Il “no” in amore

Oggi torno un po’ all’antico. Chi mi conosce da più tempo, sa’ che quello dell’amore e delle sue afflizioni è un tema a me caro, forse perché capisco che nulla, come l’amore, ha implicazioni così profonde nell’animo e nella mente umana. Esso investe tutte le sfere: l’emotività, l’intelligenza, la fisicità, l’ego…

disperazioneIl passato, presente e futuro spesso dipendono da un "no" in amore o, meglio, da come si reagisce ad esso.

Ho sempre trovato, a mente lucida, incredibile, quasi folle, come per molte persone sia difficile accettare un "no" in amore. E’ come se sopraggiungesse un vero e proprio blackout delle facoltà intellettive: non si riesce a prendere quel "no" per quello che è, ovvero un "normale" rifiuto; non possiamo piacere a tutti in fondo, non è vero? Nessuno sarebbe solo al mondo, anzi si creerebbero conflitti parossistici: ad ogni angolo si incontrerebbero persone che si vorrebbero come partner, con buona pace del precedente!

Tutti sappiamo che l’amore, quello vero, se non è un miracolo, è comunque difficile: è tutt’altro che facile "incontrarsi". Eppure… quel "no" diventa un trauma ed un dramma. Non rappresenta solo, dicevo, un rifiuto normale, che puo’ anche starci in fondo, diventa il metro di una presunta inadeguatezza, come se ci venisse detto "tu non vali niente", "tu non sei nulla". Forse si rivive in quel momento la paura dell’abbandono o del rifiuto da parte dei genitori nell’infanzia, paura che più gente di quel che si pensa ha provato: basta l’allontanamento dei genitori, magari semplicemente per motivi di lavoro, per creare nel bambino l’ansia di essere stato da essi (anche da uno solo) abbandonato, di non essere voluto. Il bimbo infatti, fino ad una certa età, non è in grado di capire che il genitore si è allontanato solo momentaneamente e che tornerà; esso puo’ viverlo ogni volta come un abbandono. Pare che la reiterazione di questo "piccolo trauma" possa alla lunga diventare più dannoso di un grande, evidente, trauma.

Quale che sia la ragione scatenante, ecco allora che si inventano le più disparate supposizioni ai motivi di quel "no", perché l’idea che quella persona semplicemente non ci ama è del tutto – e incomprensibilmente – inaccettabile. Di volta in volta "non sa’ amare", "ha un blocco", "ha problemi in famiglia", "c’è una terza persona", "è gay", … Si potrebbe continuare a lungo. Quanto tempo ed energia sprecate per evitare di ammettere che siamo normali esseri umani, che possono essere amati, non amati o amati da chi magari non amiamo noi.

Eppure… quanti "no" in amore abbiamo detto noi? Magari più di quelli ricevuti. Ma non ci fermiamo quasi mai a riflettere sul perché abbiamo detto un "no": che ragione c’è? Sappiamo benissimo che semplicemente quella persona non "ci prende". Viceversa, quelli ricevuti… no, quelli devono avere qualche ragione recondita, perché noi meritiamo senz’altro di essere amati, anche da quella persona alla quale evidentemente la cosa non interessa…

0 pensieri su “Il “no” in amore

  1. è che, credo, molte volte si è convinti di provare, di offrire, di ‘vantare’ amore per qualcuno. ma è spesso solo desiderio di essere accettati, amati. si pretende da un altro d sé per mettere alla prova la propria ‘amabilità’.
    ma quanto si ama davvero? incondizionatamente davvero?

