Il disagio esistenziale

Riporto come nuovo post un mio commento, dato che mi pare possa essere di interesse generale…

E. Munch - DisperazioneIl “disagio esistenziale” è una sensazione che purtroppo capita frequentemente nella vita di molte persone. Di solito è un “periodo”, un “passaggio” tra due fasi di vita, come quella che porta alla maturità attraverso la dolorosa presa di coscienza che certi sogni e desideri dell’adolescenza non sono stati realizzati, forse perché oggettivamente sproporzionati, forse per circostanze avverse. Non puo’ percio’ che essere un passaggio doloroso.

Il “disagio” non è affatto cosa semplice, soprattutto fino a quando non se ne comprendono le cause. Spesso lo si esprime con parole e frasi “più dense”, come “disperazione”, “angoscia”, “depressione”. Queste parole danno l’idea della profondità che quel disagio puo’ assumere.

Preferisco comunque usare la parola “disagio” perché essa è una parola più costruttiva, indicando uno stato nel quale non ci si trova a proprio agio, uno stato dal quale percio’ si vorrebbe uscire. Invece, molta gente – per quanto assurdo possa sembrare – sta’ bene nella sua disperazione perché, anche se fa’ male, la conosce bene, ne viene “confortata” dall’abitudinarietà al punto di rifiutare qualunque aiuto, seppure “fingendo”, talvolta, di richiederlo. Inoltre per molte persone essa è confortante perché fa’ sentire “importanti”, da’ diritto a potersi lamentare, seppure nella sofferenza che essa comporta.

E. Munch - LIl disagio di cui parlo è un disagio esistenziale che nasce dal fatto di non aver avere avuto quella vita soddisfacente che si pensava di meritare, se non altro come diritto acquisito per il fatto di essere vivi. L’aspirazione alla felicità, i propri sogni, hanno fatto i conti con una realtà che li ha frustrati, e cio’ ha determinato il disagio di vivere in una vita che non si sente “propria”. Questo, unito alla consapevolezza di avere solo la vita che sta’ scorrendo via, rende il passo verso la disperazione breve.

Vorrei che chi è in crisi, analizzasse la propria vita, dicendo poi se avverte un senso di “stagnazione”, di “inutilità”, di “incompiutezza”… Se è così, allora ho buone probabilità che cio’ che sostengo valga anche per lui. E, se è così, vorrei che riflettesse sul significato della parola “stagnazione”.

La stagnazione è assenza di movimento che genera mancanza di ricambio. La nostra anima, il nostro cuore, marciscono giorno dopo giorno, perché inermi, atrofizzati; la mente non li aiuta perché, lei per prima, non vede via di uscita essendosi fissata sul raggiungimento di un obiettivo ormai morto da tempo.

Il passo da fare è più semplice di quel che si crede: smettere di riflettere sulle cause di quella disperazione – tanto è evidente che si è entrati, coi pensieri, in un circolo chiuso, girando attorno sempre agli stessi concetti senza mai arrivare ad una via di uscita – e… vivere! Buttarsi a capofitto nella vita! Non importa nemmeno cosa si fa’ all’inizio, basta… “fare”. Poi si aggiusterà il tiro strada facendo, ma è necessario rompere quello schema mentale di chiusura che imprigiona.

Rompi quello schema, sorprenditi, non darti tempo di ragionare, fai qualcosa che forse hai sempre voluto fare ma non hai mai fatto, oppure tieni semplicemente gli occhi aperti e, il primo manifesto o volantino che ti capita sottomano e che pubblicizza una qualunque novità, attività o corso, non pensare subito “non mi interessa”, “non fa’ per me”: senti semplicemente se ti “piace”, e se è così… buttati! 😉

Decidi che entro una settimana farai qualcosa, qualunque cosa, e… falla! Non essere preoccupato dal pensiero che magari dopo un po’ non ti piacerà più; vuol dire che cambierai.

Il cambiamento, spesso, è il sale della vita più dell’ottimismo 😉

Movimento = fine della stagnazione. Ma è necessario agire!

“Per cambiare la propria vita:

1. Iniziare immediatamente.

2. Farlo vistosamente.

3. Nessun cedimento.”

William James (1842-1910) – psicologo e filosofo americano

volo

0 pensieri su “Il disagio esistenziale

  1. Wolfino!! Non sai quante foto ho io di Nervi… Mia nonna era di Sant Ilario e così è da quando sono piccola che, almeno una volta all’anno, vado lì per qualche giorno… e me ne sono letteralmente innamorata!!! Hai tutta la mia invidia per abitare lì vicino… ma adesso parliamo seriamente… quanto ti posso venire a trovare??? ^^

    Nuvola*

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  2. ahahah il potere di un posto, eh? 🙂 Pensa che avevo un collega romano che mi raccontava di essersi letteralmente innamorato della passeggiata Anita Garibaldi, avrebbe voluto trasferirsi a Genova solo per andare spesso lì 😀
    Ma io abito dall’altro lato della città… sorry! 🙂

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  3. ho letto quanto mi hai suggerito……….significato parola vita;concordo con: trovare ed avere un proprio centro di gravità. Essere padroni della propria mente,quindi delle proprie azioni.

