Le battaglie della nostra vita

LPossono essere battaglie contro un nemico che è fuori o dentro di noi, un nemico in carne ed ossa, col quale non è possibile dialogare, costituito da una persona o da un “sistema”, oppure un fantasma che appare e scompare inafferrabile nella nostra testa e che infesta i nostri sogni e le nostre speranze.

Possono essere le sfide del cambiamento, o quelle per resistere in una situazione ingrata.

Non tutte le battaglie sono da combattere pero’. Bisogna avere la saggezza di non buttarsi in sfide inutili, che non possono essere vinte, oppure di così scarsa importanza da non valere l’energia ed il tempo che gli si dedicherebbe.

Ci sono battaglie che proprio non possiamo permetterci di perdere; altre per le quali vale la S. Giorgio che lotta col drago - 1505 -  Raffaele Sanziopena di combattere perché, anche se possiamo essere sconfitti, sarebbe un disonore per noi stessi non avere nemmeno il coraggio di ingeggiarle nonostante la loro importanza.

Non permettiamo alla nostra inerzia, alla sfiducia in noi stessi, al “quieto vivere”, alla paura di non farcela, di non mettere tutto noi stessi, corpo, cuore ed anima, nelle sfide che possono davvero cambiare la nostra vita.

Al di là del risultato, chi non combatte, le ha già perse in partenza.

0 pensieri su “Le battaglie della nostra vita

  1. Lands, il sacchetto del cuore e’ come… la cassettina del WC :))))))) anche se lo svuoti, lui si riempe sempre 🙂 Il punto e’ che devi stare attenta a cosa ci metti: lui si riempie incurante di cosa tu ci metti, se ci metti l’odio, l’indifferenza, la diffidenza o la sfiducia, per l’acqua dell’amore ci rimarra’ poco spazio…

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  2. forse chiamarle battaglie non è poi così giusto, c’è nella parola un che di lotta, di agguerrito. Spesso lottiamo più con la nostra natura che non verso o contro ciò che ci appare fuori, a volte si combatte come dici tu per cose che non han senso, ma te ne rendi conto quando le hai “raggiunte” e a nulla è servito..

    ma la fatica di “accettarsi” penso spesso sia la lotta più grande che ognuno di noi combatte ogni giorno..

    un abbraccio
    m.

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  3. Pinky, sono d’accordo. Infatti il mio commento voleva essere generale, e non rivolto a te in particolare (tu sei molto letta, non leggi solo te i commenti che mettono). So’ che te sei e fai davvero cosa hai scritto…

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  4. x biondograno: come mi e’ gia’ capitato di scrivere, in realta’ non e’ la nostra vera natura che ci blocca, ma sono le costruzioni mentali che si sono ad esse sovrapposte. Pensiamo sempre che si deve “aggiungere” per migliorare se’ stessi, ma spesso basterebbe “togliere”… Acquieta la tua mente, certamente sai come fare, e capirai cosa voglio dire…

    Restituisco l’abbraccio 🙂

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  5. Wolf… OK OK!!!!! grazie per avermi risvegliata però non fare paragoni brutti. Intendo il sacchetto del cuore e la cassetina del WC. Pensiamo a qualcos’altro ok? Nn intendo metterci odio, ma scherzi? né l’indifferenza … io intendevo che a volte si è un pochino stanchi di lottare… magari le situazioni passate ci hanno un po’ sfiancati e allora fatichiamo un po’ tutto qui. Cmq grazie per fare il bacchettone. D’altronde ti ci vedo… si hai proprio l’aria del lupo che hai messo nella tua icona…con affetto naturalmente…vado a tentare di riempire il sacchettino (bene… almeno ci provo).

    a presto, Lands

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  6. ahahah Lands… Pensa che non mi ci vedo io invece, infatti penso di cambiare l’avatar presto 🙂

    Il paragone non era brutto, voleva essere… divertente 🙂 al massimo ironico. Ero certo che tu non ci mettessi odio e nemmeno indifferenza, parlavo in generale, ma la diffidenza e/o la sfiducia talvolta possono capitare…