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  2. Bé, l’amore puro è senz’altro molto raro, è vero. Tuttavia due persone possono crescere la “purezza” del loro amore assieme, c’è quasi sempre almeno un pizzico di ego, di spirito di possesso… Se aspettiamo di essere perfetti, allora è probabile che non ameremo mai.
    Il problema è che spesso quel “pizzico” non è solo un pizzico…

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  3. Rispondo a Fleur e a Wolf, naturalmente!!
    grazie per la spiegazione, in effetti mi ha chiarito quanto avevi scritto prima:-)
    condivido pienamente il fatto che andare ad “inseguire” in senso metaforico e non, l’altro che ci lascia con un NO secco, fa solo male alla nostra autostima. NOn ti nego che l’istinto di farlo ce l’ho avuto anche io in alcuni momenti e non l’ho fatto perchè ero certa che la mia autostima sarebbe stata cancellata e perchè avrei dato ulteriore nutrimento al suo ego, e questo proprio non potevo permetterglielo.
    La solitudine è l’unica soluzione, per quanto tutti intorno a te ti ripetono le stesse giustissime e identiche cose, finchè non passa il tempo necessario per elaborare il lutto, tutto ci sembra giusto ma continuiamo a stare male, a desiderare ancora colui che ci ha fatto stare tanto male, ma che a modo suo diceva di amarci.
    questi giorni sono un po’ bui…mi vengono in mente tanti bei momenti passati insieme che vorrei ricordare sì, ma senza soffrire. SO che prima o poi la luce si vedrà, ma per ora devo sentirmi tutta la sofferenza!

    grazie a voi che mi leggete, che mi capite e che, chissà dove siete, mi state vicino!
    baci
    Viv

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  4. Be’, gia’ il fatto di “non inseguire” quando hai l’istinto di farlo, e’ segno di carattere e forza d’animo.

    Scrivo spesso che in certi momenti non si puo’ fare altro che resistere aggrappati a quella vocina che ci dice che non sara’ cosi’ per sempre; sono sicuro che anche te, non appena interrompi un attimo il flusso concitato di pensieri che spesso attraversa chi e’ in una fase come la tua, puoi sentirla.

    Poi, non appena ti sentirai abbastanza forte per farlo, dovrai uscire dal tuo “rifugio” e tornare alla vita. Perche’ il rimanere o meno ancorati al passati, spesso diviene, in un secondo tempo, frutto di una scelta consapevole, determinata dal senso di colpa (ingiusto) per “eliminare” dai propri pensieri una persona che abbiamo amato e che forse amiamo ancora.

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  5. Caro Wolfghost,

    in proposito ti dico che per mia esperienza personale che un “no” secco e deciso in determinate circostanze non mi avrebbe fatto altro che bene. Ma non sempre nella realtà le cose sono così nette e chiare. Non tutti sanno o vogliono parlare a chiare lettere dei loro sentimenti. A volte poi, essi non sono così chiari e con contorni definiti neanche per noi stessi.Può capitare di dovere perdere una persona prima di rendersi conto quanto sia stata preziosa per noi. Questo per dirti: almeno per me se è no, è no. Non ho mai pensato di dovere essere amata da tutti. E so benissimo che l’incontro fra due persone ha del miracoloso. Già, “che ci vuole a trovare quell’unica persona in mezzo a tante che fa battere il tuo cuore”? E’ capitato anche a me di doverci rinunciare perchè comunque l’altra persone ha deciso anche per me. Non era forse vero amore? Eppure ho accettato di buon grado. A volte però mi sono illusa anche per il comportamento ambiguo di alcune persone…Per la loro incapacità a guardarsi veramente dentro, oppure perchè cercando qualcos’altro hanno incontrato invece qualcosa di autentico. Mi è successo in pochi casi di amare e dunque prima di gettare definitivamente la spugna, cercavo di farmi dire quel “no”, di cui tu parli a chiare lettere, chiaramente sempre con rispetto e discrezione. Ma non non l’ho mai sentito pronunciare…E pensare che mi avrebbe aiutato molto a ricominciare…Lands

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  6. Eh, cara Lands… e’ vero, eppure, alla fine… c’e’ differenza se uno non vuole o non puo’ farlo? Se non esprime il “no” perche’ e’ “omertoso di natura” – per sufficienza e comodita’ – oppure perche’ ha avuto un’infanzia difficile e proprio non ci riesce… fa’ davvero differenza?
    Ci sono “no” che sono molto chiari anche quando non vengono espressi; cosiccome, chi vede l’altro allontarsi – perche’ magari ha creduto di percepire un “no” – e tiene ad esso, certamente non lo lascia andare.