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  4. E’ sempre un piacere ed un sollievo leggere i tuoi post… =)
    E’ quello che sto facendo anche io da un mese… e credo che non sia ancora abbastanza, quindi domani aguzzerò davvero le antenne… 😉
    A presto.

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  5. x Manola: esatto… si può essere sempre padroni della propria mente, spesso padroni delle proprie azioni, mentre per esserlo della propria vita è più difficile, perché dipende non solo da noi. Ma provarci è già un successo, perché “la strada è la ricompensa”.

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  6. Penso che molti disagi siano legati ad un’errata interpretazione della parola speranza, ad un errato “rapporto” con la parola felicità. Proiettiamo molta parte di noi stessi nel futuro, che quasi puntualmente disattende ciò che noi ci aspettiamo. Mi piace molto questo post, nel senso chemi sembra essere un po’ lo specchio delle persone, della nostra società. Per quanto riguarda il tuo commento: quella canzone mi piace moltissimo sotto tutti i punti di vista e ben si addice a questo tuo post! Un abbraccio

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  7. Si’, sono completamente d’accordo con te: la speranza deve aiutare a perseguire i sogni, non a coltivare illusioni, e la felicita’ e’ qualcosa a cui non ha senso pensare, non e’ un oggetto da conquistare, bensi’ un processo in essere nel quale “ci si trova”. Grazie per il tuo bel commento 🙂

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  8. Ho letto con molto interesse questo tuo post.

    Credo che a tutti prima o poi capiti una situazione di “disagio”….e le reazioni sono diverse.

    C’è chi si lascia sopraffare e ne subisce completamente le conseguenze, senza neppure provare a reagire e chi invece proprio attraverso cambiamenti, riesce a venire fuori dal “tunnel”.

    La mia idea è REAGIRE sempre…

    costi quel che costi.

    un abbraccio, buona settimana*

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  9. Pinky, bel messaggio… Spesso chi si lascia sopraffare e’ cosi’ abituato ad esserlo da darlo per scontato. Credo che il 90% delle “reazioni” agli eventi sia patrimonio di un 10% di persone…

    Ricambio l’abbraccio…

    x Fragolina: restituisco il bacio 🙂

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  10. …condivido in tutto…
    bisogna muoversi, fare, magari sbagliare ma…non rimanere alla finestra a guardare la vita che scorre temendo di uscire in strada…

    P.S.stò cercando di fare del mio meglio… 🙂

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  11. E’ la terza volta che leggo questo post e ancora non so come commentarlo.
    E’ molto bello e profondo, e in larga parte da me condiviso.
    Tuttavia esistono anche delle patologie che hanno come una funzione inibitoria sull'”agire”.
    Buona serata!

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  12. Certamente i miei scritti non vogliono in alcun modo essere sostitutivi di una cura per disturbi patologici. In effetti volevo anche mettere, in calce allo scritto, l’avviso che in caso di grave disagio e’ bene rivolgersi ad uno specialista autorizzato.
    Tuttavia anche la decisione di fare un passo del genere passa necessariamente per la presa di consapevolezza di averlo tale problema. Anche questo in effetti puo’ essere il primo passo, la decisione a muoversi, del quale parlo nel testo. Quindi, in quest’ottica, credo che lo scritto possa ancora essere ritenuto valido, e se spingera’ qualcuno a tentare di uscire dal suo empasse, anche decidendo di rivolgersi ad uno specialista, ne saro’ certamente contento 🙂
    Grazie per il tuo commento che mi ha dato modo di aggiungere questa precisazione 🙂

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  13. E’ davvero straordinario ritrovare in un post, il tuo, molte delle sensazioni che hanno accompagnato e accompagnano la mia vita. Io mi concedo ben poco, presa come sono dai miei tanti, troppi doveri, eppure … sento forte l’esigenza di liberarmi da questa stagnazione e di mettere me al primo posto. Mi dico che, quando i figli saranno andati via, lo potrò fare, ma mi chiedo: ne avrò voglia??? La vita passa davvero velocemente e la mia è una di quelle fasi, in cui occorre davvero farsi forza per accettare una nuova dimensione, quella dell’età matura. Mi capita, a volte, di avvertire forti i miei desideri, come in gioventù, altre volte, invece, mi lascio prendere dall’apatia e dalla rassegnazione. Ho voglia di “darmi” una mossa, ma sento che mi manca la forza e mi lascio, talvolta, sopraffare dai sensi di colpa, se mi concedo qualche innocente diversivo.
    Grazie.
    Silvana