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  7. Ci sono battaglie che hai già perso e nonostante questo intraprendi lo stesso, perchè ? Non c’è ragione vera , mettersi alla prova o cercare una rivincita, una soluzione a problemi non risolti .. comunque perse restano . Illumini comunque
    Grazie Faro Wolf

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  8. x Zuzuli: uno dei massimi esperti era Gandhi, che di lotte se ne intendeva, anche se non violente. Lui in pratica avevo un vero e proprio metodo per condurre quelle che riteneva giuste battaglie. E tale metodo iniziava proprio col capire quali battaglie andavano combattute e quali no 🙂
    La lunghezza della battaglia in fondo non conta, se si sente che tale battaglia è davvero importante…

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  9. x Ossignore: Questo potrebbe sembrare banale, ma non lo è, perché decidere quali battaglie sono nostre e quali non lo sono, è talvolta tutt’altro che semplice. Qualche semplice esempio: l’ambiente, la politica, la giustizia (a riguarda di altre persone). Certo, apparentemente non hanno a che fare direttamente con noi, eppure possiamo essere spinti ad addentrarci in lotte anche tremende perché sentiamo di non poter dire che “non sono affari nostri”.
    Anche il disimpegno, puo’ diventare colpevolezza talvolta.

    N.B.: non dico che sia il tuo caso, eh, è solo un esempio per dire che talora non è facile dire con certezza “non mi riguarda”…

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  10. Eh, ma cara Natura, occorre distinguere 🙂

    Se parli di un ributtarsi sempre nelle stesse medesime situazioni che hanno già dimostrato di non portare a nulla di buono, allora sei in piena “coazione a ripetere” (“coercizione, forzatura, a commettere sempre le stesse azioni (e sbagli…)”). Se invece mi parli di “situazioni fluide”, dove è evidente che 10 volte puoi anche perdere, ma l’undicesima vinci (o almeno hai fondata speranza di farlo), allora il discorso cambia: nel primo caso stai buttando via prezioso tempo ed energia, perché non ne uscirai mai vincitrice; nel secondo è invece giusto perserverare, persino se non si ha certezza matematica del successo finale.

    Un esempio pratico è la scelta del partner. Scegliere sempre la stessa situazione e lo stesso tipo di persona, è coazione a ripetere; vedere di non avere invece un modello precostituito da inseguire (in altre parole, scegliere persone diverse in situazioni diverse) è… cosa buona e giusta 🙂

    E’ come se te, accorgendoti di aver sbagliato strada, tornassi al bivio e riprendessi di nuovo e testardamente la stessa, sbagliata, strada; oppure, saggiamente, provassi a prenderne un’altra.

    Edison riuscì a far accendere la sua lampadina dopo i leggendari 999 tentativi e, per la sua perseveranza, è diventato leggendario anche lui.
    Ma se invece di metallo, vetro e quant’altro, avesse tentato di far accendere… una ranocchia, poniamo, sarebbe stato uno stolto 🙂

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  11. esatto, quelle che dici nell’esempio sono/diventano nostre perchè riguardano nostri valori. per combattere bisogna crederci e per crederci devi avere una motivazione. le battaglie non nostre che intendevo sono quelle degli altri. puoi stare accanto ad una persona e sostenerla, ma non puoi vivere la vita al posto suo, nè fare le sue scelte. non puoi combattere al posto suo.

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  12. Vorrei lasciarti un piccolo dono, spero possa farti piacere:

    Fermati, amico (Jiddu Krishnamurti)
    Fermati, amico:
    del celato profumo della vita
    ti voglio dire.
    La vita non ha filosofie,
    né sottili sistemi di pensiero.
    La vita non ha religioni,
    né adorazione in santuari profondi.
    La vita non ha dèi,
    né fardello di misteri paurosi.
    La vita non ha dimora,
    né lo strazio del decadimento estremo.
    La vita non ha piacere, né sofferenza,
    né la corruzione dell’amore bramoso.
    La vita non ha né bene né male.
    Né la punizione oscura del peccato impudente.
    La vita non dà agio,
    non posa nel cerchio dell’oblio.
    La vita non è spirito o materia,
    non è la divisione crudele
    fra azione e inazione.
    La vita non ha morte,
    non ha il vuoto della solitudine
    nell’ombra del tempio.
    Libero è l’uomo
    che vive nell’eterno,
    poiché la vita è.