    Questo per dire che, se e’ senz’altro vero che la “conigliaggine” e’ un male dei nostri tempi, cio’ non giustifica che dobbiamo aggregarci ad esso…

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  7. io ho detto molti no, e questo mi ha fatto capire ed accettare di buon grado i no che mi sono stati detti…fortunatamente meno!!
    non è colpa mia se non amo qualcuno, semplicemente il mio cuore non lo riconosce e non batte alla sua vista e per quanto impegno io possa o voglia metterci, mai succederà…
    e perchè meravigliarmi o accanirmi se ciò accade ad un altro essere umano ma nei miei cinfronti??
    non è colpa sua e non ci sono dei motivi tangibili, reali o superabili…
    perchè come spesso ci si innamora di un essere senza che ce ne sia un apparente motivo, così non ci possono essere motivi che ci possano indurre ad amare…
    ACCADE e basta…è la famosa scintilla che innesca reazioni chimiche INCONTROLLABILI!!!
    che bello anche solo parlarne…
    è questo che mi frega…
    cerco di razionalizzare il tutto…ma ne sono irrimediabilmente e perdutamente affascinata…
    un bacio al lupo

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  8. Be’, se non si rimane affascinati da un argomento come l’amore… da cos’altro si puo’ rimanere affascinati? 🙂
    Le tue parole non fanno una grinza, seguono una ferrea logica, difficile da controbattere con altra argomentazione 🙂 Purtroppo, si sa’, sono razionalizzazioni, discorsi, che e’ possibile “percepire” davvero dentro se’ stessi solo a “palla ferma”, ad emozioni placate. Prima, nei momenti in cui l’emotivita’ ed i sentimenti corrono, sono come foglie – bellissime magari – ma in completa balia del vento delle emozioni…

    Ricambio il bacio…

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  9. caro wolf, questo post si collega molto a mio avviso con quello sulle dipendenze affettive.
    il no in amore scatena a volte un istinto a “inseguire” quella persona che ci ha rifiutato…ci fa pensare che noi possiamo modificarlo e trasformarlo in un sì, che in fondo tutto dipende da NOI. C’è questo credere di essere onnipotenti, di poter fare qualsiasi cosa…
    però la relazione è fatta da due persone…
    per me la cosa più difficile da accettare è essere dimenticata, non aver lasciato traccia…

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  10. Si’, Pallyna, sono d’accordo, credo tu abbia colto il punto d’unione tra i due post. Piu’ che il “credere di essere onnipotenti”, e’ il terrore di essere respinti o di non essere nessuno proprio per la persona che piu’ si vorrebbe, a “costringerci” ad inseguirla. E cio’ – e qui ci ricolleghiamo all’altro post – avviene probabilmente a causa della inconscia identificazione tra quella persona e quella che, in un passato probabilmente ormai lontano, ci creo’ per prima quella ferita insanata che cerchiamo ancora adesso di chiudere ottenendo finalmente l’amore proprio da chi non e’ interessato, o non e’ capace, a darcelo… Esattamente come accadde quella lontana prima volta…

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  11. La paura del “no” altro non è che la paura dell’infelicità!

    Ci hanno convinti che a questo mondo non c’è abbastanza felicità per tutti e che essendo un bene “raro” bisogna fare a cazzotti per averne una fetta.

    Non avremmo paura del “no” se invece di credere alla baggianata della felicità come bene “raro”…imparassimo a considerare noi stessi parte di un tutto abbondante che generosamente non aspetta altro che elargire benessere per tutti.

    Non scarseggia la felicità…al contrario è copiosa e alla portata di tutti.

