogna, nessuno lo convincerà del contrario.

 



Commento di Wolfghost: Almeno 15 anni fa frequentai un gruppo che faceva pratiche di meditazione. Si trovavano in una bella e ampia casa con tanto di terrazzo e praticavano in particolare la “Meditazione Dinamica” di Osho, che consiste in una danza sfrenata di quindici minuti, nella quale ci si può muovere e gridare come si vuole, per poi – quando la musica “vivace” finisce e inizia quella tranquilla – lasciarsi cadere a terra e, sfruttando il fatto di aver scaricato le energie, entrare facilmente in meditazione. Poi c’era il periodo della condivisione, nella quale ognuno diceva cosa aveva provato, e infine si cenava tutti assieme con ciò che ognuno aveva portato dalla propria casa.
Mi resi ben presto conto che, come spesso avviene, per diverse di queste persone la meditazione era solo un pretesto per fare gruppo, e ciò a poco a poco mi allontanò, ma alcuni di loro erano davvero dotati di profonda e bella spiritualità.
In quel periodo ero in difficoltà, una persona a cui tenevo molto si trovava in grave crisi, io ne percepivo la disperazione ma per quanti sforzi facessi per aiutarla, essa continuava ad andare dritta verso il suo baratro.
Chiesi l’opinione della persona spiritualmente più dotata del gruppo ma, invece di udire parole di comprensione verso quella persona, come mi aspettavo, ascoltai una lezione destinata a diventare tra le più importanti della mia vita, una lezione di poche parole, detta con un’improvvisa serietà che lasciava trasparire, senza ombra di dubbio, essere di chi aveva dovuto impararla tristemente sulla sua pelle. La lezione era “Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato”.
Non importa quanto bene potrebbero fare le nostre parole se venissero ascoltate, per chi, nella sua testa, si rifiuta o non è in grado di mettere in discussione, le proprie idee.

senza uscita

 

0 pensieri su “Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato

  1. x daisy: bé… pensa che quell’aneddoto l’ho raccontato su un altro blog un po’ di tempo fa, seppure usando parole diverse, e pensa che… lo lessi proprio da Coelho! 😉
    Comunque questa verità è difficile per due motivi: il primo è perché dispiace vedere una vita buttata quando chi la butta avrebbe la soluzione sotto mano se solo accettasse di vederla; il secondo è che… c’è un po’ di egocentrismo nel vedere che non si è stati capaci di risollevare quella persona. Come dici te, capire che ciò fa parte della vita, è un processo che richiede tempo 🙂

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  2. …in alcuni casi, sarebbe sufficiente uno sforzo minimo per uscire dalla spirale negativa. Difatti, visto dall’esterno si possiede quella obiettività che fa difetto, invece, all’interessato.

    Capita che, chi richiede aiuto (…o non richiede…) paia essere più interessato a perpetuare la sua situazione, quasi fosse uno scudo dietro a cui pararsi, che risolverla positivamente.

    O.

    C

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  3. x yasmine: tenera colazione? La domenica? No, io la domenica mi alzo piu’ vicino all’ora di pranzo! eheheh 😉 E come diceva mia madre, “Domani [domenica, ndr], il primo che mi sveglia lo uccido!” ;D

    x O.: e’ vero, credo che la tua sia una esposizione un po’ cruda ma vicina alla realta’. Io penso che piu’ che altro queste persone sappiano inconsciamente che per risolvere la situazione dovrebbero fare una “rivoluzione”, dentro e fuori di loro, e siccome pensano di non esserne capaci o hanno paura delle conseguenze che potrebbero scatenare, preferiscono stare nell’antro buio ma rassicurante (in quanto conosciuto) che si sono via via scavati con le loro stesse mani.

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  4. x Anna: grazie cara, anche per l’informazione. Pur essendo Genova certamente piu’ calda (tranne che quando tira vento freddo), sara’ meglio che mi bardi bene per andare allo stadio nel pomeriggio 😀

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  5. E’ una riflessione verissima, nesseuno può essere aiutato se non desidera essere aiutato: le parole scivolerebbero vita come acqua sul vetr, nella migliore delle ipotesi oppure si susciterebbe fastidio.
    Niente può entrare in un cuore chiuso!

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  6. …queste persone ricordano un pò Linus (…il fumetto…): toglili la coperta e non è più Linus e, altrettanto, può succedere se si eliminano certi meccanismi psicologici. Questi, nel tempo, sono diventati come la coperta di Linus.

    Da qui il procrastinare all’infinito il cambio di direzione.

    O.