    Il mio post è un piccolo estratto di una mia tesina, che per forza di cose ho dovuto ridurre per il web. Non c’è Osho, ma hai certamente riconosciuto Jiddu Krishnamurti.
    Con caro abbraccio
    (poi torno a commentare il tuo bel post, che ha bisogno di più tempo di quello che ho in questo momento)

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  13. ciao wolf!!!!!!! inserisco anche io il mio commento! 😀 che dirti bello il sito e bello il post…. per carattere e necessita’ ho sempre afferrato il toro per le corna e sono scesa in campo!!!!!!!!!!! le mie battaglie le ho sempre combattute, ma non sempre ho vinto……
    credo che la cosa fondamentale sia pero’ uscire a testa alta da quelle che ci cambiano la vita…………… il resto potrebbe essere solo energia persa!

    a presto!

    sufferwell73

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  14. x Ossignore: messa in questi termini, sono assolutamente d’accordo 🙂 Anzi, la pretesa di poter decidere per gli altri, mi e’ sempre suonata come arroganza.

    x Mia: Tu hai ragione, ma davvero se la battaglia e’ un inutile massacro, quel po’ di insegnamento che puo’ portare non basta a renderla degna di essere combattuta…

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  15. x Psicosomatica: grazie, si’, l’ho apprezzato molto… Hai visto la frase scorrevole che ho scelto per la colonna di sinistra? Non ne e’ un bel riassunto? 😉

    Complimenti allora per il tuo bel modo di scrivere, oltreche’ per la completezza e la precisione dei tuoi scritti.

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  16. Ciao Sufferwell! 🙂 Contento di averti qua! 🙂

    Sono d’accordo con la tua visione, pur, anche con te, sottolineando che il primo passo e’ scegliere bene quali battaglie sono da combattere e quali no…

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  17. …nelle sfide,non mi sono mai tirata indietro…non è da me…affronto i mostri e non sono mai fuggita davanti a un fantasma. Qualche volta ho avuto bisogno di prendere tempo ma, una volta presa una decisione…porto avanti la mia battaglia. Paura? se anche c’è, non la manifesto, la tengo per me e, cerco di trsformarla in nuova energia…non rammento dove ho letto (quando la paura bussa alla porta, é il coraggio che va ad..aprire)certo mi sono trovata in difficoltà però, ho saputo, e oggi né ho consapevolezza :-)difendermi bene…in ogni caso deve valerne la pena, altrimenti…

    Ora non ridere, sono una donna guerriera ahahaha…

    buon proseguo di giornata, ciao..

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  18. Ciao Pdesideria 🙂 La citazione la conosco, e’ di Martin Luther King: Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.

    Sono in linea col tuo pensiero, prendere tempo e’ giusto, non bisogna andare allo sbaraglio se si puo’ aspettare il momento buono ed essere preparati ad affrontare la battaglia. Questo e’ ben diverso da un continuo demandare per svogliatezza o paura 🙂

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  19. Già… ma come facciamo a sapere in partenza quali sono le battaglie per cui vale la pena combattere? Cioè, io dentro di me, ascoltando il cuore (come mi hai scritto tu), posso *sentire* che ne vale la pena… ma proprio perchè sono coinvolta da una situazione non sempre sono obiettiva!o_O Discorso contorto, ma spero di essermi fatta capire….
    Detto questo… sono la prima a *lanciarmi* e a seguire l’istinto, lottando per quello in cui credo!^^
    Beata gioventù eh?