    Ellora perché siamo così infelici? Semplice, perché non riusciamo a crederci.
    E perché non ci riusciamo?
    Perché qualcuno lavora per convincerci che non c’è abbastanza felicità per tutti.
    Perché lo fanno? Per poter derubare anche la nostra porzione di felicità…ingordi come sono.

    Bel blog, davvero!

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  12. Grazie Rosa (o Tiziana? %-)). E benvenuta 🙂
    Scommetto che hai appena letto un libro New Age… Se non l’hai fatto, bé… scrivine uno tu, perché dici proprio cosa trovi scritto in quei libri 😉

    Sono certamente d’accordo che il timore del “no” nasce anche dal fatto di temere che riceverlo sarà la nostra fine, che se non ci accetta proprio quella persona rimarremo soli per sempre e, quindi, che la felicità ci sarà infine preclusa 🙂
    Anche se non credo sia l’unico motivo. Credo anzi che la parte più grande di tale paura, sia inconscia, derivante per lo più dalla paura dell’abbandono che molti di noi si portano dietro fin da bambini.

    Interessante il tuo ultimo paragrafo … preferisco interpretare in questo modo: non è che qualcuno cerchi di soffiarci la nostra parte di felicità, ma piuttosto che cerchi di sviarci, a scopo di lucro e potere, da cio’ che davvero potrebbe renderci felici. A scopo consumistico o di potere, ti viene fatto credere che sarai felice solo se possiede l’auto X, se usi il bagnoschiuma Y, se esci col tale che veste Z o con la tizia che lascia la scia di profumo K.
    E, naturalmente, se hai un bel gruzzolo in banca.
    Lo scopo è chiaro: controllo e guadagno.
    Il fatto che poi, inseguendo cio’ che non ti porterà alla felicità, finirai per essere infelice e frustrato… è fatto secondario 🙂

    Attenzione: io non demonizzo la nostra società, ha tanti difetti ma è meglio di tante altre; piuttosto critico le scelte di alcune persone che ne fanno parte e che cercano di sfruttarla.

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  13. Arghhhh
    Odio la NewAge! 🙂

    Quello che intendevo dire è che molto spesso il messaggio che ci viene lanciato e: “NON possiamo essere tutti felici a questo mondo. Soffrire è normale. Solo a pochi è concessa la felicità…solo pochissimi diventano ricchi al punto da poter essere felici!”

    Ecco…questo messaggio entra nelle orecchie e negli occhi e nelle narici di tutti noi!

    Chi lo manda? Ma coloro che vogliono arricchirsi prendendosi tutto.

    Dai dati statistici (ufficialmente riconosciuti anche dai paesi più ricchi!)…il 90% della polazione mondiale dispone del 10% delle risorse totali del pianeta.

    Questo significa che il 10% degli uomini della Terra consuma il 90% delle ricchezze disponibili.

    Mi pare ovvio che questo 10% di sfruttatori debba convincere tutti gli altri che la felicità NON esiste no?
    Convincerli è essenziale per continuare a depredarli!

    Poi…la felicità non coincide con la ricchezza materiale (dubito che quel 10% sia fatto di uomini davvero felici !)…ma se hai lo stomaco vuoto difficilmente sorridi.

    Per questi motivi, dunque, fin da piccoli ci vendono la grande BUGIA che la felicità non esiste!
    Non esiste a tavola, non esiste a letto, non esiste in amore, non esiste di giorno, non esiste di notte.

    Vabbè…quanto tempo ancora vogliamo continuare a credere a questo 10% di impostori?