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  7. E’ come seminare su un terreno che, in quel momento non è fertile… Ma non è detto che col tempo anche i più “testardi” non riescano a trovare la strada giusta, e magari anche grazie a quei consigli, a quegli aiuti non richiesti che sono arrivati quando non era esattamente il momento giusto…
    Anch’io ho fatto la meditazione dinamica di Osho, sai? E più o meno nel tuo stesso periodo.
    Ah, ma temo mi sia servita a poco: la via per la saggezza è molto lunga…
    Bacione!
    :-)*danj

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  8. x happy: sono d’accordo, anche se è giusto provarci, poiché il grado di chiusura di una persona può essere a noi sconosciuto. Almeno all’inizio.

    x O.:Linus! Famosa figura mitica usata in psicologia, un po’ come i miti greci! eheheh
    Essi infatti si svegliano – a volte – solo quando quella coperta la perdono definitivamente. Altre volte però, quella perdita li fa sentire irrimediabilmente persi. Persi senza speranza.
    Perdere la coperta è un metodo molto più pericoloso che cercare, faticosamente e dolorosamente, di ripiegarla da soli.

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  9. x danj: … ma come cara? Te stessa dici che i risultati della semina possono vedersi anche molto più tardi, no? 😀 Chissà… magari adesso sei come sei anche grazie a quelle pratiche 😉
    Come rispondevo a qualcun altro, sono d’accordo che molti semi cadano nel terreno fertile delle anime di molte persone per maturare poi magari dopo tanti anni. Almeno per qualcosa, è certamente successo anche a me.
    Purtroppo però, mi è anche evidente che ci sono persone per cui questo processo è destinato, tristemente, a non compiersi.

    x Angelesey: veramente Anna, mi pareva che tu fossi interista… ricordo male? 🙂

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  10. Però, forse ciascuno di noi cerca un’illusione, un sogno, un appiglio cui aggrapparsi.
    E a volte si può comunque aiutare, anche contro il volere di chi sembra rifuggere da ogni genere di consiglio o di aiuto.
    Un bacione 🙂

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  11. Certo che ricordi bene noi si era gemellati,poi non so cosa sia successo tra le due tifoserie…
    Ma che carini che siamo parliamo di tutto e di più in casa tua:))
    Dolce notte Wolf…
    bacio**
    Anna..

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  12. x ilavi: ahahah va bene… cercherò di accontentarmi ;D
    Buona settimana anche a te 🙂

    x yasmine: no, per fortuna quando arriva un commento non c’è alcuna campanella che mi suona in casa! 😀
    Abbraccio e buonanotte! 🙂

    x anne: purtroppo è quel “a volte” che rovina sempre le cose 🙂 A volte, infatti, questo non avviene, ed ogni sostegno diviene inutile…
    I sogni vanno bene, guai a volerli eliminare, ma quando essi divengono inesorabili illusioni, è necessario lasciarle andare…
    Bacione :*

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  13. x Fiore: buonanotte a te 🙂 Fai riposare bene quell’inesauribile vena pittorica che ti è caratteristica 😉

    x Anna: bé, allora ti dirò anche che molti anni fa in casa mia eravamo tutti… juventini! 😀 L’unica voce discorde era quella di mia madre, che era… interista! ;D
    Buonanotte e bacione a te :*

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  14. una mano tesa…null’altro.
    Sta a chi affonda decidere se afferrarla oppure no.
    … a volte, però, ti trascina con se …ci vuole tanto tanto equilibrio per non soccombere insieme.
    Un abbraccio, il tuo blog è stupendo.. 🙂

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  15. Benvenuta, eclissedisole 🙂 Grazie per il complimento 🙂
    E’ assolutamente vero cio’ che dici: bisogna essere forti per non farsi trascinare nel pantano, bisogna riuscire, per quanto si possa essere coinvolti, a mantenere un minimo di distacco e oggettivita’.
    Altrimenti, oltre a non aiutare l’altro, si finisce male noi stessi.
    Scrissi anche un post su questo argomento: Distacco: solo essendo un po’ egoisti si preserva la propria integrità

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  16. Hai ragione, Wolf, in effetti è servito eccome!
    Mi accorgo che ogni piccola cosa nella mia vita è stata un tassello prezioso, nel bene e nel male, ma mai mai è stata… invano.
    E’ il mio carattere che mi porta e essere sempre insoddisfatta, ma a rifletterci su devo dire che come sempre hai ragione tu!!!
    Baciiiiiiiiiiiiiiiiiii
    *danj ( sempre di corsa pure io in questo periodo, mannaggia al lavoro)

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  17. Io credo che la grande, vera differenza tra le persone e’ se queste vivono “con gli occhi aperti”, ovvero con il desiderio di imparare, o se invece sono cieche a cio’ che accade loro. La tua perenne insoddisfazione e’ certamente dettata dal desiderio di conoscenza, quindi… non lamentartene! ;D

    Non preoccuparti, anche io sono perennemente sott’acqua col lavoro in questo periodo 😦 Ma… meglio tanto lavoro che niente, vediamola cosi’ 😉
    Bacioni! :*

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  18. questo è vero…ma è anche vero che è giusto che ciascuno offra all’altro il proprio consiglio o sostegno. magari non verrà recepito, ma le parole comunque resteranno, si sedimenteranno, a distanza di tempo potrebbero tornare in mente. magari nel momento in cui la mente dell’altro è più aperta, o ricettiva.
    un abbraccio.