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  14. Silvana, mia cara amica:))

    L’età non deve essere intesa come un limite quantitativo, ma qualitativo, ossia di
    atteggiamento, evitando definiti confini…(l’età delle donne si divide in quattro periodi:
    meno di venti, meno di trenta, meno di quaranta, più di quaranta, dice Shakespeare)

    Molta di quella che si chiama o che si descrive come età matura resta da scoprire, resta da
    mettere in una luce più appropriata, resta in certo qual modo da inventare. Essa resta
    anche da valorizzare proprio come una terra finora abbandonata e incolta che potrebbe
    rivelarsi di una pienezza insospettata…e potrebbe assumere il ruolo dell’età
    più importante della vita (G. Abraham, Psiconeurologia del piacere).

    Non aspettare che i figli lascino casa (se la lasciano, con i tempi che corrono), vivi adesso! I figli te ne saranno garti, credi a me…

    un bacione

    dora

    PS scusa Wolf se mi sono permessa ma Silvana è mia amica nel reale

    dora

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  15. Il post è interessante… avrei tanto voluto leggerlo un po’ di anni fa…
    quando la stagnazione la respiravo ogni mattina… e non trovavo la soluzione… e la soluzione è stata proprio quella che proponi tu…. Il movimento…
    Sono felice che questo blog lo possano leggere in molti e soprattutto chi ne ha bisogno…

    Quest’estate sono andata a Oslo a vedere i quadri di Munch… ti assicuro quanto sia palpabile questo disagio esistenziale… mi ha emozionato fino alle lacrime… anche perchè non lo sentivo arreso… lo sentivo vivo…in ricerca…
    Un continuo dialogo con un’anima tormentata…. un continuo farsi domande ed attendere lacerato improbabili risposte…
    Quel bisogno forte di trovare risposte in quelle onde accese… come i pensieri
    truci, l’ira soffocata di tormenti ingiusti….in contrapposizione con le linee dritte obbligate del destino soprastante, i neri incombenti ed i beige-verdi cerei morti fermi… quei
    corpi svuotati dell’umanità, della volontà sembrano spettri in balia della potenza dell’angoscia…
    Stare davanti ad un suo quadro diventi partecipe di questa spasmodica ricerca… ne senti tutta l’ansia ed il dolore sconcertante…

    Il movimento che ti porta fuori…. deve essere un movimento che crea
    una nuova direzione e che non riporti ad una ricorsione… Deve esserci innanzitutto una ferma volontà non solo di cercare, ma di saper trovare… la soluzione non arriva tutta insieme… bisogna saper accettare le piccole conquiste quotidiane viste nell’ottica di un percorso nuovo che ogni giorno riserva una piccola, ma meritata conquista…

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  16. Il disagio convive con te, si nutre delle tue fibre, respira la tua essenza… poi scatta quel meccanismo che ti fa uscire da tutto questo e torni a vivere….. Meccanismo misterioso che ancora non sono riuscita ad identificare.

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  17. x Silvana (e Dora): Bé, sono certamente d’accordo con Dora, almeno nella misura in cui i tuoi desideri sono oggettivamente realizzabili compatibilmente con la tua situazione attuale. Cosa voglio dire? Che se il tuo sogno è mollare tutto e fare il giro del mondo in… 800 giorni, allora i tuoi figli potrebbero effettivamente avere un problema 😀
    Ma se i tuoi desideri sono oggettivamente realizzabili, se puoi iniziare già adesso il cammino verso i tuoi sogni… bé, allora perché rimandare? 🙂

    Dora ha ragione: non credo proprio che i tuoi figli te ne vorrebbero se ti concedessi qualche “diversivo”! Ma se anche lo facessero… bé, sarebbero in torto, e il fatto di non sottostare alle loro sbagliate richieste, oltreché liberare te rendendoti più serena e dunque migliore anche in famiglia, farebbe crescere loro.

    Perché nella vita occorre anche imparare ad accettare i “no”. A volte fa’ crescere più un “no” che cento “sì”.