    Nuvola*

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  20. Sulla vita….
    Un anziano nativo americano, Cherokee stava insegnando ai suoi nipoti della vita.
    Disse loro: “Una battaglia sta avendo luogo in me. E’ una terribile battaglia tra due lupi. Un lupo rappresenta paura, rabbia, invidia, dolore, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, inferiorità, bugie, orgoglio e superiorità. L’altro lupo si batte per la gioia, pace, amore, speranza, condivisione, serenità, umiltà, gentilezza, benevolenza, amicizia, empatia, generosità, verità, compassione e fede. Questa stessa battaglia sta avendo luogo in voi e pure in ogni altra persona. I bambini ci pensarono per un minuto e poi un fanciullo chiese a suo nonno:
    “Quale lupo vincerà?” e l’anziano Cherokee rispose semplicemente:

    ” Quello a cui darò da mangiare ! “.

    abbracci

    dora

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  21. x Nuvola: Sicura che non sei sempre obiettiva o – meglio – che non potresti esserlo volendo? 😉

    Personalmente, parlando di cuore, ad un certo punto arrivo al momento che chiamo “di non ritorno”: in quell’istante, di grande lucidita’, mi rendo conto che posso ancora decidere se proseguire o tornare indietro. E, quasi sempre, so’ perfettamente in cosa mi sto’ andando a impelagare.

    Finora, anche nelle occasioni nelle quali percepivo che sarebbe stato un buco nell’acqua, ho sempre deciso di continuare, purche’ chi avevo davanti mi… ispirasse tale scelta.
    Mi dicevo “E’ vita, cavolo, sarebbe un peccato non viverla… Quando finira’, sapro’ gestirne il dolore”.

    Naturalmente poi, quando alla fine ci arrivi davvero, non lo percepisci proprio come era “sulla carta” ;D Ma dopo la fase “del lutto”, a poco a poco torni di nuovo a credere che ne sia valsa la pena, perche’ la vita e’ fatta di momenti ed alla fine sara’ di quelli che avremo vissuto e che ricorderemo. E nessuno potra’ mai davvero dirti che “chissa’, se fossi stato libero…”, con i ma e con i se’ non si fa’ la storia.

    Ecco, per me queste sono state giuste “battaglie”, e le ho combattute fino a quando non ho percepito che davvero non c’era piu’ nulla da fare. Perche’ “giuste” se sapevo che sarebbero finite? Perche’ la ricompensa, per parafrasare una massima taoista, e’ stata nel viaggio, e quel viaggio – anche se ha avuto fine – e’ valso la pena di essere vissuto.

    Tu obietterai “ma allora… ci sono avventure che non e’ giusto vivere?”.
    Be’… per quanto mi riguarda si’… E’ una sorta di bilanciamento tra l’ispirazione che quella persona ti dona (a volte senza nemmeno rendersene conto pienamente) e i rischi che decidi o meno di assumerti: piu’ una persona ti “prende”, piu’ vale la pena di alzare la posta in gioco…

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  22. Molto bello, Dora! Grazie. Penso davvero tu abbia ragione. Bisogna sempre scegliere a cosa dare da mangiare cosiccome di cosa nutrirsi: circondarsi per quanto possibile di persone, situazioni, libri e quant’altro di positivo si possa trovare, porta senz’altro la nostra mente ad essere positiva e, risultando tale, a richiamare essa stessa altra positivita’…

    Abbraccio!

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  23. Credo, per la mia conoscenza esperienziale, che le battaglie della nostra vita siano solo con i nemici che abbiamo dentro di noi.

    A questi nemici poi… per permetterci di riconoscerli… a volte mettiamo degli abiti che possiamo vedere con gli occhi – o genericamente – riconoscere con i sensi….
    … e così iniziamo a combatterli.