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  14. Esatto, con parole differenti ma stiamo dicendo la stessa cosa 🙂
    Non è che quel 10% dice che la felicità non esiste, ma che per averla devi perseguire le cose che dicevo e, così facendo, rendere principalmente ricchi loro 🙂 Ma come dimostrano i suicidi e le depressioni tra i ricchi… i soldi davvero non bastano.
    Diciamo che in questo tipo di società, è difficile essere felici se i soldi non ci sono, ma non è necessario essere ricchi per perseguire la felicità 🙂
    E comunque… forse più che il denaro, fa’ la sete di potere…

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  15. No, Betta, hai ragione: non sono facili. Sicuramente un no, detto da una persona che amiamo o alla quale vogliamo bene, può colpirci profondamente. Certamente non si può cancellare con un colpo di spugna, come se niente fosse, ma ammettere, sapere accettare il semplice fatto che nessuno – nessuno – piace a tutti, nemmeno noi, è il primo passo per re-inquadrare correttamente quel “no” smettendo di percepirlo come come indicatore del nostro valore.
    Ciao e… benvenuta sul mio blog 🙂

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  16. ..inutile dire che in ogni tipo di rapporto di qualsiasi genero esso sia la materia prima debba necessariamente essere la reciprocità!!! già amare è difficile, trovare la persona giusta un’impresa…figuriamoci sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda ed essere “reciproci”!!! sai perchè secondo il mio modesto parere non accettiamo facilmente un “no” in amore??? perchè quando amiamo pazzamente una persona siamo in balia del suo giudizio, di ciò che pensa di noi…spesso nasce una dipendenza nei suoi confronti, per cui ci comportiamo, ci vestiamo, facciamo cose in modo tale per non deluderla, per piacerle ancora di più…temiamo molto il suo pensiero…e un “no”, come descrivi giustamente tu è un non accettarci vivendolo in maniera negativa…un non valere niente e per di più di fronte alla persona che più amiamo…
    ciao e buona serata,
    Alessia

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  17. be..questo è un argomento scottante….; ho letto quasi tutti i commenti; mi sono trovato in una situazione del genere.nel mio caso la situazione era molto delicata per entrambi e non potevo perciò rammaricarmene molto.; ma la cosa che mi preme dire è che in lei trovavo finalmente una maestra…una guida…che andava oltre ogni ricerca mia ..;era talmente semplice quello che provavo per lei che non lo si poteva analizzare, peerchè rifdotto all’essenziale non più scindibile in parti più piccole …ma ormai..un ricordo…

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  18. x l’utente anonimo (Ultrainternet): leggendo il tuo commento ho allargato le braccia, come a dire “così è” 🙂 E infatti così è: l’amore non va a meriti e nemmeno a bisogni, per quanto noi possiamo amare una persone e possa esserci uno “stato costruttivo” tra noi e lei, non è detto che lei ci ami.
    O viceversa, naturalmente.

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  19. x Alessia: non mi ero accorto del tuo commento! Certo, la ragione può solo lenire la sofferenza tramite la logica ferrea dei fatti. Ma come tutti sappiamo, perché il dolore passi, ci vuole comunque del tempo. Possiamo accelerarlo, non eliminarlo con un colpo di bacchetta magica 🙂

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  20. Ciao…per caso ho visitato il tuo blog e ne sono rimasta affascinata. ti leggerò ogni volta che mi sentirò sola e avrò voglia di specchiarmi in ciò che tu scrivi. Ho una domanda per te: Perchè essere consapevole di tutto (o quasi tutto, per fortuna!) non è sufficiente a farmi superare i miei limiti? talvolta mi occupo di me come se fossi un’altra persona (la parte intellettiva che si prende cura di quella emotiva), ma non mi pare sia una soluzione. Forse ciò che non mi è congeniale è semplicemente vivere senza dover necessariamente mentalizzare tutto, come se tutto il mio essere si esaurisse nell’essere mente.

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  21. Ciao 🙂 Grazie per le belle parole e, naturalmente, benvenuta 🙂

    Scrivi poche righe ma sono sufficienti a capire che sei una persona che ha un profondo percorso alle spalle, un percorso nel quale hai tentato di capire, capirti, e prendere per mano te stessa.