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  18. Fly… sono rimasto affascinato dalla tua descrizione dei quadri di Munch… Davvero senza parole 🙂

    Anche il commento del tuo ultimo paragrafo mi trova totalmente d’accordo.
    “Un viaggio di mille miglia comincia con un passo.” (Lao Tze).

    L’unica cosa con cui non concordo è la tua affermazione iniziale: anche se avessi letto questo post anni fa’, non sarebbe cambiato nulla, perché se allora non avevi il forte stimolo, la convinzione e la determinazione a cambiare, probabilmente non ti avrebbe fatto lo stesso effetto che ti ha fatto adesso, forse sarebbe addirittura passato inosservato.

    Ho imparato che questi messaggi sono utili soprattutto a chi “già quasi c’è”, a chi basta solo una piccola spinta. Per tutti gli altri sono solo semini che si sommano ad altri semini e ancora altri ne verranno, finché, un giorno, tutti quei semini cresceranno rendendo il terreno di quella persona un bellissimo pascolo verde dal quale ricominciare.
    Un singolo seme è come un singolo stelo d’erba: non serve a nulla.

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  19. Evangeline (bel nick, mi piace molto ;)), dai un’occhiata a cosa ho risposto a DarumaFly poco fa’… potrebbe essere utile anche a te.
    Allo spartiacque del cambiamento si arriva per approssimazioni successive.

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  20. Ciao cara Daphne… Lo so che non è facile uscirne, ed è vero che non si deve “correre”, però, se si capisce che si è in una situazione di stallo nella quale solo lo stimolo della mente non basta, è necessario… forzarsi un pochetto: bisogna decidere cosa si vuol fare e poi… mettere il “pilota automatico” non ripensandoci più fino a quando quella cosa è fatta. Non bisogna darsi modo di ripensarci, di farsi boicottare dai propri blocchi e paure…
    Forza! 😉

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  21. Ho avvertito questo taedium vitae proprio quest’estate,per un po’….di certo arriva accompagnato da desideri irrealizzabili…sempre implica uno scontro tra realtà esteriore e interiore.La vita è un paio di pantaloni scuciti sulle ginocchia:ognuno rimedia alla mancanza di certezze con le toppe che vuole,alcuni usano la fede,altri i soldi,altri ancora l’ironia o la solidarietà….
    Ma oggi non vanno di moda i jeans scuciti?
    😛
    Complimenti per il blog…
    buone feste x te e gli altri commentatori…

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  22. Ciao Arcamenziano (curioso nick ;)) e benvenuto sul mio blog 🙂
    Sai… ci sono delle mode che sono fatte dalla… convenienza; hai presente ad esempio il taglio-capelli rasi? Chi l’avrebbe detto qualche decina d’anni fa’ che sarebbe stato di moda? Ma a coloro che soffrono di calvizie… fa’ tanto piacere! 😉
    Ecco… temo che per i “jeans scuciti” (nel senso della metafora che usi tu) sia un po’ la stessa cosa! 🙂
    Grazie, buone feste anche a te!

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  23. Sono senza un quattrino e senza quelli non si va da nessuna parte….niente corsi – niente amici – niente vacanze – niente rinascite dalla vita di merda che si conduce – inoltre sono pure bella ” grande” stagionata…eheheheheh un pò la salute che cede…..MA DOVE VUOI CHE VADA?????????? il volantino delle sagre ….per guardare gli altri che sembrano ZOMBI che si trascinano???????? oppure il TORNEO di tombola?????? ahahahahahahahhahah la mia risata si ferma qui….. ma tornerò per spiegarti quante cose potrei fare …….BASTA VOLERLOOOOOOO ciao e cmq ……grazie…tu ci hai provato…..!!!! lo direi anche io al primo disperato che incontro….ehhheheh ciaooooo

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  24. Sai, anni fa non me la passavo bene. Ero senza soldi e, per motivi che non sto a scrivere, molto isolato. Semplicemente chiedendo in una erboristeria, mi imbattei in un gruppo che faceva meditazione dinamica e altre cose, perfino qualche viaggio. Era un bel gruppo e non si pagava nulla, semplicemente alla fine ognuno tirava fuori qualcosa che aveva cucinato, ma anche se non si aveva portato nulla non era un problema, e si finiva cenando e chiacchierando tutti assieme.
    Ci andai a lungo, feci anche una breve vacanza assieme a loro; poi, dopo un po’, non sentii più l’esigenza, e smisi.

    Credere che ci vogliano soldi per smuovere la situazione è uno degli inganni più subdoli e difficili da sradicare. Prova semplicemente a… bussare 🙂 Ma non ad una o a due, bussa finché non troverai le persone e la strada giusta e ti verrà aperto.
    Devi provare! Cos’hai da perdere?

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