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  19. E’ vero, naturalmente, ma credo che un limite ci possa essere. Offrire tutto il braccio, oltre che la mano, ha senso quando può servire a qualcosa. Quando diventa mero e inutile sacrificio di sé stessi, quando vuol dire affondare assieme all’altro… bé, meglio pensarci bene 🙂

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  20. a questo proposito ho scritto un post…sullo schema IO TI SALVERO’…
    ps hai confuso due meditazioni di Osho..la meditazione Dinamica inizia col respiro caotico, la Kundalini con lo scuotimento poi la danza.
    un sorriso

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  21. Ciao Ameya 🙂 Lo leggerò senz’altro 😉
    In quanto alla meditazione dinamica, a rigore è vero, essa dovrebbe iniziare col “respiro caotico”, ma quello che ho visto in giro, perfino nei gruppi di Osho stesso, è che solitamente la prima parte viene omessa.
    Un sorrisone a te 🙂

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  22. Ho pescato questa riflessione di tanto tempo fa e all’inizio ho pensato: è incredibile come i temi tratti da Wolfgost, io le ho trattati in poesia! Poi ci ho riflettuto sopra e sono arrivata alla conclusione che noi che scriviamo non diciamo nulla di nuovo o di eccezionale, sono tutti temi già trattati da altri. E’ il modo come ci esprimiamo che cambia.

    Il fatto fu che divenni amica di una poetessa che abita a Roma. Frequentava psichiatri e usava le medecine per una grave depressione.
    All’inizio non sembrava, seppur piangeva con facilità e sembrava che volesse per "forza soffrire", come se il dolore in qualche modo la gratificava.
    Io, con il mio modo di vedere le cose, cercai di riportarla alla luce e alle piccole gioie quotidiane, ricordandole di avere una bella figliola e non stava nemmeno male economicamente.
    Ma di fronte alla sua insistenza di soffrire, un dì le dedicai una poesia. Se la trovo te la pubblico, in ogni modo diceva: che non era un male peggiore, di un’Anima che non vuole guarire.

    Più o meno la stessa cosa di cui ci hai fatto riflettere con il tuo testo.

    Beh, mi fa piacere che gli argomenti, ad un certo punto, diventano universali.

    Grazie !

    Rondine 🙂

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  23. Si’, avevo capito Mi spiace supporre che non servi’… o magari sbaglio?
    Il "non si puo’ aiutare chi non vuole essere aiutato" e’ stata una delle lezioni piu’ utili nel corso della vita. Anche se, naturalmente, non deve essere un modo per lavarsene le mani quando invece qualcosa da recuperare, con un po’ di spirito di sacrificio, ci puo’ essere. Parlo in generale naturalmente, non certo per te che, con il grande cuore che hai, hai fatto certamente tutto il possibile per questa persona
    Comunque e’ vero, o meglio, io posso parlare per me: il "successo" del mio blog e’ stato quello di parlare per lo piu’ delle "cose di tutti i giorni", cose che bene o male tutti o quasi affrontiamo…
    Un abbraccio!

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  24. Ecco la poesia, ci tenevo che tu la leggessi, per la similitudine del pensare.

    Poetress of darkness (dedicata) 

    Ascolta il miagolio dell’alba
    che penetra l’oscurità
    senti quanta tenerezza fa
    il cucciolo tra le tue braccia.
    Ha appena aperto gli occhi
    e alla luce è debole ed incerto
    ha bisogno della tua forza
    per poter diventare giorno

    e poi dimmi, dell’ossesso di scrivere che avevamo e delle sere d’estate quando, in anteprima, leggevamo i nostri versi e dell’entusiasmo che condividevamo nell’aver trovato la metafora giusta per l’emozione.
    E di quando, mi conducevi nelle tue stanze e mi stupivo di quanto spazio avevi.
    Non eri solo poetessa sapevi anche disegnare ed io che mi perdevo nei tuoi orizzonti africani.
    Il rosso e il nero erano i colori che ti dominavano ed io che ti dicevo che non c’era cura per un’anima che guarire non voleva.
    Restavi piegata in ginocchio a scorticarti di preghiere e a piangere su lacrime già versate.
    Scavavi nelle ferite che si erano appena sopite perché si aprissero e tu potessi nutrirti del dolore, come se fosse necessario andarlo a cercare.
    Ti chiamavo Poetessa del dolore, eppure ti ho visto ridere di fronte al nostro mare ma questo non l’ho detto a nessuno, come promesso.
    Ti penserò come il baco silenzioso che tesse emozioni di seta, anche adesso che la ragione ha sommerso i versi di un poema folle, su cui navighiamo e ti vorrò sempre bene, amica mia svanita, per come sapevi raccogliere le inquietudini in una lacrima.

    Olimpia (era il mio nick di quei tempi)

    Racconto, oppure prosia 😉

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