    Poniamo che al posto tuo ci sia un’altra persona. Cerchi di aiutarla, credendo di aver individuato i suoi problemi le dai i consigli che ti sembrano più adeguati per risolvere la sua situazione. Eppure, come è capitato a molte persone che cercano onestamente di dare una mano, non sempre vieni seguita. Non è vero? 🙂
    Tu, e molti come te, questa cosa la fai con te stessa: ti poni da osservatore esterno, da guida “al di fuori”… ma “te stessa” non sempre ti ascolta, esattamente come farebbe un’altra persona.

    Il punto è che tu parli a quella persona (che sia interna od esterna a te) da un punto di vista logico, razionale, “che non fa una piega” se vogliamo, ma che non tiene conto di cosa davvero “muove” quella persona.

    Immagino tu abbia letto anche il mio post più recente, quello sull’importanza dell’obiettivo. Ebbene, tutti sappiamo che dovremmo puntare alla salute, al benessere psico-fisico, e conosciamo le strade che in linea di massima dovremmo seguire per arrivarci: una sana alimentazione, attività fisica, igiene “mentale” (ovvero scegliere accuratamente le informazioni con le quali nutriamo il nostro cervello), concentrazione sul lavoro o su cosa fare per ottenerlo e migliorarlo, una buona vita sociale con allargamento delle conoscenze soprattutto in settori che magari già ci interessano a priori, un occhio perfino alla nostra parte spirituale, quella che ogni tanto ci ricorda di prenderci semplicemente un po’ di tempo per la nostra interiorità, e che spesso non ascoltiamo.
    Io credo che queste cose le sappiamo quasi tutti, almeno quelli che si sono fermati anche solo un attimo a porsi certe domande. Ma pochi, davvero pochi, riescono a seguirle completamente. E perché? Eppure è qualcosa che sappiamo ci porterebbe allo stato di benessere che tanto agogniamo!

    Dentro di noi non c’è un essere razionale. C’è un’entità composta da decine e decine di spinte emotive inconsce che spesso hanno davvero poco di razionale. Ci portiamo dietro i retaggi di anni di “storia personale”, di cultura, di frustrazioni, di condizionamenti, ma anche di istinti primordiali, basici, che raramente ascoltiamo.
    Pensa a che casino abbiamo dentro! 😀
    E allora non è così strano che se diciamo “Bene, adesso devi fare questo”, tra A, B, C… Z (le nostre spinte inconsce), ce ne sarà qualcuno che applaudirà, altre che scenderanno in piazza a protestare, altre ancora che faranno orecchie da mercante e tireranno dritte per la loro strada.

    Non è così che funziona.

    Per creare la passione che metterà d’accordo tutte o quasi queste parti, che vincerà l’inerzia mentale creatasi negli anni, ci vuole qualcosa di veramente forte, di “appetitoso”, non una parola, una frase, ma un’immagine, un “video mentale” con suoni, colori, profumi, sensazioni, rappresentante qualcosa che – sì!!! – sarebbe fantastico da raggiungere :))))

    Solo queste cose fanno muovere davvero: la grande paura e il grande desiderio. Ma mentre la paura può farci compiere grandi azioni “puntuali”, azioni che compaiono nei momenti di difficoltà per poi spegnersi, il sogno può farci muovere con continuità.

    Non è questo che succede quando ci innamoriamo, ad esempio? Un desiderio immenso ci spinge verso l’obiettivo e improvvisamente tutte le nostre parti si trovano d’accordo, la pletora di obiettivucci che fungono da “ammazzatempo” si dissolve e improvvisamente ciò che davvero vogliamo ci appare chiaro.
    Ecco, il desiderio ci ha mosso. E allo stesso modo dell’innamoramento, esso può fare lo stesso per altre cose. Ma dobbiamo coinvolgere la nostra parte emotiva, altrimenti sarà come leggere un libro, bello, interessante, ma che quando arrivi in fondo chiudi e riponi in libreria dicendoti “sì, è stata proprio una bella lettura!”.