    Ma è tutto dentro di noi …

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  24. Be’, forse non “SOLO” quelli che abbiamo dentro di no: ci sono difficolta’ oggettive che ci ci troviamo a dover affrontare e che con noi hanno davvero poco a che fare. Ma, certo, quelli che fanno parte di noi fanno la parte del leone.
    In piu’ ti voglio incollare qui cosa avevo gia’ risposto a Ninfea sull’argomento: “certo, le battaglie dentro di noi, sono spesso quelle che determinano le maggiori svolte nella nostra vita. Tuttavia spesso sono gli avvenimenti esterni che accendono la scintilla di qualcosa che, pur essendo già in essere, faticava a venir fuori.
    Voglio dire che, come sempre, difficilmente esiste qualcosa che sia davvero solo dentro di noi o qualcosa che ne sia davvero solo all’esterno. Sempre, una battaglia importante dovrà per forza di cose investire entrambi le parti… “

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  25. grazie del commento.
    mi ci rispecchio un po’ nelle tue vicissitudini…(lutti, problemi sentimentali…) ho ripreso dalla musica e dagli animali, che per me sono il sale e lo zucchero (entrambi e mischiati per certi versi) della terra.
    di questa terra da salvare, se ancora è possibile!.
    Mi trovi anche sulla community di libero, “stefanovers”.
    Ciao. Stefano.

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  26. UN PEZZO ALLA VOLTA E TI LEGGO TUTTO…LA MIA BATTAGLIA..E’ CONTRO ME STESSA, LA POCA STIMA DI ME, LA PAURA PERENNE DI NON LASCIARE NULLA A NESSUNO…DI ESSERE TRASPARENTE A VOLTE, PERCHE’ NON SGOMITO MAI NELLA VITA, NEL LAVORO, A VOLTE E’ DURA DURISSIMA…UN ABBRACCIO ..Maria

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  27. Be’… non e’ sempre necessario “sgomitare” per lasciare qualcosa di se’… io credo che uno spirito come il tuo, uno spirito che cerca di migliorarsi e uscire dai possibili tunnel che via-via attraversa, non possa non lasciare qualcosa di se’. Spesso si lascia di piu’ “vivendo”, che cercando ad ogni costo il modo di lasciare qualcosa di se’. Chi “vive” fino in fondo, lascia sempre un ricordo indimenticabile nelle persone che lo incontrano.

    “L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.” – Charles Bukowski

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  28. Mi piace la tua scrittura lineare, chiara e sintetica quanto basta. Di quello che gli altri scrivono ciascuno comprende, e prende, ciò in cui si identifica o rifiuta di accettare. Il mio pensiero si ferma sul “Non permettiamo alla nostra inerzia (…)al “quieto vivere”, (…) nelle sfide che possono davvero cambiare la nostra vita. Alla parola sfida sostituirei “cogliere le occasioni” che possono cambiare la nostra vita. Inteso come assecondare il ritmo naturale degli eventi che ci permette di cogliere segni e eventi ‘casuali’ senza passare sempre attraverso il filtro della ragione che ci offre sicurezze, più o meno false, e mai ci consente di scoprire la nostra impronta dell’anima.

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  29. Bé, a me piace una scrittura che possa essere alla portata di tutti, che sia scorrevole, facilmente comprensibile. Non per niente mi piacciono autori come Coelho e Bambaren.
    Personalmente continuo a preferire “sfide”, perché in questo caso il messaggio era relativo a quelle azioni che troviamo difficile svolgere, per qualsivoglia motivo, ma che dobbiamo assolutamente portare avanti per migliorare in maniera decisiva la qualità della nostra vita.
    L’alto obiettivo e la difficoltà di esecuzione portano naturalmente a termini come “battaglia” o “sfida”, fermo restando che queste sono solo terminologie che possono variare a seconda del sentire di ognuno, ma quel che conta è il senso del messaggio.
    Diciamo che che il mio messaggio è… posteriore al tuo: se non si è stati capaci di “cogliere l’occasione” che la vita ci ha naturalmente mostrato, farlo a posteriori sarà più difficile, a volte molto più difficile, trasformandosi – appunto – in una vera sfida 🙂

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