    Si narra che nell’antichità un grande oratore e un filosofo, contemporanei e concittadini, calcassero le stesse piazze.
    Il primo conosceva l’arte della dialettica, il secondo conosceva l’animo umano.
    Quando il primo finiva i suoi comizi, la gente si incamminava verso casa dicendosi “Bravo! Che belle parole! E’ stato proprio un bel discorso!”.
    Quando finiva il secondo, la gente si guardava e diceva “Bene, diamoci da fare!”.

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  22. Grazie per le tue parole. Intanto ho pianto…non pensavo che fosse così bello che qualcuno ti parlasse così! (È la prima volta che comunico attraverso il web). Mi nutrirò delle tue parole per qualche giorno…ci sentiamo presto.

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  23. Caspita, mi spiace che tu abbia scoperto solo ora come può essere bello ricevere attenzione da altre persone 🙂 Spero e credo che ti riferisca al web, e… non mi stupisce in fondo: molte persone sono diffidenti riguardo a Internet… e fanno bene! 😀 Certamente bisogna stare attenti ma senza arrivare ad un eccesso di timore che ti impedisca uno scambio che può essere davvero utile. Può esserlo per te, lo è stato per me a suo tempo, può esserlo per chiunque 🙂
    A presto allora 🙂

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  24. Che bello questo blog. Io ho ricevuto un no che brucia sotto la pelle. L'avevo lasciato io perché dopo i primi mesi iniziali di entusiasmo (mi aveva cercata lui!) si era raffreddato e mi aveva detto che non si era mai innamorato, che gli spiace ma prova solo un grande vuoto. Io a quel punto era già innamorata di lui, le sue parole una pugnalata. L'ho lasciato pensando che forzare la situazione con qualcuno che dice di non amarti che ha paura di farti male è troppo masochista pure per me. Però il suo pensiero mi tormenta da qual giorno, ogni sera, ogni mattina. L'ho rivisto settimana scorsa, implorato di poter stare con lui, non mi interessava se non mi amava, volevo solo stare accanto a lui. Lui ha detto di no, non gli sembra una buona idea. Il riuto, il no. Un nodo stretto in gola, lo avrei supplicato di darmi una possibilità. Ora sono io quella con il vuoto.Poi ripenso ai no che ho detto io. Almeno in due occasioni sono stati i miei no a ferire due persone che non lo avrebbero meritato. Nessuno merita di soffrire, non per me almeno. Perché questo spreco di amore?

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  25. Be', penso che sia inevitabile cara lettrice Purtroppo fa parte delle regole evolutive, temo. L'attrazione e l'amore sono cio' che serve alla Natura al fine dell'accoppiamento, della procreazione e dell'evoluzione della specie. Naturalmente non e' pensabile che essa abbia previsto un "rapporto esclusivo di innamoramento" tale che se una parsona si innamora di un'altra, allora anche questa si innamora per forza di rimando, ne' che, una volta innamoratasi, nessun'altra persona si innamori di lei. Inevitabile che si creino conflitti per cui a volte (si fa per dire) l'amore non e' corrisposto o piu' persone "inseguino" la stessa "preda". E solo una vince… e' giocoforza La cosa pero' che si puo' fare e' almeno non giocare con i sentimenti del prossimo, magari dandogli false speranze perche' non sia ha il coraggio di non dire la verita e ferirla: alla lunga infatti la ferita sara' ben piu' profonda e dolorosa.Meglio un no secco, che una lunga e penosa serie di bugie o silenzi…In questo in fondo credo che la persona di cui parli sia stato corretto.Grazie per essere intervenuta

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  26. Grazie per la risposta 🙂 per un attimo mi sono sentita meno sola.Lui mi aveva cercata e corteggiata all'inzio, è un bel ragazzo (con una brutta fama), con un carattere un po' chiuso, diciamo che da subito mi ero suonati i campanellini d'allarme che gridavano di non innamorarmi…che mi sarei fatta male putroppo li ho ignorati. Stare con lui era dura, dal momento in cui ha capito che mi ero presa è diventato distante, non mi faceva entrare nel suo mondo. Mi rimprovero di aver magari mollato troppo presto la presa per non soffrire più delle attese e dei suoi silenzi. In fondo una relazione dovrebbe regalare serenità, non ansia e una continua paura che tutto possa finire. Era una storia di pochi mesi, mi dicevo che sarebbe passata in fretta, invece sono ancora qui a torturarmi. Settimana scorsa forse non volevo davvero tornare con lui, forse avrei solo voluto sentirmi dire che gli mancavo anche io.Hai ragione a dire che è inevitabile che si creino conflitti, io però odio ferire le persone, i no che ho detto io mi sono costati nel momento in cui li ho pronunciati. Ora che "sono dall'altra parte" mi sento ancora più in colpa, non voglio che nessuno si debba sentire così.Però sarebbe bello avere un meccanismo che previene di farsi del male prima di dover arrivare al no…

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  27. E' successo anche a me di iniziare una storia… sapendo che non c'era storia Uno se la gioca, oppure decide che comunque preferisce viversela finché funziona – per poi gestirsi il dolore della fine – piuttosto che non vivere. In ogni caso non mi sono mai pentito di nessuna delle storie che ho vissuto, perfino quelle che sono finite "a pesci in faccia" (sostanzialmente una sola). E' stata tutta vita, e non possiamo sapere come sarebbe andata senza quelle storie, uno potrebbe dire "chissà, magari se non avessi perso quel tempo…". Appunto, chissà? Magari non sarebbe successo nulla! Nella vita bisogna rischiare qualcosa per ottenere almeno qualcosa. Lo sai tu, lo sapevano le persone alle quali avevi detto "no" a tua volta. E' la vita. L'importante è, appunto, non fare del male con intenzione, magari solo per divertirsi alle spalle altrui.

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  28. È vero, ero proprio partita con l'idea di giocarmela, di non pensare troppo alle conseguenze. In fondo però lo sapevo dal primo giorno che quella storia aveva scritta una data di scadenza. Solo avrei voluto mantenere questa mente "sportiva" fino alla fine, incassare il no finale con la stessa leggerezza con cui avevo cominciato. Ho pure cercato di convincermi che fosse magari il mio orgoglio ferito a rifiutare quel no, ma l'orgoglio ferito guarisce più in fretta.Però sì, confido che con il dovuto tempo di guarigione riguarderò al tutto come ad un'esperienza di vita che mi ha regalato (tra le altre cose), momenti di felicità che non ritenevo più possibile. Insomma almeno non potrò rifiugiarmi nel rimorso di non averci provato. Qualche rimpianto magari è che avrei potuta giocarmela meglio, qualche errore l'ho fatto anche io in questa storia, però se due persone vogliono stare davvero insieme, gli ostacoli si superano 🙂

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  29. La fine non e' mai come ci se la aspetta, proprio per questo quando arriva bisogna ricordarsi che in fondo siamo stati noi a scegliere di buttarci comunque, ben sapendo che il finale era con ogni probabilita' scritto. Si, e' questione di tempo, credo che anche te, tra un po', riuscirai a vederlo per quello che e' stato: un pezzo di vita che e' comunque valso la pensa di vivere.Sul "giocarsela meglio", non cadere nell'inganno del "senno del poi": tu eri quella in quel momento, e come tale hai agito. Adesso, con l'esperienza e il "senno del poi", appunto, puoi dire "se avessi agito diversamente…", ma tu non eri quella che sei adesso, non ha senso pensare cosi'. E poi… sei cosi' sicura che le cose sarebbero andate davvero meglio, anche sul lungo periodo, o la tua e' solo una "speculazione mentale"? Di solito se una cosa si rompe e' perche' non poteva fare altrimenti, magari puoi solo prolungarne l'agonia, tutto qua

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  30. Be', spero che i mesi passati abbiano contribuito a lenire un po' la sofferenza Purtroppo certi argomenti sono "semplici" da cogliere (quando si e' fuori dalle "emozioni forti") ma a volte complicate da spiegare…Un saluto!

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